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Gli attuali problemi viola nascono da lontano, e non sono tutti riconducibili a questa gestione tecnica. Con le dimissioni del ds arriverà la scossa?
Enzo Bucchioni
2 novembre - 10:23 - MILANO
Con un’enfasi eccessiva l’aveva definita “La partita della vita o della morte”, ma lui non ci sarà. A sorpresa, poche ore prima dalla inedita sfida-salvezza con il Lecce, il direttore sportivo Daniele Pradè e la Fiorentina hanno deciso di separarsi, alzando così il livello del caos attorno a una squadra già in difficoltà e dentro una città confusa, arrabbiata e incredula. La Fiorentina partita per andare in Champions è finita in zona retrocessione, un qualcosa con poco senso calcistico, difficile da capire e ancor più da gestire. Da tempo Pradè aveva somatizzato tutto, con onestà perfino eccessiva s’era accollato ogni responsabilità, dalla scelta di Pioli a una campagna acquisti faraonica (ha speso novanta milioni) poi rivelatasi fallimentare. "È solo colpa mia. Dopo sei anni a Firenze il mio ciclo è finito, ma non posso dimettermi in questo momento, sarei un irresponsabile", ci aveva detto soltanto pochi giorni fa. Come un comandante qualsiasi di un Titanic qualsiasi.











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