Impossibile resistere alla chiamata della Nazionale: l'ex tecnico giallorosso sarà ct azzurro, ma resterà consigliere personale dei Friedkin
Con Claudio Ranieri si può davvero parlare di tutto. Sempre e senza filtri, perché - in un mondo spesso banale - lui ha scelto di raccontarsi e farsi raccontare senza filtri. Con il suo entusiasmo, la sua classica risata, gli occhi a stringersi fino a diventare asole. Fece così anche tre anni fa, sul palco del Festival di Trento, ripercorrendo le tappe di una carriera meravigliosa - per risultati e stile - che però non si era affatto completata. Parlò del Cagliari ("la mamma"), della Roma ("la moglie"), forse immaginando che sarebbe ritornato lì, dove aveva cominciato. Fatto sta - e per una favola così bisogna avere una bella fantasia - che due mesi dopo lo richiamarono in Sardegna, per scrivere altri capitoli. Di un libro, la sua vita da Grande Allenatore, ancora piena di sorprese. Perché - è incredibile a ripensarci ora - dopo il Cagliari è arrivata anche la chiamata giallorossa. Non poteva immaginare, Claudio Ranieri, che - chiusa definitivamente la sua storia con i club - si sarebbe anche riaperta la porta della Nazionale. Non poteva immaginarlo fino a ieri pomeriggio, quando il telefono ha squillato tra un set e l'altro tra Alcaraz e Sinner, con un carico speciale di emozione. Perché da qual momento ha continuato a dirselo, in famiglia, con quel coinvolgimento che solo gli innamorati della propria professione - e dell'azzurro - possono provare. Non è facile, sicuro. Ma come faccio a dire no? Lo direi a me stesso. A me tifoso della Roma e tifoso della Nazionale. Posso mai tirarmi indietro?
ranieri, doppio ruolo con roma e nazionale?
—
Già, perché i Friedkin hanno dato il benestare al doppio ruolo: commissario tecnico e consigliere personale del presidente. Un'ipotesi che potrebbe andare bene anche alla Federazione. D'altronde la storia del pallone è piena di esempi e precedenti molto più ingombranti. Sir Alex Ferguson fu allenatore del Manchester United e contemporaneamente selezionatore della Scozia. Michels fece lo stesso con Barcellona e Olanda. Dividendosi tra due panchine. In questo caso, nel caso di Ranieri, la cosa sarebbe molto meno artificiosa. Consigliere di Dan Friedkin e allenatore della Nazionale. "Dai Claudio, vediamo se qualcuno riuscirebbe a dubitare della buona fede nel caso convocassi un giocatore della Roma...". Anche su questo si è scherzato, ieri sera, tra una portata e l'altra. Scherzato, già, perché su certi argomenti - vero Claudio? - ci si può solo fare una risata. E allora? Allora qual è e quale potrebbe essere il problema? Solo un filo di imbarazzo a dirlo a quelli, Gian Piero Gasperini in testa, con cui ha condiviso questi giorni. Però se ci pensi e ci ripensi, alla fine resta soltanto una domanda: ma come si fa a dire di no all'Italia?
Già, è una missione quasi impossibile resistere alla chiamata della nostra Nazionale. Perché se il Cagliari è la mamma e la Roma è la moglie, l'Italia - è vero, Claudio - siamo noi. Ecco perché la notte dev'essere stata ancora piena di pensieri, di riflessioni, ma è durissimo solo immaginarlo: come si fa a dire di no a noi stessi? Ad un compito - e questo lo può facilmente riconoscere chiunque conosca la sua storia - che sembra fatto apposta per il suo profilo. Perché Ranieri ha un'esperienza internazionale favolosa. È l'uomo della più straordinaria impresa con un club, perché non si vince in Premier con il Leicester se non hai idee, qualità, se non sai creare un gruppo e diventarne il leader. E perché, se ci pensate, lui è il primo che non fa nessuna differenza tra l'allenatore e il selezionatore. Che è un po' il confine tra due modi di pensare calcio. Perché Ranieri ha allenato tutti i giorni le sue squadre senza mai credere di potersi sostituire ai giocatori e senza ignorare, di conseguenza, la condizione del momento. È successo anche quest'anno, nella favolosa rincorsa giallorossa: tutti sono comparsi e ricomparsi a seconda della loro "ispirazione". Ed è da qui che si riparte. Perché non si può dire no all'azzurro. E poi - Claudio, non scherzare - c'è un Mondiale da salvare. In famiglia capiranno.