“Siamo stati tutti vicini a lui perché abbiamo capito il momento, non è facile superare una cosa del genere” ha detto Chivu dopo i 90 minuti di "Pepo" contro il Venezia
Novanta minuti di calcio e basta. Contro il Venezia, nelle dinamiche di turnover di Cristian Chivu, Josep “Pepo” Martinez ha pensato solo alla sua Inter e al pallone. Un bagliore di “normalità” ritrovata per il secondo portiere nerazzurro, tuttora sotto indagine con l’accusa di omicidio stradale dopo quanto accaduto sulla strada per Appiano Gentile lo scorso 28 ottobre. È trascorso ormai più di un mese da quel giorno in cui lo spagnolo è stato coinvolto in un incidente che è costato la vita a un 81enne.
90 minuti col venezia
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“Sul suo stato emozionale meglio chiedere a lui... Sappiamo cosa sta vivendo, siamo contenti di averlo visto di nuovo con noi – ha spiegato Chivu nel post di Inter-Venezia –. Dopo la partita non gli ho nemmeno chiesto come sta, siamo in un frullatore e mi hanno portato subito via dallo spogliatoio. Sa lavorare, andare avanti sempre a testa alta”. La fotografia dell’allenatore romeno è nitida, delicata. La questione è di quelle da maneggiare con cura. Perché l’indagine è ancora in corso. È stata esclusa la morte per malore della vittima ma si attende la perizia tecnica richiesta dal pm di Como Giulia Ometto per capire la dinamica dell’impatto, attraverso le tracce sul terreno, e la velocità di Martinez. Su quel tratto di strada il limite è di 90 km/h. “Pepo” è stato subito affiancato da un team di psicologi, messo a disposizione dall’Inter, ha chiuso i profili social nei giorni in cui l’inevitabile schock per quanto avvenuto ha preso il sopravvento sulla vita quotidiana, poi ha ripreso ad allenarsi e club, squadra e allenatore gli sono stati vicini. Su Instagram è tornato a pubblicare dopo il 5-1 di Coppa Italia: “Che bella sensazione tornare in campo con i miei compagni. Un buon test per ritrovare il ritmo e sensazioni per quello che ci aspetta. Con più forza e motivazioni che mai”. E con il sostegno di un allenatore che ha provato a scegliere il momento migliore per riconsegnargli la porta dell'Inter e uno sprazzo di normalità: “Siamo stati tutti vicini a lui perché abbiamo capito il momento, non è facile superare una cosa del genere”.











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