L'atleta romano, oro europeo e argento mondiale nel 2024, ci racconta come gestisce la sua preparazione fisica per evitare infortuni
C’è una parola che torna, come un ritornello leggero ma ostinato, nel racconto di Lorenzo Simonelli: divertimento. È da lì che parte tutto e lì che tutto ritorna. Alla fine di allenamenti massacranti, dopo infortuni che rallentano ma non fermano, di fronte a traguardi sfiorati per un soffio, l’atleta dell’Esercito Italiano ha la forza di rialzarsi: “L’importante è divertirsi”. E non è una frase fatta: è una bussola. Una bussola che l’ha condotto alla conquista di due medaglie d’oro europee (110 metri ostacoli e 4x100) a Roma e di un argento mondiale a Glasgow nei 60 metri ostacoli: “Si è trattata della mia prima medaglia internazionale assoluta, quella conquistata in Scozia: uno shock emotivo e fisico. Però è stato bellissimo”, ricorda Lorenzo che, quando guarda al passato, menziona sempre un appuntamento che gli ha cambiato la vita sportiva: “Nel 2019 ho migliorato il primato italiano giovanile sui 60 metri ostacoli. In quell’occasione ho intuito che questa passione sarebbe potuta diventare un lavoro vero. Un’altra tappa fondamentale, come già accennato, è stato il Mondiale 2024: lì ho capito che non dovevo pormi limiti. È stato uno scatto in avanti dal punto di vista mentale: ho visto il percorso e mi sono reso conto che era la strada giusta da seguire”.
Subito dopo è arrivato l’Europeo di Roma. Che valore ha avuto?
“È stata forse la gara più bella della mia carriera. Vincere davanti alla mia gente, è stato magico. Sentivo una responsabilità enorme, non volevo deluderli. Quando si conquista una medaglia d’oro 'in casa', non si tratta di una semplice competizione: diventa qualcosa di molto più intimo e personale”.
La stagione successiva, però, non è stata un film a lieto fine, lineare. Gli infortuni hanno bussato spesso alla sua porta. Cosa le ha insegnato il 2025?
“Analizzandola con attenzione, è stata comunque un’annata con dei segnali positivi. Mi ha insegnato tanto. Ho disputato il campionato europeo indoor ad Apeldoorn con alle spalle un allenamento o poco più perché reduce da un infortunio. Con tre soli giorni di lavoro, ho sfiorato la finale”.
“Al Mondiale indoor di Nanchino, nel mese di marzo, ho chiuso al quarto posto, a un centesimo dal podio. Il tutto senza aver fatto una vera preparazione. Anche a Tokyo, nel mese di settembre, nonostante i continui stop nel periodo precedente, ho mancato la finale per tre millesimi”.
Che indicazioni ha avuto da questi risultati?
“Sicuramente mi ha fatto rosicare ma non mi ha scoraggiato. Anzi, da un certo punto di vista, mi ha rassicura. Significa che, nonostante tutto, sono sempre a livello dei migliori. Bisogna restare ottimisti: abbattersi vorrebbe dire arrendersi. Cercare aspetti positivi anche davanti a qualcosa che è andato storto, permette di crescere”.
Come sta evolvendo, quindi, la sua preparazione fisica ora?
“Sto lavorando con il mio staff in maniera meticolosa sull’aspetto della prevenzione. La velocità è uno sport estremo per i muscoli. Ho capito che è indispensabile rinforzare le zone più fragili e fare trattamenti costanti. Prevenire è fondamentale”.
Mentalmente segue una filosofia particolare?
“Per me l’atletica deve restare un gioco. Se mi diverto, rendo di più. Mi piace leggere i manga giapponesi. Ho scelto di ispirarmi a Luffy di One Piece: vuole diventare il re dei pirati, è disposto a tutto per raggiungere il suo obiettivo. Tuttavia ha la capacità di 'godersi il viaggio'. Per me vale la stessa cosa: non importa solo vincere. Il percorso per arrivare al risultato ha lo stesso valore”.
Anche l’alimentazione entra in questo equilibrio?
“È la nostra benzina. Se si mette carburante sbagliato in una Ferrari, non va. Lo stesso discorso vale per noi atleti. Per questo è indispensabile avere a disposizione professionisti seri. L’improvvisazione non è concessa in questo ambito. È un discorso che vale per tutti, a mio parere”.
Come gestisce lo stress e i social?
"Nonostante l’età, nel rapporto con i social sono un boomer. Dedico poco tempo e questo mi aiuta. Raramente faccio caso ai commenti negativi. Spesso chi critica è stato meno performante del criticato, nel proprio campo professionale. Bisogna quindi dare il giusto peso a ciò che si legge. Non ho mai visto nessun atleta denigrare il lavoro di un collega. Forse perché conosce il significato dell’impegno quotidiano che serve per arrivare a certi livelli”.
"Mi piace leggere libri e guardare anime. Ma questo si era capito (afferma ridendo). Mi ha sempre divertito giocare a basket: al campetto vicino casa mi mettevo sotto canestro e schiacciavo. Infine gioco alla PlayStation per rilassarmi dopo gli allenamenti”. (crediti foto: @ph_giulias, Grana/Fidal)









English (US) ·