Le spettacolari migrazioni di milioni di gnu e zebre attraverso la savana africana, o i viaggi interminabili delle sterne artiche da un polo all'altro, impallidiscono di fronte ai movimenti globali dell'umanità. Secondo uno studio condotto da Lior Greenspoon, del Weizmann Institute of Science in Israele, gli esseri umani e i loro animali domestici rappresentano oggi la quota dominante della biomassa terrestre e sono anche i principali "migratori" del pianeta — almeno se si misura la distanza percorsa in rapporto alla massa corporea.
Gli umani dominano la biomassa dei mammiferi. Negli ultimi secoli, la distribuzione della biomassa sul pianeta si è ribaltata. Se un tempo i grandi mammiferi selvatici – bisonti, elefanti, megattere – rappresentavano la parte più consistente della fauna terrestre, oggi l'essere umano e il bestiame allevato per scopi alimentari costituiscono circa il 95% della biomassa dei mammiferi, lasciando agli animali selvatici appena un misero 5%. Una cifra che include anche le balene, un tempo protagoniste delle più imponenti migrazioni della Terra.
Viaggiamo più di qualunque altra specie. Greenspoon e colleghi hanno introdotto un nuovo parametro per descrivere l'impatto del movimento biologico: il "movimento di biomassa", espresso in tonnellate-chilometro all'anno (t km/yr). Il calcolo - pubblicato su Nature ecology & evolution - combina il numero di individui di una specie, la loro massa media e la distanza percorsa annualmente.
Il risultato è sorprendente: gli esseri umani muovono circa 4.000 miliardi di tonnellate-chilometro all'anno, una cifra 40 volte superiore a quella di tutti gli animali selvatici terrestri messi insieme. Per dare un'idea, il movimento collettivo di biomassa generato dalle grandi migrazioni africane – milioni di erbivori in marcia tra Tanzania e Kenya – equivale grossomodo a quello prodotto da un singolo evento umano come l'Hajj alla Mecca o i Mondiali di calcio. I nostri corpi sono più piccoli, ma viaggiamo molto più lontano grazie a treni, automobili e soprattutto aerei intercontinentali.
Confronti col regno animale. Anche specie note per le loro lunghe migrazioni, come le sterne artiche – che compiono ogni anno un viaggio quasi da un polo all'altro – generano un movimento di biomassa totale (circa 16 milioni di tonnellate-chilometro all'anno) inferiore a quello dei lupi grigi (circa 30 milioni).
Ma questi numeri impallidiscono di fronte al traffico umano quotidiano: spostamenti per lavoro, turismo o migrazione superano di gran lunga qualsiasi movimento naturale sulla terraferma o in cielo. Perfino solo il nostro traffico pedonale – persone che camminano, salgono le scale, percorrono città e strade – equivale a circa sei volte lo spostamento di biomassa di tutti gli animali selvatici terrestri, insetti inclusi.
NEl mare. Negli oceani, il primato del movimento di biomassa spetta ai pesci, che con i loro spostamenti collettivi raggiungono circa 30.000 miliardi di tonnellate-chilometro all'anno, oltre sette volte la cifra umana. Le balene, pur compiendo migrazioni epiche, muovono una biomassa simile a quella dell'intera popolazione della Germania. Lo zooplancton, pur essendo la più grande riserva di biomassa del pianeta, si sposta molto poco: il suo movimento totale è pari a circa un quarto di quello umano.
Una rivoluzione recente. Fino a pochi secoli fa, il quadro era completamente diverso. Intorno al 1850, gli esseri umani costituivano solo un settimo della popolazione odierna e la maggior parte delle persone non si allontanava mai più di qualche chilometro dal luogo di nascita. Nello stesso periodo, gli animali selvatici terrestri si muovevano circa il doppio rispetto a oggi.
Le balene fertilizzavano ampie porzioni di oceano con i nutrienti delle loro feci, favorendo la crescita del fitoplancton – il principale assorbitore di carbonio atmosferico. Ma la caccia intensiva e la pesca eccessiva hanno ridotto di oltre il 70% il movimento di biomassa marina dall'epoca preindustriale. Ancor più indietro nel tempo, nel tardo Pleistocene, prima della scomparsa di mammut, megaceri e altri giganti della megafauna, la biomassa dei mammiferi terrestri era dieci volte superiore a quella attuale. La perdita di questi animali non ha solo alterato gli ecosistemi, ma ha cambiato radicalmente anche il flusso fisico di materia vivente sulla Terra.
corpi "in acciaio" in movimento. Curiosamente, lo studio considera solo la massa biologica degli esseri umani, ignorando il peso dei veicoli che utilizziamo. Se si includessero gli aerei, le navi, le automobili e i treni, il movimento di materia legato alle nostre attività supererebbe di gran lunga qualunque scala biologica mai esistita sul pianeta. Come osservano gli autori, oggi una singola centrale elettrica produce tanta energia quanta ne viene consumata per la locomozione da tutti i mammiferi selvatici terrestri messi insieme.
Un dato che sintetizza perfettamente il nostro tempo: un'epoca in cui la specie più mobile della Terra si muove grazie all'energia di un pianeta sempre più immobile.
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