Le Atp Finals, Miami e... Tutti i (pochi) titoli che Rafa Nadal non è mai riuscito a vincere

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Il fenomeno maiorchino ha chiuso una carriera leggendaria vincendo quasi ovunque. Ma nella sua bacheca ci sono delle assenze di lusso. Soprattutto sul veloce indoor

Lorenzo Topello

22 novembre - 12:28 - MILANO

A volte, per capire grandezza di un gigante, basta osservare i (pochissimi) percorsi su cui non è mai riuscito ad avventurarsi fino in fondo. Se poi il gigante si chiama Rafael Nadal, sul cammino si trovano quasi solo passi sicuri, fragorosi come l'applauso che il palazzetto Martin Carpena di Malaga gli ha tributato per l'ultimo ballo, quello che è coinciso anche con l'eliminazione della sua Spagna dalla Coppa Davis. Ricorderemo Nadal come l'uomo che ha perso soltanto due partite in vent'anni nella competizione per la prestigiosa Insalatiera per nazioni: la prima e l'ultima. In mezzo, con la maglia rossa, solo vittorie. Eppure il fenomeno di Maiorca è caduto più volte lungo il percorso nei principali tornei Atp: non siede, ad esempio, nel salotto (ristretto a due sole poltrone) di quelli che hanno trionfato in carriera in tutti e quattro gli Slam, le Atp Finals, la Coppa Davis e le Olimpiadi. 

l'en plein mancata

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Lì, per ora, brindano solo Novak Djokovic (che ha trovato l'alloro che gli mancava ai Giochi di Parigi) e Andre Agassi. Ci è andato vicino, mancandoli per un soffio, Roger Federer che i Giochi li ha vinti sì, ma nel doppio. A Rafa l'en plein è sfuggita per una mancanza dolorosa nella bacheca: quella delle Atp Finals. Leggenda sì, Maestro no: pare un ossimoro, ma è il racconto di un tabù che a novembre ha sistematicamente avvolto le prestazioni del maiorchino. Alle Finals Rafa è giunto solo due volte in finale, condizionato soprattutto dai pesanti infortuni che ne hanno caratterizzato il finale di stagione. E ha perso in entrambi gli appuntamenti londinesi: nel 2010 contro Federer, nel 2013 contro Djokovic. Non solo: le sconfitte, ciliegine indigeste dopo due annate favolose (nel 2010 vinse tre Slam su quattro), gli hanno poi condizionato la off-season al punto da fargli andare di traverso lo Slam di inizio anno a Melbourne. 

il tabù indoor

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Le Finals mai vinte hanno amplificato le difficoltà di Rafa sul cemento. Lo spagnolo ha perso sul veloce 27 delle sue 39 finali: più di due su tre. Se in primavera si è sempre trasformato in un Terminator (11 volte campione a Montecarlo, 10 a Roma, 5 a Madrid, oltre ovviamente ai 14 trionfi al Roland Garros), Nadal ha conosciuto le sue maggiori difficoltà proprio sul cemento. Soprattutto sul veloce indoor: qua ha vinto la miseria di 2 titoli, una goccia d'acqua nell'oceano dei suoi 92 trionfi. Anche perché non si tratta di tornei indimenticabili: nel 2005 a Madrid contro Ljubicic e nel 2013 nell'inedita terra rossa di San Paolo contro Nalbandian che gli ha dato uno dei più grossi dispiaceri in carriera. A proposito di veloce indoor, infatti, l'argentino sconfisse Rafa nell'unica finale disputata dallo spagnolo a Parigi Bercy, uno dei Masters 1000 che non ha mai portato a casa. Era il 2007, uno dei due set portati a casa da Nalbandian finì addirittura 6-0. Nell'ultimo 1000 prima delle Finals Nadal non ha mai sfondato.

sogno o illusione

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Quando gli chiesero, quattro anni fa, quale fosse il segreto per continuare a vincere, Nadal spiazzò diversi cronisti: "In realtà penso sempre di poter perdere. Questo mi aiuta a migliorare. Ma il vero segreto è avere sempre un obiettivo nella vita. Una speranza. Un'illusione, se necessario". O un'ossessione: quella di chiudere i conti coi Masters 1000 e vincerli tutti almeno una volta, come è riuscito a fare Nole. Rafa ha mancato quel traguardo: le foto con il trofeo non gli mancano solo negli album di Parigi Bercy, ma anche in quelli di Miami e Shanghai. La superficie? Cemento, di nuovo. In Cina due sconfitte all'ultimo atto. In Florida ha perso addirittura cinque finali, la prima nel 2005 e l'ultima nel 2017: in entrambe le circostanze, la sveglia che ha interrotto il suo sogno l'ha suonata Roger Federer. Piccoli incidenti di percorso di un cammino da gigante assoluto.

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