La battaglia dei dazi porta alla pace tra Airbus e Boeing

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Le due aziende rivali unite nell'azione di lobbying che ha portato all'azzeramento dei dazi reciproci tra Usa ed Europa per aerei e componenti aeronautici

Emilio Deleidi

2 agosto - 08:03 - MILANO

C'è voluta la guerra dei dazi scatenata dal presidente statunitense Donald Trump per mettere - almeno momentaneamente - pace tra Airbus e Boeing. Nemici da sempre, impegnati a combattere sui mercati per la conquista di contratti importanti con le compagnie aeree di tutto il mondo, i due colossi della produzione aeronautica sono riusciti a far sì che, nell'accordo annunciato dopo il vertice di Turnberry, in Scozia, gli aerei civili e i loro componenti (motori, ricambi, avionica, dotazioni degli interni) venissero esclusi dalla tariffa base del 15% imposta sulle importazioni dall'Europa agli Stati Uniti. Questi prodotti, come altri del settore tecnologico o quelli ritenuti critici, beneficiano dunque di un "dazio reciproco" pari a zero

INTERESSI COMUNI

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Se tutto sarà definitivamente confermato (l'accordo è al momento definito "provvisorio") sarà merito anche degli sforzi congiunti che hanno visto le due grandi rivali Airbus e Boeing lavorare fianco a fianco in un'azione di lobbying nel nome dei comuni interessi, ponendo fine a una disputa che si trascinava dal 2004 nell'ambito del Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio. Un aspro confronto, nel quale gli americani accusavano il consorzio aeronautico europeo di aver goduto di sovvenzioni pubbliche e l'Ue ribatteva contestando i sussidi federali concessi al costruttore di Seattle. Per molti anni gli Usa e l'Europa hanno applicato dazi del 15% sugli aerei importati dall'uno o dall'altro costruttore, finché nel 2021 le misure non sono state sospese durante il mandato del presidente Joe Biden, senza che però il contenzioso trovasse una soluzione definitiva. Ora si è aperto uno spiraglio, che deve essere confermato definitivamente.

PERICOLO ESTERNO

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A convincere Airbus e Boeing a portare avanti insieme la battaglia contro i dazi reciproci, con il supporto del produttore di propulsori Ge Aerospace a sua volta interessato al problema, è stata probabilmente la necessità di far fronte comune a minacce commerciali che arrivano da Paesi terzi. Boeing, del resto, secondo i dati di piattaforme specializzate in aeronautica come Cirium, vende almeno il 17% dei suoi aerei in Europa (si pensi, per esempio, alla flotta Ryanair, costituita interamente da 737), mentre Airbus colloca sul mercato Usa circa il 12% della propria produzione. A questo si aggiungono gli interessi dei fornitori di componenti, che comprendono aziende italiane attive nella produzione di elementi dei velivoli del consorzio europeo. Ma le minacce commerciali arrivano anche da Paesi come il Brasile e la Cina. Embraer, che ha la sede principale nei pressi di San Paolo ma produce anche negli Usa, in Messico e in Portogallo, si è affermata nel campo dei jet "regionali", impiegati sulle corte e medie distanze anche da molte compagnie europee (come Air Dolomiti, Klm, Lot) e americane (American Airlines, United Airlines, Alaska Airlines), con i modelli della gamma E170-E195, in grado di trasportare da 70 a oltre 120 passeggeri. In Cina, invece, vola già da qualche tempo il C919, progettato dall'azienda locale Comac con l'intenzione di fare concorrenza a modelli come l'Airbus A320 e il Boeing 737. Non ancora certificato per l'utilizzo in Europa e negli Usa, questo velivolo da 150 posti è impiegato su tratte nazionali (compresa l'area amministrativa speciale di Hong Kong) da compagnie come China Eastern, Air China e China Southern Airlines. L'intenzione dell'azienda è ampliare la propria gamma anche con aerei destinati al lungo raggio e, come accade in campo automobilistico, proporsi come alternativa plausibile pure ai vettori occidentali. Ci vorrà del tempo, ma non dimentichiamo che la credibilità della Boeing è stata messa a dura prova dai problemi incontrati con il 737 Max, coinvolto in incidenti e problemi di affidabilità, e dalla recente tragedia del 787 dell'Air India, le cui cause (in Occidente attribuite alla volontà del comandante, tesi respinta dalle autorità locali) sono ancora definitivamente da accertare. Un motivo in più per indurre l'azienda americana a trovare nella storica rivale Airbus una preziosa alleata nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Unione europea.

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