Sarri e Italiano per il rilancio anche in campionato. Si affidano agli esterni, che spesso sono l’arma in più
È tutta una questione di “larghe vedute”. Tante cose, tanti spunti, passano dagli esterni. Lazio-Bologna di oggi è non solo il primo di tre set stagionali (ci sarà la sfida ai quarti di Coppa Italia a febbraio) ma è un laboratorio di idee e volontà, di attacchi ritmati ma anche di fase difensiva collaborativa e attenta, perché se è vero che Maurizio Sarri cura tanto del proprio tempo alla “copertura”, è altrettanto reale che fino al crollo in casa contro la Cremonese Vincenzo Italiano aveva la seconda miglior terza linea del campionato (ora terza). Non è un caso che la Lazio non prenda gol all’Olimpico da due mesi (4 ottobre contro il Toro) e che in casa si sia messa in tasca 13 dei 18 punti attuali; così come non è un caso che il Bologna non perda fuori casa da 6 turni fra Serie A ed Europa. Ma la storia del Comandante e di Vincenzo è chiara e calcisticamente “arrogante” soprattutto davanti: l’arsenale a disposizione è notevole, da una parte e dall’altra, da destra a sinistra, elencate i nomi, da ovunque la si voglia vedere.
Eurovoli
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C’è roba, dentro a Lazio-Bologna. O tanta roba, come direbbe il Comandante. Sarri è uno dei pochi allenatori che non prevede, se non in casi straordinari, il cosiddetto “uomo su uomo”: lascia avanzare ponendo due blocchi ma coprendo il campo dentro e in ampiezza; Italiano, invece, la fase difensiva la fa aggredendo: la riconquista alta è una dottrina, i duelli sono il suo modo di porsi, quindi i faccia-a-faccia come battaglia perenne ma con anche il rischio delle cosiddette “imbucate”, quelle che sono costate contro la Cremonese e nella prima parte del match di Coppa Italia contro il Parma. Difendono così, Sarri e Italiano, ma quando “slegano” gli ormeggi, beh, siamo all’esaltazione dei dispositivi esterni. Le vere fonti di giovinezza del calcio di Sarri e Italiano arrivano dalle ali. Da un lato e dall’altro - chi destro e chi mancino - ci sono gli uomini da vetrina attuale di Lazio e Bologna. Mattia Zaccagni è il giocatore che in questa serie A subisce più falli: un tormento dinamico, 48 “colpi” fino ad oggi, davanti proprio a un elemento del Bologna, un’altra ala, Nicolò Cambiaghi. Ma la sfida vera di Mattia è con Riccardo Orsolini: occupano fasce differenti ma sono loro i principi azzurri che cercheranno il Mondiale ‘26 e prima di tutto l’accesso alla prossima Europa in un modo o nell’altro. La Lazio è più lontana, il Bologna annusa aria altissima e tutto passerà anche dalla gara di stasera. Zaccagni dopo la rete realizzata al Milan in Coppa Italia è diventato il miglior marcatore stagionale (4 reti) così come Orso lo è del Bologna con 6 gol: ali che “sfondano”, che fanno gioco e lavorano davanti alla porta con tagli dentro al campo che sanno essere letali. Sarri e Italiano concepiscono gli attaccanti esterni come veri e propri uomini da gol. E da Europa.
Nascita e rinascita
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Le due ali-simbolo sono ovviamente loro (Zac e Orso) ma prendete per esempio Gustav Isaksen oltre all’anarchico (nel senso di imprevedibile) Noslin, poi Cancellieri, semmai Pedro: la rinascita del danese è stata netta, chiara, lampante. La mononucleosi che lo ha frenato in estate, l’avvio per forza di cose da dosare, il gol che non arrivava ma era vicino, poi lo sblocco col Cagliari dopo 211 giorni dalla rete precedente, la credibilità dentro a un sistema che via via è tornato ad essere (anche) suo. Nelle ultime sette gare è diventato (ed è rimasto) titolarissimo. Un motivo ci sarà (al netto delle risorse). E in un Bologna che non perde da 6 gare di fila in trasferta (l’ultima il 26 settembre a Birmingham), Italiano ritrova tutte le sue ali (da Orso a Rowe, da Cambiaghi a Dominguez e Bernardeschi) e soprattutto può disporre per la seconda volta in stagione dei tre centravanti, Castro, Dallinga e il “re” di casa Ciro Immobile. Guardate i convocati rossoblù: sono 9 i giocatori d’attacco, potenza di fuoco a disposizione. Se quella di Isaksen è una rinascita, ecco che la storia di Jonathan Rowe sa di nascita vera e propria: mister 20 milioni si è sbloccato in Coppa Italia, segnando ma anche giocando con la convinzione di chi è entrato nel sistema a pochi mesi dall’arrivo in Italia dal Marsiglia. Insomma: la fascia come terra di conquista. E di grandi risposte, il tutto mentre il tango di Taty (Castellanos) e Santi (Castro) sarà colonna sonora di due squadre che amano stare dentro la Business Class del campionato. Ovviamente partendo dalla... tangenziale del campo: vedute larghe.







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