Il francese, nove volte campione del mondiale rally Wrc, parte forte al Rally del Marocco, ultimo atto stagionale del Fia W2RC. "Mi sento bene sulla macchina, spero che il prossimo possa essere l'anno giusto. Abbiamo lavorato molto sull'affidabilità, questa è una tappa fondamentale per arrivare a gennaio preparati"
Maria Guidotti
13 ottobre - 20:17 - ERFOUD
Sébastien Loeb ha un conto in sospeso con la Dakar. Dopo essere arrivato cinque volte sul podio (tre volte secondo, due volte terzo), adesso manca solo la vittoria per il nove volte campione del mondo. Al secondo anno con Dacia, il francese ha un solo obiettivo: vincere la Dakar. Il Rally del Marocco, scattato domenica 12 con il prologo a Fez e l'arrivo venerdì 15 a Erfoud nel sud del Paese, è cruciale per fare chilometri in vista della regina dei rally. In testa alla generale dopo aver vinto la prima speciale che ha portato i concorrenti da Fez nel deserto del sud del Marocco ad Erfoud (300 km di speciale per un totale di 780 km), Loeb è fiducioso che questa potrebbe essere davvero la volta buona.
Dopo un altro anno di esperienza con Dacia, pensa che questo possa essere l'anno giusto?
"Spero di sì. È l'obiettivo. Speriamo davvero di poter lottare nelle posizioni di testa, sicuramente lottare per la vittoria. È quello che vogliamo. Sono fiducioso, abbiamo più esperienza con la macchina rispetto all'anno scorso. Ci sono stati miglioramenti sull'affidabilità e piccoli aggiustamenti anche nel set up. In generale mi sento bene nella macchina. Tutto sembra funzionare correttamente".
Il Rally del Marocco è iniziato con il piede giusto.
"Una prima tappa Dakar Style di quasi 800 km per niente scontata. La macchina funziona bene e ci siamo divertiti".
Che tipo di lavoro è stato fatto per rendere l’auto più solida?
"Abbiamo lavorato sull’affidabilità. Il punto cruciale non è tanto la solidità meccanica quanto il sistema elettrico che è molto complicato su questa macchina. L’anno scorso abbiamo avuto problemi con le ventole ed altri componenti. Adesso il sistema è stato cambiato. Siamo fiduciosi su questo fronte. Per quanto riguarda invece la parte meccanica vera e propria, direi che va abbastanza bene, anche se non è ancora il nostro punto più forte".
Cosa è mancato finora per vincere la Dakar?
"Ogni anno c'è stato un giorno che è andato storto. Sono stati diversi i motivi: errori di navigazione, problemi di affidabilità qualche volta in passato con la Peugeot, rotture... A volte anche errori miei, incidenti. Dalla nostra invece abbiamo la velocità. L'obiettivo è fare una gara costante, senza grossi problemi".
Si dice che serva esperienza, ma quanto conta la fortuna?
"Conta, perché sono 15 giorni in terreni molto difficili, tappe complicate. Non puoi permetterti un grande errore e questo non è facile. Fare due settimane perfette è davvero complicato".
Ha cambiato copilota, è motivo di nuova motivazione?
"Sì, direi che c'era bisogno di cambiare qualcosa. Anche Nasser voleva cambiare, e anche il team spingeva in quella direzione. Così abbiamo deciso insieme che forse valeva la pena provare qualcosa di diverso. È un cambiamento che abbiamo condiviso tutti. Al momento non ho molta esperienza con Edouard Boulanger, abbiamo fatto solo il Portogallo, ed è andata bene. Il Rally del Marocco diventa fondamentale".
Qual è il suo obiettivo per il Rally del Marocco?
"Assicurarsi il secondo posto nel campionato come team. Edouard (Boulanger, ndr) sta anche lottando per il titolo tra i copiloti, Nasser per il titolo piloti. Quindi l'obiettivo è generale per la squadra. Ma la cosa più importante è fare un buon rally, tutto il resto viene di conseguenza – sarà positivo per il morale, per la fiducia in vista della Dakar. Il Rally del Marocco è utile anche a livello di terreno, molto simile a quello che troveremo in Arabia Saudita".
Chi vede come principale rivale?
"Me stesso [ride]. Oggi è difficile dire chi sia il principale rivale. In passato avrei detto Nasser (Al Attiyah) – e lo è ancora in parte. Ma ora ci sono diversi piloti molto veloci come Lategan o Moraes. Non solo, Carlos [Sainz] che è sempre lì. Quindi direi che ci sono almeno 7-8 piloti in grado di lottare per la vittoria".
Tanti piloti vorrebbero la sua velocità. C’è una qualità che vorrebbe prendere ad altri piloti?
"Vorrei carpire il segreto di Peterhansel. Come ha fatto a vincere così tanti anni consecutivi? C’è una componente di fortuna, ma Peter è riuscito a mettere tutto insieme anno dopo anno. C'è un metodo e forse è anche questione di sapere come attrarre la fortuna".
Quale la qualità che possiede Mr Dakar che non pensa di avere?
"Credo che lui sia più capace di andare piano quando serve, di capire e leggere il deserto, di sentire le situazioni. Fa parte dell’esperienza".
Rispetto ad altri tipi di gare, cosa rende speciale la Dakar?
"Quando sei un pilota professionista è diverso rispetto a un amatore. Noi riusciamo a guidare nella nostra zona di comfort quasi sempre. Ma a volte ci sono situazioni impreviste. Anche se non spingi oltre il limite, può diventare molto difficile. Devi essere concentrato su quello che vedi e sulle indicazioni del navigatore".
La Dakar le ha dato soddisfazioni ma anche grandi delusioni. Cosa la tiene ancora motivato?
"È una sfida personale. Mi piace ancora la competizione, so di poter essere competitivo. È un bel challenge cercare di vincerla. Ho già fatto tante cose nella mia carriera, e questa non è facile. Proprio per questo sono ancora più motivato”.
Ultima domanda: Fernando Alonso potrebbe tornare a correre la Dakar nel 2027. Chi vorrebbe vedere della griglia della Formula 1?
"È una bella sfida, ma in generale i piloti di F1 hanno le capacità per andare veloci e capire come funziona, per cui possono sicuramente fare bene. Lottare per la vittoria è un’altra cosa, occorre capire la logica di questa corsa, entrare nel sistema, ma è possibile".