Successe il 2 gennaio 2021, durante la riunione del mattino con la direzione del giornale: "Ma siete proprio bravi, avete fatto un bel lavoro"
"Pronto, sono io, sono Francesco". Sono le 11 e qualche minuto del 2 gennaio 2021. Riunione del mattino alla Gazzetta dello Sport, il momento in cui comincia a nascere il giornale dell'indomani. Decine di copie del giornale di oggi sono sparpagliate sul tavolo della sala riunioni, come fuochi d'artificio in un cielo che resterà raro, se non unico. In prima pagina, anzi su tutta la prima pagina, c'è la foto del Papa, e le sue parole: è il frutto di un'intervista esclusiva a Bergoglio. Intorno al tavolone principale sono seduti il direttore della Gazzetta dello Sport, Stefano Barigelli, il vicedirettore Pier Bergonzi - autore materiale dell'intervista - il caporedattore centrale Gianluca Gasparini, il responsabile della redazione calcio, Vito Schembari, e io, che in quel momento mi occupo di motorsport.
sembra che il papa...
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Bergonzi sedendosi l'ha buttata lì, "pare potrebbe chiamare...". Ha ricevuto un segnale da don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova, ma soprattutto amico personale del Papa con cui ha scritto numerosi libri e con cui condivide l'amore per lo sport. È don Pozza, maratoneta e sportivo a tutto tondo, che ha tessuto i rapporti perché si concretizzasse l'intervista di Barigelli e Bergonzi poi uscita sul giornale del 2 gennaio. "Potrebbe chiamare" resta sospeso nell'aria mentre si discute il quotidiano del giorno con l'intervista, gli aneddoti di Bergonzi e Barigelli che hanno raccolto le riflessioni del Papa, la soddisfazione per una intervista esclusiva che capita - se si è bravi ma anche fortunati - una volta nella vita. Si stanno valutando gli argomenti del campionato, quando squilla il cellulare del vicedirettore. Chiamata senza numero. Bergonzi risponde e con una specie di sesto senso mette in vivavoce: "Pronto?". "Pronto, sono io, sono Francesco". "Santità...". Ammutoliamo. Bergoglio: "Sono io, ho chiamato per ringraziare, avete fatto una cosa grande, stamattina vedendo il giornale mi sono detto 'oh sono bravi questi ragazzi'. Vi volevo ringraziare perché voi raccontate la gioia dello sport, l'emozione, raccontate cose belle e dovete continuare così. Quindi forza, andate avanti, e vi dico grazie".
la risposta del direttore
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Bergonzi ha messo il telefonino al centro del tavolone, il direttore sorride commosso, io ho le lacrime agli occhi, Schembari è il più pronto di tutti (devi essere pronto a tutto in un certo senso, per gestire il calcio in un grande giornale come la Gazzetta). Ha preso il suo telefono per registrare, ma l'emozione ha tradito anche lui, si impappina e si perde l'avvio della telefonata. Ma la registrazione parte in un modo o nell'altro. Nel frattempo dopo aver ringraziato a lungo con una semplicità profonda e disarmante, è il direttore Barigelli che raccoglie le parole del Papa: "Santità, veramente siamo noi che dobbiamo ringraziare lei, per le parole e i messaggi che ha dato attraverso il nostro giornale. Grazie a lei, Santità". In tutto due o tre minuti. Quando è finita, il direttore ha il sorriso delle giornate buone, mi guarda e dice, "Fanì, hai visto che succede in Gazzetta?". Schembari ha la registrazione a suo modo storica, Bergonzi sorride e non parla, lui sempre pieno di parole e aneddoti. Non c'è bisogno di parole.