Nel 2030 la Generazione Z
costituirà un terzo della forza lavoro globale. Una
trasformazione epocale che però rischia di avvenire in un clima
di incertezza e insoddisfazione: secondo i dati presentati da
ManpowerGroup Italia durante l'annual conference "The Exchange -
Disegniamo insieme il futuro del lavoro", ben il 49% dei giovani
lavoratori italiani appartenenti a questa generazione prevede di
lasciare il proprio impiego entro i prossimi sei mesi.
Lo studio "World of Work for Generation Z in 2025", che ha
evidenziato criticità profonde: solo il 20% dei giovani italiani
si dichiara fiducioso di trovare una nuova occupazione in linea
con le proprie aspettative, e il loro livello di engagement è
calato dal 40% al 35% negli ultimi cinque anni. Le ragioni di
questa disaffezione sono una carenza di opportunità di
apprendimento e crescita, un supporto insufficiente da parte del
management e un debole allineamento con i valori aziendali. A
ciò si aggiunge una salute mentale più fragile rispetto alle
generazioni precedenti. Di fronte a questo scenario, le imprese
non possono restare immobili. Le priorità strategiche, secondo
ManpowerGroup, devono includere il recruiting e lo sviluppo
delle competenze, ma anche l'adozione di pratiche che rendano
l'ambiente lavorativo più attrattivo: dal benessere sul posto di
lavoro, alla flessibilità oraria, fino a retribuzioni più
competitive.
Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup
Italia, ha sottolineato l'importanza del dialogo
intergenerazionale: "Nei prossimi anni, la Gen Z avrà un ruolo
sempre più centrale e comprenderne i bisogni - insieme a quelli
delle altre fasce d'età - sarà fondamentale per ridefinire il
ruolo delle imprese come attori di coesione sociale, innovazione
e sviluppo sostenibile. Solo così sarà possibile passare dalla
Me Economy alla We Economy, promuovendo una visione più
collettiva e condivisa del lavoro".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA