
Il mercato è così: nel giro di pochi mesi si passa dalle stelle alle stalle. Lo svedese sembrava l'uomo del rilancio del Milan, l'oriundo un allenatore rivoluzionario e l'olandese la stella del calcio europeo. Un anno dopo, le cose sono cambiate...
Quante volte lo abbiamo sentito dire? Va di moda: in questo momento c’è il massimo della richiesta. Succede anche nel calcio, un mondo capace di lanciare una tendenza e di bruciarla nel giro di un batter di ciglia. E di portare personaggi in copertina per poi dimenticarli, o comunque scavalcarli, nel giro di pochi mesi. Succede con certi giocatori che arrivano tra squilli di tromba e, magari non per loro responsabilità, si trovano coinvolti in momenti particolarmente delicati e finiscono per essere messi in discussione o addirittura da parte nel giro di una stagione. Per poi riscoprirli protagonisti da qualche altra parte. Con il legittimo carico di rimpianti e qualche volta anche di rimorsi. Succede però anche il contrario. Succede che d’estate - la stagione dei sogni - ci sia gente capace di prendersi tutte le prime pagine, di essere considerata al centro del mondo, per poi venire - con la stessa velocità - cancellata dai radar. A luglio scorso si celebravano gli addii, con modalità diverse, di Allegri e Pioli, per fare solo due esempi. Ed eccoli invece, a distanza di dodici mesi, di nuovo in sella. L’altra faccia della medaglia, di una realtà molto più scomoda. Per dire come cambiano le situazioni da un anno all’altro.