Rapporto Aiom 2025: mortalità tumori in calo del 9% in Italia, ma prevenzione e disuguaglianze restano sfide cruciali

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Viaggi della speranza dal Sud 3 volte tanti

Il grado di efficienza dello screening e la mobilità sanitaria che comporta tossicità per i pazienti e le loro famiglia disegnano gli stressi trend: non per un rapporto causa-effetto ma perché la qualità dell’offerta sanitaria ha tanti parametri che vanno di pari passo nelle singole regioni. Esempio emblematico sono i viaggi in caso di tumore al seno: «L’analisi della mobilità sanitaria fra Regioni per sottoporsi a intervento chirurgico per il trattamento del tumore della mammella può fornire elementi importanti per valutare la capacità dei Sistemi sanitari regionali di prendere in carico le pazienti con questa neoplasia nella fase successiva alla diagnosi - conclude Massimo Di Maio -. Fra il 2010 e il 2023, la quota di interventi in mobilità a livello nazionale è rimasta sostanzialmente stabile, con valori intorno all’8%. L’analisi degli indici di fuga per macroaree territoriali mostra come al Sud la mobilità passiva risulti 3 volte più alta rispetto al Centro-Nord. Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Lazio presentano i livelli di fuga più bassi, con valori rispettivamente intorno al 1,5%, 2,5% e 4%. Tutte le Regioni del Sud mostrano indici di fuga superiori rispetto alla media nazionale, con Calabria, Basilicata e Molise che presentano i livelli più alti, arrivando quasi al 50% degli interventi chirurgici eseguiti fuori Regione nel caso della Calabria. Le Regioni del Sud che presentano livelli di fuga elevati sono anche quelle con i più bassi livelli di coperture totali dello screening»

Tumori: per prevenzione carcinoma mammella a SYNLAB Manifattura Firenze nuovo mammografo 3D

Stili di vita in chiaroscuro

L’abitudine tabagica resta più frequente fra gli uomini (28%) rispetto alle donne (20%) ed è fortemente associata allo svantaggio sociale, coinvolgendo molto di più le persone con difficoltà economiche (36%) rispetto a chi dichiara di non averne (21%). «Un altro fattore di rischio è il sovrappeso – spiega Rossana Berardi, Presidente eletta Aiom -. L’eccesso ponderale riguarda il 43% degli adulti in Italia. Dal 2008 le analisi temporali mostrano un aumento dell’eccesso ponderale a livello nazionale, sostenuto da un incremento, contenuto ma statisticamente significativo, dell’obesità nel Nord, a fronte di una riduzione che ha avuto inizio negli anni più recenti nel Meridione. Il gradiente geografico dell’eccesso ponderale resta a sfavore del Sud e in alcune Regioni, come Campania, Puglia e Molise, la metà della popolazione adulta è in sovrappeso. Ai problemi con la bilancia si associa spesso l’assenza di attività fisica. In questo caso, però, si avverte un’inversione di tendenza. Infatti, dopo più di dieci anni di incremento costante e significativo, il trend della sedentarietà ha cambiato direzione dopo il 2020, mostrando una progressiva e continua riduzione di 5 punti percentuali in soli 4 anni, dal 32% del 2020 al 27% nel 2024. Una riduzione dell’obesità migliorerebbe la salute pubblica, riducendo nuove diagnosi e recidive oncologiche e potenziando la risposta alle terapie. Agire su peso e stile di vita è uno strumento concreto di prevenzione e cura del cancro, in linea con l’approccio One Health».

L’analisi

Certo il dato del calo di mortalità è eterogeneo nei vari tipi di tumore ma per alcune forme una quota di miglioramento è da attribuire anche a un calo nell’incidenza - che si traduce in una minore mortalità -: questo vale a esempio per lo stomaco e per il polmone nei maschi grazie alla riduzione del fumo, mentre nelle donne purtroppo è avvenuto il contrario con un peggioramento delle abitudini al fumo e quindi i dati di mortalità sono meno confortanti. Nel polmone c’è anche una componente legata a un miglioramento significativo nelle terapie negli ultimi 5-10 anni: a parità di diagnosi, le persone vivono di più grazie ai farmaci a bersaglio molecolare e all’immunoterapia.

Resta il tema delle scarse forze in campo, che da Aiom tengono a sottolineare rilanciando la necessità di supportare adeguatamente il Servizio sanitario nazionale: a parità di numero di pazienti la complessità dell’assistenza a volte è maggiore perché i pazienti anche con malattia avanzata vivono più a lungo e hanno accesso a più linee terapeutiche rispetto a prima. Questo si traduce in un impegno maggiore del Ssn sia per durata che per risorse per paziente, tra esami strumentali e numero di visite nonché per operatori da coinvolgere nei percorsi assistenziali. Oggi un paziente con tumore del polmone metastatico riceve un trattamento molto più lungo e complesso di anni fa e questa è un’ottima notizia ma significa anche dover garantire in modo equo e tempestivo una serie di servizi che altrimenti sarebbe difficile offrire. Per questo Aiom si sta impegnando anche sulla prevenzione: un parametro fondamentale in questa scommessa è la capacità del sistema di ridurre i casi potenziando la prevenzione primaria (stili di vita) e secondaria che grazie agli screening si traduce (eventualmente) mediamente in una malattia trattabile prima e in maniera definitiva con la guarigione. «Se scommettiamo sulla prevenzione, ovviamente investiamo anche sulla sostenibilità del sistema però detto questo ci sarà sempre chi si ammalerà nel contesto di una popolazione che continua a invecchiare: inevitabilmente i tumori che sono malattie legate anche all’invecchiamento saranno sempre più numerosi quindi per trattare bene chi si ammala dovremo avere anche risorse adeguate per il Servizio sanitario nazionale. I dati sul calo della mortalità confgermati dalla Commissione Ue sono la prova che un Paese con un servizio sanitario universalistico riesce a garantire mediamente un outcome buono, garantendo l’accesso alle cure migliori indipendentemente dal reddito. Questa è la prova della necessità di salvaguardare il Servizio sanitario pubblico e speriamo che si faccia sempre meglio con l’ampliamento della copertura a interventi di efficacia dimostrata nella riduzione della mortalità come l’inserimento dello screening del polmone per i soggetti a rischio nei Livelli essenziali di assistenza. Idem - conclude - per la sorveglianza ereditaria di pazienti con un tumore ereditario che nel nostro Paese sono stimati in circa 1,2 milioni».

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