Premio Strega 2025, tutto sui cinque libri finalisti

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Ci siamo. Questa sera, giovedì 3 luglio, al Ninfeo di Villa Giulia a Roma verrà assegnato il premio Strega, ambito riconoscimento letterario, giunto alla LXXIX edizione. Quest'anno sono stati 82 in totale i titoli proposti, diventati 12 quelli candidati, la cosidetta 'dozzina' annunciata il 15 aprile scorso nella sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano a Roma, e cinque i romanzi finalisti 'in gara' per la vittoria questa sera. Ecco quali sono.

'L'Anniversario' di Andrea Bajani

Rompere in modo definitivo con i propri genitori. Cominciare un'altra vita lasciandosi alle spalle un passato - e forse un destino - di sofferenza, silenzi e incomprensioni. Aprire una pagina nuova della propria vita, lasciando per sempre la casa dei genitori dominata dalla violenza paterna. E' quello che racconta Andrea Bajani nel romanzo 'L'anniversario' (Feltrinelli) in corsa per la vittoria finale al premio Strega. Lo scrittore - che ha già partecipato al più ambito alloro letterario del nostro Paese nel 2021 con 'Il Libro delle case' arrivando in cinquina - guida ora i 'magnifici' cinque romanzi che si sfideranno nella notte romana del Ninfeo di villa Giulia del 3 luglio. Forte dei suoi 280 voti il libro di Bajani ha già ottenuto un premio: ha vinto il premio Strega Giovani e ora è in rampa di lancio per la 'consacrazione' definitiva. Nel suo libro "con la forza brutale del romanzo" affronta un tabù: la rottura senza appello dei rapporti familiari. A dieci anni dal distacco, viene celebrato l'anniversario di quel lacerante addio. Un atto che non è un'accusa ma un racconto presentato con una voce "scandalosamente calma", come scrive Emmanuel Carrère. Dalla memoria di quegli anni buoi e faticosi riemerge il ritratto di una madre, una donna che ha rinunciato a sé stessa pur di essere accettata dal marito che esercita su tutta la famiglia il suo potere sottile e pervasivo. "È una storia eccezionale, quella di Bajani - si legge nelle motivazioni con cui Emanuele Trevi ha proposto il libro al premio Strega - che infrange un vero e proprio tabù: nelle prime pagine del libro incontriamo il protagonista che ci racconta dell’ultima volta che ha visto i suoi genitori, prima di voltare le spalle per sempre alla sua famiglia, disgregata dalla violenza del padre-padrone e dalla muta, disperata sottomissione della madre. Per delineare un’immagine credibile di questo inferno domestico e della fuga senza ritorno del protagonista, il narratore ricorre alle risorse del romanzo per mettere ordine nei dati dell’esperienza, spiccando quel salto mortale capace di condurlo dall’informità del 'reale' alla consistenza e alla leggibilità del 'vero'. Ed è solo così che una vicenda singola si trasforma in uno specchio in cui tutti i lettori possono intravedere qualcosa che non conoscevano direttamente, eppure li riguarda. L’anniversario è un romanzo avvincente e originalissimo, che colpisce chi legge come un pugno nella testa e nella pancia", conclude Trevi.

'Quello che so di te' di Nadia Terranova

Un libro che non vuole essere una cronaca familiare, ma un modo per fare i conti, tra mille perplessità e tentennamenti, con la 'Mitologia Familiare', un universo analizzato, interrogato, misurato passo passo. E' 'Quello che so di te', (Guanda) il romanzo con cui Nadia Terranova è entrata nella cinquina del premio Strega classificandosi sul secondo gradino del podio, con un bottino di 226 voti. Non è la prima volta che la scrittrice siciliana concorre al nostre più importante riconoscimento letterario: già nel 2019, infatti, arrivò in cinquina con 'Addio fantasmi', romanzo presentato dal giornalista Pierluigi Battista. "La famiglia - scrive Salvatore Silvano Nigro nelle motivazioni con cui ha presentato il libro - è la storia che ti racconti, il modo in cui te la racconti, mentre ognuno vive il suo pezzo di vita, la sua parte nel gruppo, a tratti indifferente alla versione degli altri. Scrivere è interrompere il non detto, o crearne uno nuovo". Il filo conduttore della vicenda raccontata da Terranova - il cui libro è stato proposto da Salvatore Silvano Nigro - è un caso di follia in famiglia che si trasforma in un viaggio nel tempo e nei corpi di una bisnonna e della narratrice: due diverse esperienze della maternità, tra dolori, incanti e alchimie fisiologiche. Un viaggio su come si è donne e padri, tra sgomento e paure. La follia, nel romanzo di Terranova, che continua a muoversi sul terreno dell'introspezione personale, ha un nome: è quello di Venera, una bisnonna che ha sempre occupato i suoi sogni. Qual è stato l’evento che l’ha portata a varcare la soglia del Mandalari, il manicomio di Messina, in un giorno di marzo? Un quesito che si trascina di generazione in generazione. Per svelarlo bisogna quindi interrogare la 'Mitologia Familiare'. Un viaggi che la Terranova compie alla scoperta delle propri origini familiari recuperando gli elementi principali della propria storia più profonda e nascosta.

