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I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale cancellarono oltre il 90% della città. Ma da quelle macerie nacque una passione senza pari, diventata ricetta vincente. Come ha fatto un piccolo comune ligure a diventare un riferimento mondiale dello sport? Storia di Vespe, caimani, cemento, mazzi di fiori, scalinate storiche e...
Francesco Caligaris
4 giugno - 12:45 - MILANO
“Il bersaglio è stato chiaramente identificato nel brillante chiaro di luna e con l’aiuto dei bengala”. A Recco le prime bombe caddero il 10 novembre 1943: l’obiettivo era il ponte ferroviario che collegava Genova e il centro-sud Italia, crocevia del trasporto civile ma soprattutto militare in quegli anni di guerra e resistenza. Dopo ogni attacco, i tedeschi lo ricostruivano e gli Alleati seguitavano a danneggiarlo. Fu distrutto completamente l’11 luglio 1944, eppure i missili continuarono a piovere fino al 28 agosto, 27 incursioni in dieci mesi che uccisero 127 persone (quasi tutte durante il primo bombardamento, perché poi i cittadini ripararono nelle campagne) e rasero al suolo oltre il 90 per cento della città. Recco venne chiamata “la Cassino del nord” e nel 1993 ricevette la medaglia d’oro al merito civile. Addirittura, a guerra ormai terminata, un bambino di nome Cesarino cadde in una voragine provocata dalle bombe: è ricordato come vittima postuma del conflitto. A quella gente contadina non rimaneva più nulla. Un dettaglio: quel 10 novembre 1943, tiepido come certe sere d’autunno sul mare, molti abitanti furono sorpresi dai bombardamenti mentre si trovavano al cinema a vedere “La Primula Rossa”, un titolo simile a un altro film che, più di 45 anni dopo, avrebbe raccontato lo sport cittadino per antonomasia. La pallanuoto.