l'intervista
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L'allenatore dei gialloblù racconta i primi mesi alla guida della squadra più giovane di Serie A: "Abbiamo dato un segnale in questo inizio di campionato. Krause ha una visione chiara per la società"
Giornalista
22 novembre - 09:03 - MILANO
Nell’ambiente lo chiamano "avvocato", per via della laurea in Giurisprudenza, ma il termine più adatto per descriverlo è "maestro". Non in senso generico, però: un vero e proprio "maestro elementare". Già, perché Fabio Pecchia sta svolgendo il suo lavoro di allenatore con lo stesso spirito e lo stesso metodo di un insegnante alle prese con una scolaresca inesperta che pende dalle sue labbra. Il suo Parma è la squadra più giovane della Serie A, ma ha messo sotto il Milan al Tardini (2-1), ha pareggiato al debutto contro la Fiorentina (1-1), ha spaventato la Juve a Torino (2-2), e a Napoli, contro l’attuale capolista, ha perso soltanto perché in porta, dopo l’espulsione di Suzuki, c’è dovuto andare Delprato (un difensore). Questo per dire che, finora, gli alunni di Pecchia, al netto di qualche compito in classe non proprio positivo (Udinese, Cagliari e Genoa in casa), hanno dimostrato di poter stare in questa "scuola" e di potersi giocare la salvezza che vale quanto una promozione.