L’ex capitano azzurro, per anni considerato il numero 8 più forte del mondo, entra tra le leggende: "È stato un viaggio indimenticabile"
Francesco Palma
20 novembre - 12:01 - MILANO
Finalmente, verrebbe da dire: Sergio Parisse è il primo italiano della storia ad entrare nella Hall of Fame di World Rugby. Il prossimo 24 novembre a Montecarlo, durante la cerimonia dei World Rugby Awards, l’ex capitano azzurro e altri 4 giocatori entreranno nella cerchia delle leggende di questo sport. Con lui diventeranno 171: il primo fu William Webb Ellis, l’uomo che aveva inventato il rugby secondo la leggenda più diffusa. Del resto, che Parisse avesse scritto la storia del rugby lo si sapeva già: con le sue 142 presenze internazionali (test match, Sei Nazioni e Mondiali) è il quarto giocatore più presente di tutti i tempi nella storia del rugby. Ha guidato l’Italia a successi incredibili e ci ha messo la faccia negli anni in cui tutto girava storto e gli Azzurri non vincevano più. Per compensare, a livello di club ha vinto tantissimo: 2 scudetti e una Coppa Italia a Treviso, poi 2 campionati francesi con lo Stade Francais (il secondo con Gonzalo Quesada, attuale c.t. dell’Italia, in panchina) e 2 Challenge Cup, una con lo Stade Francais e l’ultima – incredibile – a 39 anni con Tolone. Per anni è stato considerato il numero 8 (il suo ruolo) più forte del mondo, anche più di Kieran Reid, suo collega di ruolo nello stesso periodo degli All Blacks.
Predestinato
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Nato e cresciuto in Argentina dove il padre, Sergio sr., anche lui ex rugbista, si era trasferito per lavoro, Parisse ha mosso i primi passi al Club Universitario de La Plata, ma il richiamo dell’Italia è stato fin da subito fortissimo: ha cominciato tutta la trafila delle giovanili italiane, scoperto da Andrea Cavinato che lo ha allenato nell’Italia Under 20. Nel 2002, a soli 19 anni, l’esordio in Nazionale maggiore contro gli All Blacks. Già una consacrazione. Nel frattempo l’Italia cresce e comincia a vincere, e negli anni in cui la mischia italiana fa paura a tutti, diventa anche capitano, nel 2008. Con la fascia al braccio è protagonista di altre vittorie storiche contro la Scozia (più volte), la Francia, l’Irlanda, il Sudafrica. Dal 2016 in poi, quando comincia la crisi nera del rugby italiano, ci mette la faccia dopo ogni sconfitta, in ogni occasione, senza mai scaricare responsabilità o dare la colpa agli altri, da capitano vero, nonostante il titolaccio del NZ Herald che lo definì “il più grande perdente della storia del rugby”, non inteso ovviamente come attacco personale, ma riferito alle pochissime vittorie italiane del periodo. Il tifone Hagibis nel 2019 gli nega la “Last Dance” con l’Italia, che avrebbe dovuto affrontare gli All Blacks nell’ultima gara del girone mondiale: gli Azzurri erano già eliminati e l’organizzazione, per motivi di sicurezza, cancella il match e priva Parisse della meritata passerella. Lascia la nazionale ma promette un ritorno, che nel 2021 potrebbe arrivare proprio contro gli All Blacks a Roma, per recuperare quanto perso due anni prima, ma un infortunio ancora una volta gli sbarra la strada. Nel 2023, tra le polemiche, viene lasciato fuori dal c.t. Kieran Crowley per il Mondiale in Francia. Ora è allenatore della touche a Tolone, il suo ultimo club, e lo ha detto chiaramente: “Il mio sogno è allenare l’Italia”.
Il primo italiano
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“Ringrazio tutto il rugby italiano per avermi sostenuto, insieme alla mia famiglia, in ogni momento della carriera. Dedico questo riconoscimento a tutto il movimento. È stato un viaggio indimenticabile, un’avventura che da ragazzo, arrivato in Italia dall’Argentina compiendo a ritroso il viaggio dei miei genitori, potevo solo sognare. Essere il primo italiano mi riempie di orgoglio, anche se non posso fare a meno di pensare a tanti altri giocatori che mi hanno preceduto e che hanno giocato con me. Aspetto con entusiasmo la cerimonia di Montecarlo, un nuovo ricordo che sarò felice di vivere insieme a mia moglie e ad Andrea Duodo (il presidente federale) a cui mi lega una lunga amicizia e che aspetto di incontrare di persona nei panni di Presidente della nostra Federazione” ha detto Parisse subito dopo l’annuncio ufficiale. Lo stesso presidente Duodo ha aggiunto: “Conosco Sergio sin dal suo arrivo, giovanissimo, alla Benetton Rugby. Come amico, come Presidente della Federazione e come membro del Consiglio World Rugby considero un privilegio poter celebrare il suo ingresso nella Hall of Fame, il giusto riconoscimento a una carriera agonistica che non si può fare a meno che definire stellare. Sergio ha dato lustro al rugby italiano nel mondo, è stato e continua ad essere ancora oggi un magnifico ambasciatore. Con il suo talento ed il suo carisma ha contribuito, insieme a una generazione di atleti straordinaria, a mostrare per anni il volto migliore del rugby italiano. La Hall of Fame del rugby apre per la prima volta le proprie porte a un atleta italiano, altre e altri lo seguiranno negli anni a venire ma, ancora una volta, Parisse è stato un fantastico precursore, portando con le sue gesta il nostro movimento ai vertici del rugby globale”.