Un gruppo di cellule immunitarie che risiedono nel cervello controllano l'assunzione di cibo pattugliando l'intestino e i depositi di grasso e potrebbero avere un ruolo importante nel regolare i comportamenti legati all'appetito.
Un gruppo di scienziati del Weizmann Institute of Science di Rehovot, Israele e della Yale University di New Haven, Connecticut (USA), ha scoperto una popolazione di linfociti T specializzati in un nucleo centrale del cervello di topi ed esseri umani. La numerosità di queste cellule sembra essere legata all'assunzione di cibo nell'intestino e alla massa grassa dell'organismo in cui si trovano. La ricerca è stata pubblicata su Nature.
Una centralina per gli stimoli fisiologici. La maggior parte delle cellule immunitarie adattive (i linfociti T e B, che forniscono una difesa specializzata per combattere le infezioni) è concentrata nelle meningi, le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Studi precedenti suggerivano che i linfociti T si potessero trovare anche all'interno del cervello stesso: gli autori dello studio ne hanno individuata una popolazione in un punto dell'organo subfornicale, un piccolo aggregato di neuroni al centro del cervello che collabora alla percezione di una serie di bisogni, tra cui la fame e la sete.
Continui scambi. La stessa popolazione di linfociti T, distinta da quella presente nelle meningi per alcune caratteristiche proteiche, è stata trovata nel cervello umano. Gli scienziati hanno quindi osservato un legame tra questi linfociti e la popolazione di linfociti T residente nei depositi di grasso dei topi. Quando i topi venivano alimentati con una dieta ricca di grassi, i linfociti T aumentavano sia nell'organo subfornicale sia nei tessuti adiposi. Dopo 48 ore a digiuno, invece, il numero di linfociti T nel cervello risultava aumentato e quello nei depositi di grasso diminuito, come se l'assunzione di cibo avesse influito sul numero di cellule immunitarie in viaggio verso il cervello.
Un segnale del bisogno di cibo? Anche il microbioma intestinale potrebbe influenzare la popolazione di queste cellule immunitarie. Infatti, quando i ricercatori hanno somministrato antibiotici ai topi, il livello di linfociti T nella struttura cerebrale è diminuito. Mentre topi affamati, ma che erano stati modificati geneticamente per essere privi di questa popolazione di cellule immunitarie, hanno impiegato più tempo a ricercare cibo rispetto a topi che li avessero ancora.
Un legame interessante. Tutti questi test suggeriscono che queste cellule possano svolgere un ruolo di segnalazione dell'apporto di cibo consumato e partecipare ai comportamenti di ricerca di alimenti e segnalazione della fame.
Certamente quelle osservate sono semplici correlazioni che andrebbero approfondite, per capire se le cellule "sentinelle" possano svolgere un ruolo cruciale nel regolare l'alimentazione.