Napoli-Juventus, lo scontro è in mezzo al campo: Thuram e McTominay mostrano i muscoli

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Lo scozzese sarà la chiave della mediana di Conte. Fisico e corsa: Khephren uomo in più della Juve

Matteo Nava e Antonio Giordano

7 dicembre - 12:48 - MILANO

Quando questa sera, una manciata di secondi dopo le 20.45, l’arbitro Federico La Penna fischierà l’inizio di Napoli-Juventus, tutte le questioni extra-campo perderanno di importanza: gli assenti, il passato degli allenatori, tutti i precedenti infuocati tra i due club. E lì, nel cuore del centrocampo, Scott McTominay e Khephren Thuram si troveranno uno di fronte all’altro davanti al pubblico impaziente del Diego Armando Maradona, con lo stesso identico compito: reggere l’urto della mediana avversaria e spingere i compagni alzando i giri del motore, dando sfoggio di tempra e combattività, facendo pesare la propria fisicità. Non esibita per vanità, ma messa al servizio della maglia portata sulle spalle.

Scott il superstite

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C’erano una volta i Fab Four: e per farli giocare assieme, senza così rinunciare a fisico e talento, Conte s’inventò il 4-1-4-1. Ma il tempo è volato via, ha portato con sé bicipiti femorali (De Bruyne e Anguissa) e un tibiale posteriore (Lobotka) e in questa Napoli-Juventus che non è mai una partita come le altre, la colonna sonora d’una squadra che cerca serenamente di starsene sempre lassù, la propone Scott McTominay. Il centrocampo è la sua terra promessa, senza steccati, senza barriere, senza paura: mediano, come s’usava una volta, davanti alla difesa, perché stasera non c’è altro da inventarsi, dopo essere stato mezzala, esterno di sinistra o anche di destra, sottopunta e sempre e comunque goleador. Dodici reti (e il titolo di Mvp) nella stagione dello scudetto, mentre adesso - sembreranno pochi ed invece è un "falso" storico - che sta a due in campionato (una in meno rispetto a dodici mesi fa) ne ha aggiunti altri tre in Champions League, che certo hanno un peso statistico e non solo. McTominay è il superstite di un settore sparito in quaranta giorni, dall’infortunio di De Bruyne (25 ottobre) tirando e segnando un rigore all’Inter alla doccia gelata nel riscaldamento di Coppa Italia che ha strappato Lobotka a Conte, già senza Anguissa. Ma McTominay è la luce del Napoli, la sua fonte di ispirazione o semmai la zattera per sfuggire alla disperazione din un momento. McTominay non conosce la banalità, segna gol che contano, che salvano (a Torino, un anno fa), che fanno la Storia (con il Cagliari, nel 24 maggio dello scudetto e volendo allargare gli orizzonti anche con la sua Scozia): e poi li fa belli, a volte in rovesciata. L’uomo in più, direbbe Paolo Sorrentino.

Fattore K

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Nella roboante - negli intenti - campagna acquisti del calciomercato estivo 2024 della Juventus, Thuram era stato uno dei colpi pagati di meno dall’allora direttore tecnico Cristiano Giuntoli, 20 milioni di euro. Non fosse stato per quel cognome tanto amato a Torino, forse nemmeno ci sarebbe stata grande attesa per un mediano in arrivo dalla Ligue 1 che negli highlights non ci finiva molto spesso, ma sporadicamente con interessanti sgroppate palle al piede box to box . Diciassette mesi dopo, ormai, Khephren nel centrocampo della Juventus ci sta più che bene e, a patto che la condizione del suo fisico sia ottimale, lotta e brilla come tanto ci sarà bisogno di fare anche questa sera al Maradona. In un anno e mezzo il nazionale francese ha mostrato tutto il suo campionario: ancora da perfezionare, perché - dopo tutto - 24 anni d’età lasciano sognare un’ulteriore evoluzione rispetto all’attualità. Thuram si sbatte, lotta, aiuta, incita, quando può spezza i reparti avversari tuffandosi negli spazi palla al piede. Se il Napoli avrà una mediana “adattata”, toccherà a lui sviscerarla cogliendone le eventuali incertezze. Dietro a quella stazza c’è un giocatore vero che non si è mai limitato all’olio di gomito. Per battere il Napoli serve molto di più, lui e Luciano Spalletti lo sanno.

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