Da Pinturault a Theaux: "Quante morti tragiche dovremo sopportare prima di aprire finalmente il dibattito sulla sicurezza, in particolare durante gli allenamenti?"
Si alzano le voci degli atleti dopo l’incidente in allenamento che è costato la vita a Matteo Franzoso, morto dopo due giorni di coma a Santiago (Cile), a meno di un anno dalla tragedia di Matilde Lorenzi, vittima di un volo in pista mentre si allenava a Plan de Corones. C’è chi come Christoph Innerhofer ha mollato tutto ed è tornato a casa, dalla seggiovia ha visto i soccorsi al compagno di squadra Matteo Franzoso dopo la caduta e ha deciso di interrompere gli allenamenti. E sono tanti i protagonisti che ora chiedono che si cambi qualcosa. Ieri era stato Alexis Pinturault a scrivere sui social: “Le parole vengono meno. La rabbia prevale. Dobbiamo cambiare le cose”. E Adrien Theaux, sotto all’immagine del compagno di squadra David Poisson, morto dopo una caduta in allenamento nel 2017, scrive: “Quante morti tragiche dovremo sopportare prima di aprire finalmente il dibattito sulla sicurezza, in particolare durante gli allenamenti? Per rispetto di coloro che hanno pagato con la vita, è tempo che tutte le parti interessate si siedano insieme per trovare soluzioni! Federazioni internazionali, federazioni nazionali, allenatori, ma anche i più colpiti: gli atleti. È dovere di tutti noi affrontare la realtà e trovare soluzioni concrete. È tempo di andare avanti per preservare il futuro del nostro sport, dei nostri futuri atleti e dei nostri futuri allenatori!”.
La madre di Poisson, sui social, scrive: "Ho pensato subito ai suoi genitori, alla sua famiglia, ai suoi compagni di squadra e mi ha preso la rabbia. Questa sensazione di dover fare qualcosa ha preso di nuovo il sopravvento". Questo il punto di vista dell'austriaco Christophe Krenn: "Un collega. Un fratello in pista. La sua eredità: il cambiamento. Nessun sogno dovrebbe finire in questo modo. È ora. È ora di maggiore sicurezza nelle gare di sci".
l'incidente
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Matteo Franzoso era caduto dopo un salto, all’inizio della pista di allenamento. Dopo aver superato le reti di sicurezza aveva impattato contro una barriera frangivento in legno, a 7 metri dalla pista. In Coppa del Mondo le norme di sicurezza sono molto rigide, non ci sono però obblighi così stringenti per le piste di allenamento, e in discussione c'è anche l'evoluzione dei materiali che ha estremizzato la velocità ("Sci troppo veloci, è ora di cambiarli" è la teoria di Kristian Ghedina) e l'impatto su ossa e muscoli. Recentemente la Fis ha vietato i parastinchi finiti sotto accusa, ma lo stop non è così definitivo e gli stessi atleti sono contrari. A La Parva, in Cile, si allenano tante nazionali, dalla Svizzera di Marco Odermatt alla Norvegia di Kilde, in pista con gli azzurri il giorno dell’incidente c’era anche Justin Murisier e nelle settimane scorse si era vista anche Lindsey Vonn. "È ora di fare un passo indietro", aveva denunciato sui social Lucrezia Lorenzi, sorella di Matilde. "Le parole 'destino' e 'sfortuna' non hanno posto nel vocabolario di un'atleta. Non si può andare a sciare e non tornare mai più". E il presidente della Fisi, Flavio Roda, nel comunicato in cui la Federsci ha annunciato la scomparsa di Franzoso: "Questa è una tragedia per la famiglia e per il nostro sport. È assolutamente necessario fare tutto il possibile affinché incidenti simili non accadano mai più".