Da una parte la possibilità di rivedere il target climatico ogni due anni, dall'altra la garanzia di vincoli meno rigidi per i settori industriali più esposti. È questa la formula di compromesso che la presidenza danese dell'Ue mette sul tavolo delle capitali per facilitare un accordo sul target climatico al 2040 al Consiglio Ambiente del 4 novembre. Una bozza trasmessa nel fine settimana alle cancellerie che recepisce molte delle richieste avanzate dal Vertice Ue del 23 ottobre, a partire dall'introduzione di una clausola di revisione del target per rendere più flessibile la traiettoria.
Bruxelles dovrebbe mettere a punto "ogni due anni" una valutazione del target, "basata sulle più recenti evidenze scientifiche, progressi tecnologici e sfide per la competitività". E che, "se necessario", potrà sfociare in una proposta legislativa per modificare l'intero obiettivo. La flessibilità concessa permette alla presidenza Ue di non ritoccare formalmente l'obiettivo di tagliare le emissioni del 90% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2040, come proposto dalla Commissione Ue a luglio scorso. Ma nelle prossime ore si intensificheranno le discussioni sulla quota del 3% dell'obiettivo che potrebbe essere raggiunta tramite l'acquisto di crediti di carbonio extra-Ue: diversi Paesi, come Italia e Francia, spingono per alzare la soglia al 5%; mentre altri, come la Polonia, addirittura al 10%.
Il testo sarà discusso mercoledì e venerdì dagli ambasciatori dei 27, con l'obiettivo di arrivare a un'intesa politica alla riunione ministeriale di inizio novembre. Un accordo - per il quale è richiesta la maggioranza qualificata - è cruciale per salvaguardare la credibilità climatica dell'Ue, messa alla prova dal prolungato stallo politico sul target. Ma è soprattutto necessario per aggiornare la traiettoria di riduzione delle emissioni al 2035, richiesta a Bruxelles dagli impegni globali sul clima della Cop30 che dal 10 al 21 novembre si riunirà a Belém, in Brasile.
Il nuovo contributo determinato a livello nazionale (noto come 'Ndc') dell'Unione - che deriverà dal target al 2040 - dovrebbe tradursi in un taglio delle emissioni compreso tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990.
La flessibilità sui target climatici si affianca a una serie di concessioni promesse dalla Commissione europea per convincere i governi sempre più disallineati ai suoi obiettivi 'verdi': tra queste, nuove misure per scongiurare l'aumento dei prezzi sul mercato del carbonio per i carburanti e gli edifici e ulteriori flessibilità in vista dello stop ai motori termici che scatterà dal 2035.
Tanto l'automotive quanto il target climatico saranno al centro della missione a Bruxelles del ministro Adolfo Urso, che tra mercoledì e giovedì incontrerà nella capitale belga sei commissari europei responsabili dei principali dossier di politica industriale ed energetica, tra cui il vicepresidente Raffaele Fitto. "Serve un cambio di passo a Bruxelles contro l'impostazione ideologica del Green Deal che sta condizionando la crescita e la competitività del nostro continente. Serve agire ora", ha incalzato il ministro, anticipando i termini di una "nuova offensiva" dell'Italia sull'agenda verde di Bruxelles.
L'esito del Consiglio Ambiente sarà determinante anche per sbloccare lo stallo all'Eurocamera, dove il voto in commissione Ambiente sul target 2040 resta incerto: le date del 10 o 11 novembre sono sul tavolo, ma nulla è ancora deciso. L'unico fatto certo è che la plenaria di Strasburgo non si pronuncerà sul dossier prima di dicembre, allungando ancora i tempi del negoziato interistituzionale con gli Stati membri Ue che, verosimilmente, non sarà avviato prima del prossimo anno.
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