L'esterno alla Roma era passato da grande promessa a riserva non di lusso, è stato fischiato, ma il tecnico dell'Inter ci ha colto qualcosa di speciale. Dopo l'1-0 a Roma, il Napoli è arretrato troppo
Giornalista
3 febbraio 2025 (modifica alle 00:35) - MILANO
Fino alla fine e la Juve non c’entra. L’Inter con De Vrij ha pareggiato il derby al 93’, il Napoli si è fatto raggiungere dalla Roma al 92’. Non è finita finché non è finita, diceva il mito americano del baseball, Yogi Berra. Il Napoli capolista era a un passo dal più cinque sull’Inter, vinceva per 1-0 all’Olimpico, ma un tiro al volo di Angeliño ha spettinato Antonio Conte e l’ha riportato dov’era, a più tre sull’Inter seconda, 54 a 51. Due 1-1 e situazione immutata. Giovedì sera, a Firenze, l’Inter riprenderà la partita sospesa per il malore che aveva colpito Bove. Si ripartirà dallo 0-0 e l’aritmetica è elementare: in caso di vittoria, l’Inter acciufferà la capolista, 43 a 43.
Quanto successo ieri potrebbe pesare molto nella corsa scudetto. Il Napoli ha perso l’occasione per un allungo che non sarebbe stato definitivo, tanto più per la gara in meno dell’Inter inseguitrice, ma che avrebbe scavato un solco psicologico. Sarebbe stata l’ottava vittoria consecutiva e gli scudetti si vincono così, con strisce lunghe che producono strappi. A Roma il Napoli è arretrato troppo, con baricentro medio molto basso a 47,2 metri, come certificano i report. Quasi una legge del contrappasso per il suo allenatore. Una settimana fa, Conte aveva polemizzato con non meglio precisati critici, colpevoli di semplificare la sua idea di calcio con la formuletta stantia del gioco all’italiana, tutto difesa e contropiede. Non è così, almeno noi non la pensiamo così, ma ieri sera, nel secondo tempo contro la Roma, il Napoli ha protetto il gol di vantaggio molto più di quanto abbia cercato la seconda rete, ed è stato punito. Conte ha il diritto di rigettare l’etichetta di catenacciaro, perché non lo è, ma si suggerisce prudenza sull’accreditarsi come innovatore o modernista. Conte è un ottimo tattico e un bravo stratega, però ogni tanto capita di sbagliare qualche calcolo.
il derby di milano
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Bellissimo il derby di Milano, specie nella ripresa, con l’Inter furiosa a caccia del pareggio e il Milan resistente, barricato davanti a Maignan. L’Inter ha strameritato il pari, non fosse altro che per i tre pali scossi. Il Milan è piaciuto perché è stato squadra, perché ci ha messo l’anima, perché ha giocato con l’umiltà degli sfavoriti. Santiago Gimenez porterà in dote i gol che gli attaccanti non sono stati capaci di garantire in quantità. Tijjani Rejnders è diventato il miglior marcatore rossonero in campionato: 7 gol, uno in più di Pulisic. Un’anomalia, Reijnders è un centrocampista: Gimenez correggerà l’anemia offensiva. Nell’Inter, buono il debutto del nuovo acquisto Nicola Zalewski, in prestito dalla Roma. Entrato al posto di Dimarco sulla sinistra, non lo ha fatto rimpiangere, perché ha spinto e crossato, e di petto ha servito a De Vrij il pallone dell’1-1. Bisogna complimentarsi con Simone Inzaghi, perché l’allenatore dell’Inter ha visto in Zalewski qualcosa che noi umani non abbiamo colto. Da tempo, alla Roma, Zalewski era passato dallo status di bella promessa a ricambio, neppure di lusso. L’Olimpico gli aveva riservato dei fischi che lo avevano amareggiato. L’occhio clinico di Inzaghi lo ha puntato, l’allenatore dell’Inter ha deciso che fosse lui il ragazzo giusto per sostituire Buchanan. Quando hanno saputo di Zalewski, molti interisti hanno arricciato il naso, ma lo sguardo di un allenatore è diverso, va oltre.
la juventus
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La giornata ci parla poi della vittoria della Juve contro l’Empoli, più sofferta dell’apparenza del risultato, un 4-1 rotondo e un po’ menzognero. Perché la Juve è andata sotto di un gol e soltanto nella ripresa ha recuperato e rimontato. E perché sul 2-1 ha reiterato l’errore di abbassarsi tanto che Colombo, centravanti dell’Empoli, è andato vicino al 2-2. Quest’anno alla Juventus, una volta passata in vantaggio, è successo quasi sempre di ritrarsi e subire l’avversario, un riflesso mentale, di atteggiamento, che Thiago Motta deve correggere.