Alcuni erano dei predestinati, su altri nessuno avrebbe scommesso nulla. Il ct azzurro ha scelto di affrontare questi test match in modo particolare: Lamaro, Cannone, Nicotera e Brex si alterneranno nel ruolo
Francesco Palma
2 novembre 2025 (modifica alle 13:12) - MILANO
Per i test match contro Australia, Sudafrica e Cile Gonzalo Quesada proporrà una novità assoluta per il rugby italiano. Il c.t. azzurro ha scelto ben 4 capitani, affiancando altri 3 nomi al confermato Michele Lamaro, che rimane il leader principale dell’Italrugby: Niccolò Cannone, Giacomo Nicotera e Juan Ignacio Brex. Tutti ragazzi che sono già stati capitani in alcune occasioni, tutti con una storia diversa, accomunati dalla maglia azzurra e dalla voglia di guidare il gruppo ad altre imprese. Alcuni erano dei predestinati, su altri invece nessuno avrebbe scommesso, ma sono arrivati a questi livelli sfruttando ogni singola occasione: “Per ogni partita sceglieremo un capitano e due vicecapitani in base alla formazione che andrà in campo. Michele è nostro capitano principale, ma credo sia importante non caricare tutta la responsabilità sulle spalle di un solo giocatore. Negli ultimi anni è stato capitano sia della Nazionale che del Benetton, ha dovuto fare un grande lavoro di gestione delle dinamiche interne anche con il club e questo gli ha portato via tanta energia. E poi ho sempre voluto avere un ‘consiglio di leader’ che guidasse il gruppo” ha spiegato Quesada. Ecco chi sono i 4 capitani.
michele lamaro
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Di lui si è sempre detto fosse un leader naturale. Il suo primo allenatore alla Primavera Rugby, Marco Sepe, disse di lui: “A 6 anni praticamente era già un capitano. Quando andavamo in trasferta tutti i bambini avevano il pigiama, lui era sotto le coperte con maglietta, pantaloncini e calzettoni per il giorno dopo. Gli chiedo: ‘Non ti metti il pigiama?’. E lui mi dice: ‘No, preferisco così, domani mattina devo solo lavarmi e fare colazione e sono pronto’. Praticamente un soldato. E a 7-8 faceva già i discorsi alla squadra”. Non è un caso che a soli 23 anni l’allora c.t. Kieran Crowley lo nominò capitano unico dell’Italia, nel 2021, alla vigilia di una partita con gli All Blacks. E non è nemmeno un caso che nel 2023 Steve Hansen – l’allenatore che con gli All Blacks ha vinto due Mondiali nel 2011 e 2015 – alla guida del Team World XV lo nominò a sua volta capitano per la partita contro i Barbarians. Per 4 anni si è caricato sulle spalle il peso di guidare una squadra che vive ogni singola partita come un esame e che alterna grandi soddisfazioni a sbandate clamorose: lui ci ha sempre messo la faccia, anche dopo le sconfitte più terribili, e la stessa cosa ha fatto al Benetton. Anche per questo Gonzalo Quesada ha deciso di alleggerirlo di qualche responsabilità: resterà tra i leader del gruppo, perché non se ne può fare a meno, ma non sarà più da solo, anche perché ha bisogno di concentrarsi sul campo. Quando sta bene in difesa è un muro: per 2 anni è stato il miglior placcatore del Sei Nazioni: 86 placcaggi nel 2022, addirittura 103 nel 2024, record assoluto nel torneo. Con meno responsabilità potrà tornare a fare questi numeri dopo un 2025 deludente.
