Gimenez e Joao Felix hanno incantato all'esordio malgrado la pressione che mette San Siro e acceso anche Abraham. Tra Coppa Italia e Champions, possibili altre 4 sfide con l'Inter
Giornalista
6 febbraio - 08:56 - MILANO
Hanno giocato assieme mezz’ora, poco più, ma è stata sufficiente per capire che Joao Felix e Gimenez parlano la stessa lingua: la lingua di chi sa giocare a calcio. Senza avere mai trascorso nemmeno un minuto in campo fianco a fianco, contro la Roma i due nuovi attaccanti del Milan si sono cercati e presto si sono trovati: tocco in profondità del messicano di Buenos Aires, cucchiaio del portoghese, gol. Tutto e subito. Come se si fossero annusati e avessero avvertito, uno nell’altro, l’odore giusto. Non è sufficiente una giocata, non basta un’azione riuscita per celebrare la nascita di una coppia, ma è stata forte la sensazione che a San Siro siano arrivati due tipi speciali, con le caratteristiche ideali per stare assieme. A volte il calcio è più semplice di quanto si possa immaginare: metti assieme un vero 9 e un vero 10, piazzali là davanti e vedrai che qualcosa di bello succede. Non è il caso di esagerare, ovviamente. Gimenez e Joao Felix dovranno ripetere tante e tante volte gol, assist e colpi vincenti per conquistare San Siro in modo definitivo, non basta certo una rete in Coppa Italia. Già, San Siro: non è uno stadio normale, lo sappiamo; fior di talenti lì dentro hanno ceduto all’emozione e alla pressione, naufragando in modo inaspettato. Il segnale che la nuova coppia del Milan ha trasmesso è stato anche questo: i due ragazzi hanno la personalità per affrontare la prova senza tremori. Non era scontato che riuscissero a gestire con questa sicurezza l’esordio.
vi faccio vedere chi sono
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Nessuno si è stupito dei lampi di qualità che Gimenez e Joao Felix hanno regalato, perché tutti ne conosciamo le doti: la consistenza del centravanti, uomo d’area che sa giocare anche per la squadra; la tecnica mirabile del fantasista, uno che accarezza la palla con la grazia dei campioni. Ma un po’ di dubbi sul portoghese li avevamo, perché la sua stagione al Chelsea è stata fin qui sofferta (come quasi tutte le sue ultime esperienze, del resto): appena 363 minuti giocati in Premier, con tre sole presenze dall’inizio. Pensavamo di trovarlo un po’ più timoroso, insicuro, forse anche imballato. Il segnale che ha inviato al debutto nel Milan è stato invece di senso opposto, come se volesse spaccare il mondo: vi faccio vedere chi sono. Se saprà dare continuità a questi primissimi minuti, i tifosi rossoneri potrebbero avere trovato una coppia con la quale divertirsi. Fino a giugno, almeno, perché poi - se i dirigenti del Milan lo riterranno opportuno - ci sarà da discutere del futuro di Joao Felix con il Chelsea, che lo ha ceduto sì, ma solo in prestito.
stimolo e suggestione derby
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È curioso che, nel giorno del debutto di Gimenez, Abraham di gol ne abbia segnati addirittura due (bellissimo il primo, con una sospensione in aria infinita): tutti aspettate lui, ma io sono ancora qui. Chissà se è stata la presenza del messicano in panchina a stimolarlo, a tirargli fuori la cattiveria, certo Tammy - contro la sua vecchia squadra - è stato protagonista assoluto. E pensare che, nelle dodici gare precedenti, di reti ne aveva realizzate appena una: adesso che ha avuto la conferma ufficiale di essere diventato la riserva di Gimenez, è esploso. La vittoria contro la Roma apre uno scenario intrigante di fronte al Milan. Anzi, di fronte all’intero calcio milanese. Perché se l’Inter battesse la Lazio nel quarto di finale di martedì 25, in Coppa Italia ci sarebbero due nuovi derby dopo i tre già giocati tra campionato e Supercoppa. E altri due ce ne sarebbero se il Milan superasse il Feyenoord in Champions e il sorteggio lo abbinasse all’Inter anziché all’Arsenal. Una stagione da sette derby? È meno improbabile di quanto non possa sembrare.