Il governo e le banche trattano. Sul tavolo c'è un ulteriore aumento dell'Irap a carico degli istituti, con una franchigia per evitare di colpire i più piccoli. All'indomani del vertice di maggioranza che ha sancito l'intesa politica su questa nuova fonte di risorse per consentire di modificare la manovra, l'esecutivo convoca a Palazzo Chigi gli istituti di credito, insieme alle assicurazioni e a Confindustria. L'accordo ancora non c'è. Ma una proposta arriverà a breve dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.
Tra il governo e le banche si apre dunque un nuovo round di incontri dopo la trattativa di ottobre sull'incremento di due punti dell'Irap inserito in manovra. Ora il nuovo 'sacrificio' proposto comporterebbe l'aggiunta di 0,5 punti, con una franchigia di 90mila euro per tutelare le banche più piccole. Ma, secondo quanto riferito da fonti parlamentari un punto di caduta potrebbe fermare l'incremento a 0,25. L'ipotesi viene illustrata a Palazzo Chigi da Giorgetti insieme al suo vice Maurizio Leo e al vicepremier Antonio Tajani. In incontri separati l'esecutivo riceve l'Abi, rappresentata dal direttore generale Marco Elio Rottigni, l'Ania, con il presidente Giovanni Liverani, e una delegazione di Confindustria guidata dal presidente Emanuele Orsini.
"Vediamo, stiamo parlando. Giorgetti farà una proposta a breve", chiarisce Tajani, spiegando che le interlocuzioni proseguiranno non necessariamente con nuove riunioni ma anche attraverso "contatti telefonici". L'Abi, secondo quanto viene riferito, avrebbe ribadito la propria posizione: abbiamo già dato, vale quanto deciso il 21 ottobre, è la posizione chiarita al tavolo, oltre al fatto che il 50% della manovra pesa sulle banche, con misure molto onerose per il sistema bancario. Inoltre, la franchigia di 90mila euro sarebbe considerata troppo bassa perché lascerebbe fuori solo i piccolissimi. Tuttavia nel mondo bancario c'è anche chi fa notare che la soluzione dell'Irap risulterebbe più gestibile di altri potenziali interventi.
A dare la linea degli istituti era stato in mattinata il numero uno di Intesa SanPaolo Carlo Messina. "Ci aspettiamo più rispetto e gioco di squadra, non vedo perché dobbiamo finire ogni giorno sui giornali come imputati", lo sfogo affidato ad una lunga intervista al Sole 24 Ore: le banche "da subito si sono dette disponibili a dare una mano", ma questo - ha messo in chiaro - "non significa essere messi sotto scacco come sta accadendo da almeno un paio da mesi".
Messina ha ricordato come le banche siano i maggiori acquirenti dei titoli di Stato italiani. E anche l'a.d di Unicredi Andrea Orcel ha ricordato che il suo gruppo ne detiene 40 miliardi. Ma nel novero delle possibili coperture al vaglio del Ministero dell'Economia ci sono anche altre opzioni: si va dall'aumento progressivo dell'imposta sulle transazioni finanziarie (la Tobin Tax) al rialzo dell'aliquota sulla rivalutazione dei terreni, dalla stretta sulle plusvalenze sui beni strumentali all'aumento dell'aliquota Rc auto sulla polizza accessoria per infortunio del conducente dal 2,5% al 12,5%. Del resto si punta a racimolare oltre un miliardo per consentire le varie modifiche su cui la maggioranza ha raggiunto l'intesa politica: affitti brevi al 21% per la prima casa, ampliamento dell'Isee, dividendi con la riduzione dal 10% al 5% della partecipazione, compensazione dei contributi, detrazione dei libri scolastici, forze dell'ordine e l'estensione a 3 anni del superammortamento. Dopo le inammissibilità di mercoledì arrivano intanto le riformulazioni con cui i partiti provano a rimettere in gioco le proprie proposte.
La Lega ci riprova con il Mes, ripropone il Piano casa e corregge anche una serie di altri emendamenti - dallo stop all'aumento dell'età pensionabile agli affitti brevi - che prevedevano a copertura un ulteriore aumento dell'Irap. Fratelli d'Italia riscrive invece l'emendamento sullo stop ai pagamenti della p.a. per i professionisti, Opzione donna e la detassazione contrattuale. Il lavoro in commissione è intanto rinviato a martedì, quando in Senato si svolgeranno gli incontri bilaterali tra gruppi, governo e Mef sui segnalati. L'avvio delle votazioni è previsto non prima del 9 dicembre. L'approdo in Aula per il 15 appare sempre più difficile. Non si esclude che alla fine tutto si risolva con il classico maxiemendamento. Intanto sabato scende in piazza la Uil, il primo dei tre sindacati confederali a manifestare contro la legge di bilancio.
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