L’urlo di Vingegaard sulla Bola del Mundo: la Vuelta è sua. Pellizzari perde la maglia bianca

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Il danese della Visma-Lease a Bike conquista il terribile arrivo in salita, stacca il portoghese Joao Almeida e domenica festeggerà a Madrid il trionfo nella corsa spagnola. L'italiano in crisi perde il primato nella classifica giovani. Ancora manifestazioni pro-Pal: tappa interrotta ai piedi della salita, poi il gruppo riesce a passare a fatica

Luca Gialanella

Giornalista

13 settembre - 17:42 - MILANO

Vingegaard, finalmente. Sì, ci sono ancora io. Dopo tante delusioni e amarezze, dopo aver visto sempre la schiena di Pogacar e aver subito la superiorità dello sloveno al Tour, l’orgoglio di Jonas Vingegaard è in cima alla Bola del Mundo, a 2251 metri di quota nella Sierra di Navacerrada, a poco più di un’ora da Madrid. Qui nel 2010 Vincenzo Nibali conquistò la Vuelta, il suo primo grande giro e a 25 anni iniziò la scalata al palcoscenico mondiale del ciclismo. Oggi Vingegaard si è messo alle spalle l’ingombrante ombra di Pogacar, e dopo tre secondi posti al Tour alle spalle dello sloveno conquista la Vuelta numero 80: domani l’apoteosi a Madrid. Due volte re del Tour nel 2022 e 2023, secondo nel 2021, 2024 e 2025: il danese della Visma-Lease a Bike si riscatta sulle strade spagnole dove al Giro dei Paesi Baschi 2024, con quella terribile caduta, rischiò di smettere con il ciclismo, e sale a tre trionfi nelle grandi corse a tappe.

Sulla strada in cemento della salita spagnola, a 1,1 km dall’arrivo, Vingegaard sente la responsabilità della maglia rossa, attacca Hindley e se ne va. Non c’è pubblico, c’è soltanto Vingegaard, la maglia rossa e i suoi pensieri. Mette il sigillo in cima alla Bola del Mundo con un urlo di liberazione: è la sua terza vittoria in questa edizione della corsa. Secondo il suo compagno Kuss a 11”, terzo Hindley a 13”, quarto Pidcock a 18”, quinto Almeida a 22”. Ciccone a 1’23”. Peccato per Giulio Pellizzari, che va in crisi sulla salita finale: arriva 16° a 2’50” e cede la maglia bianca dei giovani allo statunitense Riccitello. Vittoria numero 41 in carriera per Vingegaard, la quinta stagionale: in classifica il danese comanda con 1’16” su Almeida (Uae Emirates), 3’11” su Pidcock (Q36.5), 3’41” su Hindley (Red Bull-Bora), 5’55” su Riccitello (Israel-Premier Tech) e 7’23” su Pellizzari (Red Bull-Bora)..

LA CORSA

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La tappa viene bloccata a 20 km dall’arrivo dagli attivisti pro-Palestina, a fatica il gruppo riesce a passare. Giulio Ciccone si mette in evidenza, è al comando a 12 km dall’arrivo, prima da solo e poi con il basco Landa. Ripresi a 3 km, quando inizia il pezzo terribile con la strada in cemento e pendenze fino al 22%. Ottima prestazione per l’abruzzese, che ha voluto fare un test generale a due settimane dal Mondiale di Kigali in Ruanda, in Africa, dove sarà il leader della Nazionale. Il ct Marco Villa può stare tranquillo e affidarsi a lui, così come a Pellizzari. Forcing di Almeida negli ultimi 3 km, il portoghese deve recuperare 44” da Vingegaard e si mette in testa a fare una cronoscalata, senza mai curarsi di Vingegaard in maglia rossa alle sue spalle. A 2,2 km attacca Hindley, e Vingegaard lo segue. E dopo 200 metri Almedia cede un metro, poi due, cinque, dieci. Quindi lo show finale di Vingegaard.

GRAN FINALE

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Domani 21a e ultima tappa, Alalpardo-Madrid, 106 km, che è stata accorciata di cinque chilometri per "motivi di circolazione", come hanno spiegato gli organizzatori. Il cambiamento avviene prima del circuito finale di Madrid, con l’eliminazione del passaggio da Aravaca. La Vuelta arriva comunque a Madrid in un clima di grandissima tensione, con proteste continue dei manifestanti pro-Palestina, contro il team Israel in corsa. Domani nella capitale sono in programma manifestazioni in vari punti della capitale: c’è uno schieramento straordinario di forze dell'ordine con oltre mille agenti della polizia e 400 della Guardia Civil.

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