Leggenda Kipchoge. Debutta alla maratona di New York e chiude la carriera

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Il keniano lascia a 41 anni. Ha vinto tutto, esempio di stile: "Continuerò da ambasciatore della fatica"

Andrea Buongiovanni

Giornalista

2 novembre - 09:27 - MILANO

Mercoledì festeggerà 41 anni: non sarà un compleanno qualsiasi. Perché sarà il primo da “pensionato”. Eliud Kipchoge, insieme a un altro eroe come il 43enne etiope Kenenisa Bekele, oggi corre per la prima volta la maratona di New York (l’unica che gli manca tra le sette Majors) e chiude i conti con una straordinaria carriera. "Non smetterò di correre - ha detto -: finché le forze mi sosterranno, continuerò a farlo. Ma da un punto di vista agonistico questa sarà la mia ultima tappa". Uno dei più grandi specialisti di sempre - forse il più grande - passa e chiude. All’attivo, sui 42 km, ha due ori olimpici consecutivi (come solo l’etiope Abebe Bikila e il tedesco orientale Waldemar Cierpinski), due primati del mondo, un tentativo riuscito (seppur non omologabile) sotto le due ore - primo e sin qui unico uomo a infrangere il muro - sedici vittorie su ventitrè gare disputate in dodici anni (18 su 25, se si considerano, appunto, quelle non ufficiali di Monza e di Vienna), con 11 Majors conquistate (cinque volte Berlino, quattro Londra, una Chicago e Tokyo).

la missione

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"Pensavo a New York da tanto tempo - ha ammesso - e non sono qui per fare passerella o solo per partecipare. Sto bene, sono in condizione, affronterò l’impegno molto seriamente, combattendo metro dopo metro, strada dopo strada. Punterò a un piazzamento da podio". L’ultima volta di Eliud tra i primi tre in una maratona risale a Berlino 2023 quando, con 2h02’42”, trionfò sotto la Porta di Brandeburgo per la quinta volta. A quel punto il totale dei successi era a 16 su 19. Poi però, nel 2024, sono arrivati il 10° posto di Tokyo e il ritiro all’Olimpiade di Parigi e, nel 2025, la 6a piazza di Londra in aprile e la 9a di Sydney a fine agosto. La sua parabola, è evidente e... umano, ha preso a scendere rapidamente. Anche se il suo manager, l’olandese Valentijn Trouw, non si dice certo che questo sia il suo passo d’addio. "Non ho mai corso tre maratone in un anno - ha sottolineato Eliud -: da quella di Sydney sono trascorsi un paio di mesi. Non ho modificato il mio regime di allenamento per preparare questo appuntamento, credo di avere sufficiente chilometri nelle gambe per poter far bene. Ho solo dovuto convincermi che ne valesse la pena e alla fine ho deciso. So che il percorso, con i suoi continui saliscendi, è molto impegnativo. Ma so anche che ai bordi ci saranno due milioni di persone a incoraggiarci. Saranno di grande aiuto e sarà un’esperienza magnifica". Soprattutto per chi, come lui, ha fatto della corsa una missione.

IL FUTURO

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"Quello che ancora una volta voglio dimostrare ai più giovani - ha specificato - è che i limiti umani non esistono. E se alla mia età sono ancora protagonista... Allenarmi con gente che ha metà dei miei anni è una benedizione. È per questo che, d’ora in avanti, mi porrò altri, nuovi obiettivi. Li illustrerò dopo l’arrivo in Central Park (dove venerdì è stato il grande protagonista della conferenza stampa della vigilia, ndr): sarà un viaggio interessante». Durante il quale provare a convincere sempre più gente a muoversi, a correre. "Farò anche cose estreme - ha specificato -: correrò in Antartide, coprirò 50 km in Arabia Saudita. Tutto per coinvolgere e ispirare". Perfetto ambasciatore della fatica. "Chiunque si presenta alla partenza di una maratona e riesce a concluderla - ha riassunto - dopo il traguardo si sente una persona diversa: spingere nonostante tutto, andare oltre, resistere, ti fa fare pace con te stesso e col mondo esterno". Sarà per questo che l’unico rimpianto della carriera non è legato ai 42 km. "Quando da giovane andavo forte in pista - ha ricordato - ero certo che un giorno, nei 5000, gara della quale sono stato campione iridato a 18 anni, avrei centrato il primato del mondo. Non è andata così e qualche rammarico ce l’ho anche per non aver realizzato il limite dei 10 km su strada". Dettagli. Kipchoge è leggenda. E da stasera, nel giorno dei saluti, meraviglioso influencer, lo sarà ancora di più.

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