'Perduto è questo mare' di Elisabetta Rasy

Una città 'abbandonata dalla storia', un padre lasciato all'ombra di una casa elegante e fatiscente. Un maestro della letteratura, e amico, che fa riemergere dalla memoria l'immagine di quel padre smarrito. Elisabetta Rasy in 'Perduto è questo mare' (Rizzoli) - libro proposto da Giorgio Ficara, arrivato al terzo posto della cinquina del premio Strega con 205 voti - mette a confronto due uomini, un padre e Raffaele La Capria, che hanno avuto due destini diversi: il primo, realizzato nei suoi libri, l’altro chiuso nella sua solitudine. Entrambi, però, attratti e respinti da Napoli, la città d'incanto e desolazione, in cui sono cresciuti. "La definizione stessa di 'romanzo' - scrive Giorgio Ficara nelle motivazione con cui ha sostenuto la candidatura del romanzo- in effetti, appare insufficiente per descrivere un libro straordinariamente composito in cui l’arte del ritratto, l’affresco memoriale e la riflessione (sottilissima) su un’epoca difficile, si legano in un dettato originale. Due personaggi, un padre sognatore, allegro, sventato, inconcludente, evanescente, e a suo modo funesto, e un amico famoso e intelligentissimo, Raffaele La Capria, tengono la scena. Se il padre – aviatore sotto il fascismo, poi avvilito fainéant nella Napoli del dopoguerra – rappresenta una specie di fatale sottrazione nella vita della figlia, l’amico scrittore, uno dei sommi del nostro tempo, è il 'di più' di spirito, stile e ispirazione cui ogni vita ambirebbe. La forma stessa del libro si piega con grande naturalezza ora alla vicenda del padre, progressivamente tortuosa, ora al magnifico ritratto, per quadri pressoché slegati e fermi, di La Capria: un uomo affascinato dalla 'riposante superficie della vita' come dai suoi abissi; uno scrittore-filosofo che osserva il dolore nelle cose stesse; un camminatore, come Palomar, tormentato dalla nostalgia del 'paesaggio perduto". Il libro di Rasy è un romanzo sull'affetto di una figlia nei confronti del padre perduto. Ma è anche un racconto che su un rapporto di amicizia: un’immersione nel regno dei padri, costellato di amori intensi, abbandoni, allegrie e malinconie, che rimanda a echi lontani: da Enea sceso negli Inferi per cercare Anchise, a Kafka con la sua lettera al genitore carica di risentimento. E un omaggio a Napoli, una città amata, rimpianta, ma mai dimenticata, in cui sono conservati i ricordi più struggenti della gioventù.

'Chiudo la porta e urlo' di Paolo Nori

Un gioco di specchi, fatto di rimandi, tra le poesie di Raffaello Baldini e la vita di uno scrittore sessantenne. Un libro in cui la vita diventa letteratura e la poesia diventa racconto. E' 'Chiudo la porta e urlo', l'opera di Paolo Nori pubblicata da Mondadori, arrivata in cinquina al premio Strega di quest'anno. Proposto da Giuseppe Antonelli, il romanzo ha ottenuto 180 voti classificandosi al quarto posti a pari merito con 'Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia' (Terra Rossa) firmato da Michele Ruol che ha ricevuto 180 voti. Attraverso frammenti e pensieri, Nori racconta Raffaello Baldini, "il più grande poeta italiano del Novecento", nato a Santantarcangelo di Romagna e vissuto a Milano dove è morto nel 2005. La narrazione che, procede per divagazioni e ripetizioni, fa emergere la figura del poeta ma anche quella dello stesso Nori. Non è un caso che lo scrittore sottolinei: "Io ho l'impressione che leggere Baldini, dall'inizio alla fine, le poesie, e il teatro, significhi rivedere la tua città, la tua strada, i tuoi amici, le tue fidanzate, i tuoi treni, sentire la voce di tua mamma che ti chiede cos'hai, rivedere la prima panchina dove ti sei seduto con una ragazza".

'Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia' di Michele Ruol

Forse è stata la vera sorpresa della cinquina emersa durante la serata del teatro Romano di Benevento. Con 180 voti, posizionandosi al quarto posto a pari merito con Paolo Nori e il suo 'Chiudo la porta e urlo', Michele Ruol sarà in cinquina al premio Strega con 'Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia' (TerraRossa). Il libro, proposto da Walter Veltroni - "per condividere l’emozione che ho provato nel leggere le pagine di Michele Ruol" - conduce il lettore nell’intimità dei suoi personaggi. "Il romanzo - scrive Veltroni - è il racconto del vuoto lasciato nella vita di due genitori, Padre e Madre, dalla morte improvvisa dei loro due figli, Maggiore e Minore. Tutto, in un istante, cambia senso e direzione, perde peso, si fa vuoto, puro vuoto. Ruol racconta questa deflagrazione attraverso le cose, gli spazi, gli oggetti, i momenti, i movimenti.Una scrittura asciutta rende ancora più intensa l‘emozione che si prova nel leggere le pagine di questo inventario di una vita, dopo il più devastante degli incendi", conclude Veltroni.

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