Si correrà dal 3 al 17 gennaio. Rivoluzionata la formula con specifiche che abbatterebbero i costi per attirare un numero maggiore di costruttori. Peterhansel al volante del Land Rover Defender
Maria Guidotti
8 giugno - 09:05 - MILANO
La Dakar è più vicina. Con la presentazione dell’edizione 2026 nella tenuta spagnola di Los Comes a 70 km da Barcellona, la carovana della Dakar si rimette in moto, mentre si aprono le iscrizioni per i concorrenti che il prossimo gennaio saranno al via della corsa più massacrante al mondo. Dopo sei anni di grandi novità come l’introduzione del road book elettronico, la Dakar Classic, la Mission 1000, laboratorio per vetture green o la formula avventurosa della 48 Ore Crono, il prossimo anno vedremo una corsa che vuole ottimizzare tutte quello che di buono è stato fatto fino ad oggi. Parola di David Castera, il direttore della gara più massacrante al mondo, che segue in prima persona ricognizioni e road book. La Dakar della Maturità - L’ha definita così Castera. “Gli ingredienti non cambiano”, confessa “anche per noi la corsa rimane una grande odissea, dove nonostante si punti a pianificare tutto al massimo, gli imprevisti sono dietro l’angolo. Avventura, viaggio nell’ignoto e soprattutto una corsa dura per i concorrenti. Per le assistenze invece, abbiamo voluto ottimizzare l’itinerario con diverse tappe ad anello”.
dakar 2026, il percorso
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Giunta al settimo anno in Arabia Saudita, La Dakar 2026, in programma dal 3 al 17 gennaio, condurrà piloti ed equipaggi sulle rive del Mar Rosso per un percorso ad anello con partenza e arrivo a Yanbu di circa 8.000 chilometri, di cui 5.000 cronometrati. A metà rally, i concorrenti godranno di una giornata di riposo nella capitale Riad. Una volta lasciato il Mar Rosso, saranno sei i bivacchi allestiti nel cuore del deserto e uno a Riad. Il 2026 dice addio alla 48Ore Crono per una formula che sarà a metà tra quest’ultima e la tradizionale tappa maraton. Saranno due le nuove tappe “marathon-rifugio”, in cui sarà consentita solo l’assistenza tra concorrenti e un supporto minimo da parte degli organizzatori che consegneranno ai piloti una tenda, un materassino e una razione di cibo. La nuova formula è denominata “rifugio” perché sono stati scelti due luoghi molto remoti. Salgono invece a quattro le tappe con percorsi separati tra due e quattro ruote per rendere la sfida ancora più esigente per i navigatori di auto che saranno chiamati a navigare senza beneficiare delle tracce dei motociclisti. “I percorsi separati tra auto e moto complica tantissimo il lavoro di stesura dei road book, ma lo troviamo importante per la sicurezza, oltre a rendere la gara delle auto più interessante”, racconta Castera. E mentre le moto ricevono un bonus per il tempo impiegato nell’aprire pista, nelle auto si sta pensando ad una soluzione che premia i vincitori di tappa, sul modello del prologo dove il più veloce ha la possibilità di scegliere l’ordine di partenza del giorno successivo. Guardando il percorso, si nota l’assenza dell’Empty Quarter, la distesa di sabbia che incarna il dna della corsa. “Includere l’Empty Quarter significa dedicare ben 4 giorni tra avvicinamento – tappa – ritorno, tanto è remoto”, spiega Castera, “per questo abbiamo preferito privilegiare altre zone si sabbia con tappe altrettante impegnative e lunghe per una media di 450 km di speciale ogni giorno”. Saranno infatti due le tappe cento per cento sabbia oltre a speciali miste. “La corsa continuerà ad essere super selettiva, solo che quest’anno si entrerà più dolcemente, almeno per la prima giornata, in modo di dare a tutti la possibilità di entrare nel ritmo di gara”. Per escludere qualsiasi errore di road book, Castera ha raddoppiato le ricognizioni così come il processo di verifica delle noto. “Tra i vari passaggi, anche io leggo il road book nella sua interezza e quest’anno faremo due ricognizioni totali del percorso, una a novembre e una la settimana prima della gara”, ha assicurato il direttore, a conferma della grande macchina organizzativa dietro la corsa.
torna peterhansel
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Tra i graditi ritorni quelli di Mr Dakar. Stephane Peterhansel sarà al volante di uno dei tre Defender che debutteranno nella classe Stock. Il debutto di Land Rover ha spinto anche Toyota a costruire una nuova macchina. “L’arrivo del Defender porta nuova linfa alla categoria. Ciascuna Casa omologherà 10 esemplari che si immetteranno così nel mercato. Sono vetture con un costo che si aggira intorno a 350mila euro e questo permetterà a giovani come a gentleman driver di gustare a pieno la Dakar”. Non solo, Ford e Nissan stanno studiando la categoria e presto potremmo vederle al via. La sesta edizione della Dakar Classic, gara di regolarità che ha riunito lo scorso gennaio circa un centinaio di veicoli storici e tanti equipaggi italiani, proporrà un percorso di 7.000 chilometri, di cui 4.500 cronometrati — un nuovo record.