L'album dell'artista catalana, uscito oggi per Columbia Records è già un fenomeno online: unicum nel panorama contemporaneo è un'opera ambiziosa che riscrive ogni regola
Un pastiche, un’opera già diventata un classico, il disco dell’anno. Lo si può chiamare come si vuole. Di certo c'è che ‘Lux’ costituisce un unicum nella musica di oggi. Il nuovo album di Rosalía, tornata nel modo più radicale possibile, trasforma il pop in sinfonia e l’elettronica in preghiera. Il quarto album in studio della superstar catalana, 33 anni, uscito oggi per Columbia Records, è un monumento coraggioso, per niente facile da digerire al primo ascolto ma per questo affascinante: 13 lingue, la London Symphonic Orchestra diretta da Daníel Bjarnason, e una costellazione di voci femminili - da Björk a Carminho, da Estrella Morente a Silvia Pérez Cruz, fino all’Escolania de Montserrat. Un’architettura sonora barocca che attraversa secoli e generi musicali, unendo sacro e profano.
Rolling Stone ha detto che “nient’altro nella musica di oggi suona così”. Npr parla di “sinfonia globale”. E hanno ragione: ‘Lux’ , arrivato a tre anni dal successo di 'Motomami', è il disco che nessuno si aspettava dall'artista, già vincitrice di 2 Grammy e 13 Latin Grammy. Un album di rottura, ambizioso, con slanci inaspettati, dove la melodia e la sperimentazione dominano, restituendo alla musica pop una profondità che spesso, troppo spesso, oggi manca. Persino Madonna su Instagram ha fatto i complimenti alla collega, ammettendo di non riuscire a smettere di ascoltare il singolo di lancio, 'Berghain'. In effetti, di questo primo estratto, si è parlato per giorni. Per alcuni è diventato anche un manifesto estetico, con il video musicale, diretto da Nicolás Méndez e girato a Varsavia, a rappresentare una piccola tragedia visiva sul lutto e la rinascita spirituale.
Nel video Rosalía è accompagnata da un’orchestra durante tutte le sue attività quotidiane: dal percorso in bus alla visita medica, compreso l’atto di stirare i panni in casa. Un video dove anche moda è protagonista assoluta, e che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro tra gli addetti ai lavori, grazie al mix sapiente di pezzi d’archivio come i sandali-rosario firmati Alexander McQueen, e un abito a brandelli di Balenciaga della collezione primavera/estate 2004. Il brano, ispirato al celebre club berlinese, del Berghain non sembra avere nulla, se non la religiosità con la quale chiunque ha avuto la fortuna di varcarne la soglia lo venera, perché fonde il respiro della musica orchestrale con i beat della techno. Tra Björk, Yves Tumor e un testo che alterna tedesco, spagnolo e inglese, ‘Berghain’ si muove tra intimità e potenza cinematografica, fino a esplodere in un turbine sonoro di rara intensità.
Il disco si divide in quattro movimenti, come un’opera classica ma strettamente ancorata al presente. L’apertura è affidata a ‘Sexo, Violencia y Llantas’, seguita subito da ‘Reliquia’, una preghiera glitch, con cori e archi ‘piegati’. ‘Divinize’, una delle tracce più movimentate, parla della possibilità di trovare la divinità nell’essere umano e si chiude in un delirio techno orchestrale. E se con ‘Porcelana’, l’artista torna a un minimalismo intimo, aperto solo da voce e archi diventa più cupa in crescendo con una cassa più profonda.
Cantata in italiano, ‘Mio Cristo Piange Diamanti’ è forse la traccia più toccante dell’album: chiude il primo atto con un’intensità lirica quasi teatrale. A occhi chiusi, sembra di trovarsi alla Scala, immersi nel buio, con la voce di Rosalía che riempie la sala come un’aria d’opera. E, ammettiamolo, su quel palco ci starebbe benissimo. Da ‘La Perla’ a ‘Mundo Nuevo’ fino alla provocatoria ‘Dios Es Un Stalker’ e ‘Magnolias’, che chiude il disco riunendo tutti i temi del disco - luce, fede, sensualità, rinascita - è un’esplosione orchestrale. Nel frattempo, Rosalía ha scelto una promozione fuori dagli schemi: per annunciare ‘Lux’ ha attraversato le vie di Madrid con ‘Le nozze di Figaro' di Mozart a tutto volume dalla sua auto, una performance estemporanea, ironica e perfettamente coerente con la poetica dell’album.
In un panorama musicale dominato da rap omologato e pop fin troppo prevedibile, ‘Lux’ rappresenta una piacevole deviazione. Per nulla banale, rivela tutta la sua imprevedibilità e sembra voler riportare opera e lirica nel linguaggio contemporaneo, filtrandole attraverso la visione poliedrica e globale di Rosalía. Non è un disco che si lascia comprendere al primo ascolto, è vero, ma uno di quelli che si svelano lentamente, traccia dopo traccia. Un lavoro capace di restituire profondità e finalmente quello di cui il pop ha bisogno: rischio, novità e sperimentazione. (di Federica Mochi)












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