L'ambasciatore italiano a Riad: "Il calcio rafforza il legame fra Italia e Arabia Saudita"

1 ora fa 2

Carlo Baldocci, 59 anni, a Riad dall'anno scorso, pone l'accento sulla valenza positiva del calcio, "anche perché da noi ci sono aziende d'eccellenza nel settore sportivo"

20 dicembre - 22:49 - RIAD (ARABIA SAUDITA)

Una delle frasi cult di Arrigo Sacchi dev’essere arrivata anche ai sauditi: “Il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti”. Tre anni fa il re Salman proclamò un giorno di festa nazionale affinché chiunque potesse festeggiare la vittoria dell'Arabia Saudita contro l'Argentina al Mondiale. Ora il calcio attrae sempre più campioni e volti noti, anche italiani, visto che la Supercoppa è arrivata alla sesta partecipazione nel deserto. Cinque volte a Riad, una a Gedda. “Ormai le partite di campionato riempiono degli stadi modernissimi e i social sauditi diventano un’enorme piazza digitale. Il calcio è un motore di orgoglio nazionale”. Parola di Carlo Baldocci, 59 anni, Ambasciatore d’Italia a Riad dal 2024 e appassionato di calcio fin da ragazzino: “Ho giocato tra Giovanissimi e Allievi nella Fortitudo, poi ho smesso. Ma l'amore per il gioco è rimasto”. Lo incontriamo all’Al-Awwall Park prima di Bologna-Inter. Ci ha raccontato il valore del calcio saudita da un’altra prospettiva.

Ambasciatore, la Supercoppa a Riad che valore ha per i due Paesi?

"Rafforza un legame consolidato. Per l’Italia rappresenta l’opportunità di portare una delle sue competizioni più prestigiose in un Paese dove il calcio è seguito con passione, in un mercato giovane, dinamico e in profonda trasformazione. Per l’Arabia Saudita, ospitare di nuovo questo evento conferma la crescente centralità del Paese nello sport globale. Negli ultimi anni il Regno ha investito in infrastrutture moderne, grandi eventi internazionali e programmi per i giovani, rendendo lo sport uno strumento di sviluppo economico, attrazione turistica e apertura culturale. L’Italia mostra la forza del proprio calcio in una cornice internazionale di prestigio, mentre l’Arabia Saudita consolida la posizione di hub sportivo globale”.

Quant’è importante il calcio per i sauditi?

“Molto. Non è solo lo sport più seguito: si sta tramutando in un elemento identitario che attraversa generazioni, città e appartenenze sociali. Le rivalità tra i club sono radicate nella storia del Paese e mobilitano un coinvolgimento emotivo straordinario”.

E il calcio italiano com’è percepito qui?

"Gode di un prestigio particolare. La Serie A è vista come uno dei campionati che hanno scritto la storia di questo sport e i tifosi sauditi ne apprezzano la profondità tecnica, il senso di appartenenza dei club e la qualità degli allenatori. I sauditi vedono l’Italia come la patria del calcio, un punto di equilibrio tra storia e modernità. Rappresenta un capitale prezioso”.

Ovvero? Ci spieghi.

“Stiamo valorizzando questo capitale attraverso la crescita della nostra cooperazione sportiva. La passione saudita verso il calcio italiano può e deve beneficiare anche il "Made in Italy" del settore sportivo. Il nostro Paese vanta aziende di eccellenza nell’abbigliamento tecnico, nell’equipaggiamento professionale, nella tecnologia applicata allo sport, nella progettazione di impianti e nell’architettura sportiva. In Arabia Saudita, dove si stanno costruendo nuove infrastrutture e nascono continuamente accademie e centri sportivi, queste competenze e questi prodotti trovano un mercato naturale. Anche per questo abbiamo voluto inserire un panel dedicato all’industria della Cultura e dello Sport nell’ambito del Forum Imprenditoriale Italia-Arabia Saudita. Lo sport come veicolo di diplomazia economica”.

Milan-Como si giocherà a Perth. In futuro l'Arabia Saudita potrebbe ospitare anche una partita di Serie A?

"I rapporti tra calcio italiano e calcio saudita sono sempre più solidi, il pubblico è interessato e la qualità delle infrastrutture permette di ospitare grandi eventi. Tutto ciò suggerisce che il terreno sarebbe fertile affinché un evento di questo tipo possa avere luogo in Arabia Saudita”.

Quindi l’Italia può diventare un punto di riferimento?

“Assolutamente sì. Noi abbiamo una tradizione riconosciuta nella formazione dei tecnici, nella gestione dei vivai, nella preparazione e non solo. L’Arabia Saudita, allo stesso tempo, sta investendo con decisione in accademie, centri di allenamento e programmi giovanili. La complementarità è evidente: l’Italia può mettere a disposizione competenze che qui trovano un terreno ideale per crescere. La cooperazione può riguardare allenatori, dirigenti, preparatori, tutti”.

Dopo Mancini, sbarcato nel 2023 e andato via nel 2024, sono arrivati Simone Inzaghi e Retegui. Che ruolo può avere la presenza di allenatori e giocatori italiani nel rafforzare questo legame sportivo?

“Ogni volta che un allenatore italiano prende in mano la guida di un club o della nazionale saudita, si crea un ponte culturale che avvicina le due tifoserie e valorizza il nostro modello calcistico. Inzaghi, come prima Mancini, porta qui non solo competenza tecnica, ma anche una cultura professionale che viene apprezzata e imitata. A loro si aggiunge l’allenatore della Nazionale U23 Luigi Di Biagio, il quale, ricordo, nel corso del Forum Imprenditoriale del 25-26 novembre, è stato formalmente insignito del titolo di “Ambasciatore della Diplomazia dello Sport”, dal Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Tajani. Tale nomina è avvenuta affinché il calcio possa dare ulteriore slancio strategico a questa relazione, favorendo scambi, progetti e iniziative che vadano oltre il campo”. E che opportunità emergeranno nella cooperazione tra i due paesi? “L’Italia incontra in Arabia Saudita un partner che vede nello sport un pilastro della modernizzazione del Paese, data la sua centralità nella Vision 2030. In occasione della visita di Antonio Tajani, infatti, è stato firmato un Memorandum d’Intesa che prevede di rafforzare la collaborazione bilaterale attraverso scambi di visite, attività promozionali in occasione di eventi sportivi, cooperazione nei settori dell’antidoping, iniziative orientate all’inclusione, collaborazione nell’ambito della scienza e tecnologia applicate allo sport, infrastrutture sportive e molto altro”.

Ormai il calcio saudita è in evoluzione.

“Sta vivendo una trasformazione profonda, guidata da investimenti mirati, dall’arrivo di grandi giocatori e allenatori e da un forte coinvolgimento delle nuove generazioni. La partecipazione sportiva è cresciuta enormemente, così come la presenza femminile e il numero di club e federazioni attive. L’impatto è duplice: da un lato aumenta la competitività del campionato nazionale; dall’altro si ampliano le opportunità di cooperazione con il resto del mondo”.

Cosa la colpisce di più della cultura araba?

 “L’ospitalità. C’è una cura nel mettere l’ospite a proprio agio, una generosità spontanea che si percepisce nella quotidianità. La società sta armonizzando tradizione e modernità. È un equilibrio complesso, ma interessante: permette di vedere una cultura profondamente radicata nei propri valori mentre affronta con fiducia una trasformazione storica”.

Leggi l’intero articolo