Per la prima volta è stata osservata dalla Terra l’alba cosmica, la più antica luce dell’universo prodotta dalle prime stelle oltre 13 miliardi di anni fa. L'h vista la rete di telescopi basati a Terra del progetto Class (Cosmology Large Angular Scale Surveyor), coordinato da Tobias Marriage, dall’Università americana Johns Hopkins, I risultati sono pubblicati sul The Astrophysical Journal.
Per le prime decine o forse centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang l’universo aveva una tale densità di materia ed energia che la luce non era in grado di viaggiare liberamente, ogni particella di luce emessa da un corpo veniva infatti immediatamente catturata da qualche oggetto vicino e per questo l’universo di fatto era buio.
Ma l’universo si stava espandendo e la luce fu gradualmente sempre più libera di viaggiare: iniziò così l’alba cosmica, ossia il periodo nel quale per la prima volta il buio dell'universo giovanissimo venne interrotto dalla luce delle prime stelle. Di quell’antica luce esistono ancora delle tracce, radiazioni debolissime nella lunghezza d’onda delle microonde.
A vedere questa luce antica sono stati finora solo pochissimi telescopi spaziali, come Planck, e si riteneva fosse impossibile poterla osservare con i telescopi basati a Terra perché le deboli microonde cosmiche sono facilmente disturbate dalla presenza dell’atmosfera e dalla presenza di radar e satelliti.
Ma adesso la rete di telescopi Class, che si trova in Cile, nel deserto di Atacama, è riuscita per la prima volta a osservare direttamente quelle radiazioni. Chiave del successo, osservano i ricercatori, è stata l’incredibile sensibilità dei sensori, mentre i dati raccolti in questi anni dai telescopi spaziali hanno permesso di capire come e quanto le luci dell’alba cosmica siano disturbate dalla Terra e di poter eliminare queste interferenze.
Il risultato apre adesso la possibilità di ottenere nuove mappe della radiazione cosmica di fondo anche dalla Terra, con telescopi relativamente più semplici da costruire rispetto a quelli da inviare nello spazio. I dati potrebbero aiutare a a risolvere alcuni dei grandi enigmi della cosmologia, come la velocità di espansione dell’universo e l’origine della materia oscura che occupa il 25% dell'universo e che è completamente sconosciuta .
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