Per la sua scalata alla Champions, Conte si affida al fuoriclasse belga che la Coppa dalle grandi orecchie l'ha vinta a Manchester (oltre a molti altri trofei). Perché con KDB il calcio diventa poesia, arte, un dono della natura
Il calcio in un nome e in un cognome, in un uomo che è un po’ simbolo d’un decennio, in quello stile ora barocco e ora gotico, poi classico e assai moderno, si direbbe futurista, che Kevin De Bruyne racchiude in sé. Il calcio che diventa poesia, sa di arte, un dono della natura che adesso arricchisce Napoli nel suo panorama mozzafiato, sta là come gli affreschi della sua natura che s’intravedono o però s’immaginano, in quello sguardo serio - persino severo - che sembra confermi ciò che KDB disse di sé: “Quando gioco dentro di me è come se ci fossero due Kevin, a volte divento un piccolo bastardo”. Vero o falso che sia, si resterebbe nel limbo delle leggende metropolitane, mentre De Bruyne è leggenda vivente, porta ora a spasso il Napoli con quella sua allure così abbagliante, l’eleganza di uno stilista pret-à-porter che trascina la propria (nuova) maison a sfilare sul red carpet della Champions League.
la sfida al passato
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Ma chi l’avrebbe detto, appena cinque mesi fa, che il Napoli sarebbe arrivato a lui, l’avrebbe avvicinato, lusingato, sedotto per poi abbandonarsi assieme alla sua classe nel salotto buono del football? E chi avrebbe sospettato che il destino - non sempre cinico e baro - avrebbe poi imbandito per la serata del 18 settembre, all’Etihad, la sua rentrée? È il figliol prodigo che ricompare alla casa madre, anche se solo per una notte, e ricollega la propria storia con quella di un club che al suo debutto in Champions League passò proprio da Manchester: 1-1, gol di Cavani, 14 settembre 2011, pareva una vacanza occasionale in un resort cinque stelle e invece si stava costruendo un ponte sul futuro. In quello stadio, tra quella gente, Kevin De Bruyne ha avuto un ruolo altamente rappresentativo, perché del calcio di Guardiola lui è stato il portavoce, con quella cadenza imprevedibile, gli strappi secchi e mai “sguaiati”, gli allunghi colmi della sua leggiadria.
SU IL SIPARIO
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Si potrebbe, volendo, anche (ri)cominciare così: dov’eravate rimasti? E accomodandosi tra le statistiche, che non banalizzerebbero, si procederebbe di racconto: nel salotto buono di casa De Bruyne, sul litorale di Giugliano, a due passi da Castel Volturno, per evitare incidenti, bisogna saper zigzagare tra un campionato, una coppa e una Supercoppa belga; una Coppa e una Supercoppa di Germania; cinque Coppe di Lega, sei Premier, tre Community Shield e pure due Coppe d’Inghilterra, tutte conquistate (ovviamente) con il City; una Champions, una Supercoppa Uefa e un Mondiale per club; insomma, una giostra dalla quale non si vorrebbe scendere, pur per andare a gustarsi i segreti di un’epoca ruggente, tutta sua; o una gioielleria in cui perdersi, rievocando l’ora in cui accadde di ritrovarsi addobbato da quelle perle.
IL DESTINO
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Ma forse era scritto lungo i tornanti della Costiera che proprio Napoli dovesse divenire la sweet home di Kevin De Bruyne, che nel 2017 disse sì con Michèle a Sorrento, il paradiso per promettersi fedeltà nella buona e nella cattiva sorte, e che riparte per questa ennesima avventura - magari l’ultima, ma perché chiederselo? - dal Maradona, da Castel Volturno, da luoghi dai quali è stato catturato nell’inconscio, probabilmente, o anche no.
APPLAUSI
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La carriera di De Bruyne è un reportage nella Grande Bellezza che il suo City ha esibito in ogni angolo del Mondo e che qui, nel giardino del cuore di Paolo Sorrentino, diventa accecante, come la sintesi dello splendore del suo decennio: 108 gol, 177 assist, 19 titoli, un Gigante che parla quattro lingue (olandese, francese, inglese, tedesco), si prepara a imparare la quinta e la sesta (l’italiano e il napoletano) e non intende assolutamente smettere di stupire. Giugliano - dove appunto è andato ad abitare - sa di comodità, lo tiene a portata di campo, gli evita di distrarsi nel traffico, gli permette di vivere la propria famiglia nel parco riservato individuato per i suoi tre bambini ma senza smarrire i concetti portanti del professionista, che ha bisogno di essere sempre presente a se stesso.
CURIOSITÀ
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Febbraio, un ‘solito’ sabato abbandonato in una poltrona di un albergo, in tivvù dànno il City e Manna ripensa a certe frasi di Conte (“dobbiamo alzare la qualità”) che l’étoile in primo piano possiede per intero. Nothing is impossible dicono a Manchester e pure in vecchie pubblicità nostrane e al diesse s’accende la lampada, avvia il giro di consultazione, cerca di capire scopre che c’è una mezza intenzione del Liverpool che potrebbe essere formalizzata: un aereo per Manchester, un altro a distanza di qualche settimana in Belgio e De Bruyne sa già di aver indirizzato se stesso e la propria famiglia in direzione Napoli.
UNO, CENTOMILA
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Alle spalle c’è un vissuto ‘esagerato’, una adolescenza da predestinato, e quel limbo in cui, avendo acquisito certezze, si diventa enfant prodige. De Bruyne è tante cose assieme, un rifinitore, un ‘goleador’ aggiunto, una mezzala di destra o di sinistra, un 8 o un 10 che va in giro con il 17, anche un falso nueve; e comunque De Bruyne è il calcio fosforescente di Pep Guardiola, ma non solo il tiki-taka, certo l’esemplare più distante dalle idee di Mourinho, si direbbe la sua antitesi. De Bruyne è il confine tra quei due universi, uno avvolgente e spettacolare e l’altro asciutto, anestetizzante, pragmatico: e non è un caso che al Chelsea dello Special One fu un’esperienza indimenticabile perché traumatica, e al City lo fu egualmente (indimenticabile) perché esaltante. De Bruyne è la luce nuova (cit. Benitez) in questo Napoli che Conte sta provando a costruirgli addosso, elaborando sistemi e riferimenti tecnici: il 4-3-3 è sembrato fosse idoneo, però penalizzava Anguissa e la possibilità di farsi concedere equilibrio da un atleta ammirevole; e allora, avanti adagio: 4-1-4-1, portando McTominay più a sinistra, o 4-4-1-1, lasciando KDB alle spalle della punta; o magari, si vedrà: da Drongen in poi, le traiettorie della vita le ha disegnate De Bruyne.