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Non c’è niente da salvare se non il coraggio del debuttante Coppola e l’unico tiro in porta di Lucca. Loro con tre punte, noi con una specie di 3-6-1. Il possesso palla? Ce la davano perché non sapevamo cosa farcene. E il Mondiale è già lontanissimo.
Dal nostro inviato Fabio Licari
7 giugno - 09:56 - OSLO (NORVEGIA)
L a notte dell’apocalisse. Il crepuscolo degli Dei. La fine del mondo e la rinascita. Nella mitologica nordica ci sono mille leggende che sembrano scritte per questa Italia (Dei esclusi), si spera anche per una rinascita, semmai verrà. Chissà se c’è una storia sulla vergogna. Non esistono altre immagini per descrivere gli azzurri umiliati, surclassati, annichiliti dalla Norvegia che vola verso il Mondiale. La Norvegia più forte di sempre, aveva ammonito il santone Drillo Olsen. Contro una delle peggiori Italie di sempre. Tre gol nel primo tempo del fantastico tridente Sorloth-Haaland-Nusa fanno temere un’altra Psg-Inter, nella ripresa anche i vichinghi abbassano il ritmo e si limitano a martellare il palo di Donnarumma. Ma tre o quattro gol, a questo punto, cambia poco. Almeno nel 2018 e nel 2022 abbiamo lottato quasi fino alla fine: male, ma eravamo in “partita”. Qui non si può sbagliare più niente per sperare nei playoff. Da capire con quali giocatori, quale ct, quale federazione. Forse Oslo sarà ricordata come l’Eboli dove si fermò l’Italia.