niccolò cannone
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Nove anni alla Lastrignana da portiere di calcio, come da tradizione di famiglia: il nonno, lo zio, il padre, tutti estremi difensori. Sembrava anche il suo destino, poi Niccolò Cannone ha deciso di usare le mani in maniera diversa: per prendere una palla ovale in mano e farsi strada di forza. Uno dei suoi allenatori al Florentia Rugby, Paolo Ghelardi, disse: “L’ho fatto esordire in Serie B a 17 anni. Era già il più grande e grosso di tutti ma è un ragazzo di un’umiltà incredibile. E ha una grande capacità di fare uno scalino in più partita dopo partita”. A 19 anni Cannone si trasferisce a Padova, al Petrarca, dove vince uno scudetto e fa capire subito di essere un predestinato. A 20 anni esordisce nell’allora Pro14 (una lega con squadre italiane, scozzesi, gallesi, irlandesi e sudafricane) col Benetton Treviso e a 21 arriva in Nazionale: da lì non lascerà più la maglia azzurra. È stato capitano nei due durissimi test estivi contro il Sudafrica, e nel primo nonostante la sconfitta è stato tra i migliori in campo. Prima di ogni partita durante l’inno piange a dirotto, poi diventa un guerriero. Del resto, venendo da Firenze, è anche appassionato di calcio fiorentino, quindi di guerrieri se ne intende. E nel 2023 è stato pure nominato “Magnifico Messere”, onore che spetta solo a personalità importanti del capoluogo toscano. Con lui in azzurro c’è anche il fratello Lorenzo, di 3 anni più piccolo, anche lui un predestinato arrivato prestissimo in Nazionale.
giacomo nicotera
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In campo è una furia, fuori è il ragazzo della porta accanto: gioca a scacchi, ama la vela, il tiro con l’arco e il bricolage. Quello di Nicotera è un percorso completamente diverso dagli altri: non ha mai indossato la maglia azzurra nelle nazionali giovanili, è arrivato in Nazionale a 26 anni facendo il suo percorso, con i suoi tempi. Ovunque sia arrivato si è imposto col tempo: magari all’inizio non era titolare, poi lo diventava perché ha una capacità di apprendimento fuori dal comune. Nicotera è una spugna, capisce tutto prima degli altri e lo applica: arrivato al Benetton all’inizio vedeva poco il campo, e ha esordito in Nazionale nel 2022 dopo una serie di infortuni dei compagni quando a Treviso non era ancora titolare, però quella maglia non l’ha più lasciata, fino a diventare uno dei leader del gruppo (sia in Nazionale sia al Benetton) e un giocatore conteso da tutta Europa: se lo è preso lo Stade Francais di Parigi, non una squadra qualunque. Avrebbe dovuto essere il capitano in tutto il tour estivo dell’Italia, ma dopo la partita con la Namibia si è infortunato e ha perso l’occasione di guidare gli Azzurri contro il Sudafrica campione del mondo.
juan ignacio brex
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Nato a Buenos Aires ma con l’Italia nel cuore: i nonni paterni emigrarono in Argentina da Centuripe, provincia di Enna, e Nacho (come lo chiamano tutti) è tornato nel Paese d’origine dei suoi antenati per giocare a rugby, sport che ha iniziato a praticare soli 4 anni a San Cirano di Villa Celina, nella provincia della capitale argentina. Nel 2015, a 23 anni, arriva a Viadana (provincia di Mantova) grazie all’argentino Ulises Gamboa, ai tempi assistente allenatore dei gialloneri, oggi direttore sportivo. È la chiamata che gli cambia la vita. Brex gioca diversi anni nel campionato italiano, è un buon giocatore ma non ancora l’eccezionale regista difensivo che è oggi, ma cresce stagione dopo stagione e grazie all’esordio nella Nazionale di Rugby Seven (quello olimpico) viene “bloccato” dall’Italia dopo aver giocato nelle giovanili argentine: “Mi sono sempre sentito italiano, ora finalmente ho anche la cittadinanza”. Nel 2017 sale di categoria e arriva al Benetton, e nel 2021 esordisce in Nazionale: nel giro di poco tempo diventerà un giocatore imprescindibile, tanto che dal 2021 al tour estivo 2025 (dove verrà tenuto a riposo) salterà soltanto due partite. Non è un caso che Sergio Parisse e Andrea Masi lo abbiano voluto fortemente a Tolone, dove con Paolo Garbisi è tornato a formare la stessa coppia di playmaker in azzurro. Gioca praticamente sempre 80 minuti, e per questo è stato un ottimo vice di Lamaro durante l’ultimo Sei Nazioni, sostituendolo quando il capitano usciva e giocando l’ultima sfida con l’Irlanda da titolare e capitano. Con Tommaso Menoncello forma una coppia di centri talmente affiatata che all’estero hanno cominciato a chiamarli “Brexoncello”, come le coppie delle serie tv.










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