Inzaghi-Inter, oggi l'incontro: il tecnico sempre più orientato ad accettare la proposta araba

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Esattamente quattro anni dopo il suo insediamento sulla panchina nerazzurra, l'allenatore nerazzurro pare intenzionato a dire addio: l'Al Hilal è convinto della firma già domani

Davide Stoppini

Giornalista

3 giugno - 07:04 - MILANO

Il 3 giugno 2021 Simone Inzaghi veniva annunciato ufficialmente come nuovo allenatore dell’Inter. Anche oggi è il 3 giugno. E dopo quattro anni esatti, la storia si può chiudere: alla fine di una giornata di riflessioni, ieri sera il tecnico pareva ancora più convinto di accettare la corte dell’Al Hilal. Molto più fuori che dentro l’Inter, alla vigilia del vertice che oggi, nel primo pomeriggio, Inzaghi avrà con i dirigenti nerazzurri. Insomma: se la notte non avrà cambiato le carte in tavola - cosa che non si può mai escludere - sono decisamente maggiori le possibilità di un divorzio piuttosto che quelle di un rapporto che prosegue. In questa storia c’è comunque un sollievo: entro domani sera, al più tardi giovedì mattina, il conclave sarà finito. L’Inter avrà il suo allenatore: se non sarà Inzaghi, sarà il suo sostituto, per la scelta del quale non passerebbero più di 24-36 ore. Non è infatti immaginabile che un club come quello nerazzurro sia rimasto con le mani in mano in questi giorni/settimane, ovvero da quando l’offerta dell’Al Hilal è diventata di dominio pubblico. Ecco allora che intorno a una rosa di potenziali nuovi tecnici siano stati fatti già dei ragionamenti. Di più: sono stati fatti dei sondaggi veri e propri. E i nomi più avanti rispetto agli altri sono due. Il primo, in pole position, è Fabregas, sotto contratto col Como. Il secondo, avvicinato già in passato e gradito in viale della Liberazione, è quello di De Zerbi, comunque legato al Marsiglia ma attratto dall’idea di guidare il club nerazzurro.

convinzioni

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L’Al Hilal è convinto di avere in mano il sì di Inzaghi, con tanto di tabella di marcia: firma del contratto entro domani, successivo sbarco a Riad, un incontro/presentazione ai tifosi, poi il Mondiale per club da fare con la nuova squadra. Calma. Non troppa, ma comunque calma. E forse è bene concentrarsi sull’Inter. E su quel che può gestire il club nerazzurro. Se Inzaghi, come sembra, dicesse di voler andare in Arabia, la discussione non si porrebbe nemmeno. Ma se invece la scelta oggi durante il colloquio non fosse netta, i dirigenti nerazzurri porrebbero comunque delle condizioni sul tavolo. Ad esempio, vorrebbero avere la certezza di avere di fronte un allenatore senza dubbi, voglioso di continuare, che non ponga condizioni irricevibili, insomma che creda ancora di poter crescere insieme con i suoi giocatori. Se non fosse così, sarebbe l’Inter ad alzare la mano e a dire stop. Questa è la prima condizione per pensare che il matrimonio possa proseguire. E poi ce ne sono almeno altre tre. In serie: il rinnovo di contratto sarebbe solo fino al 2027, un anno in più rispetto all’attuale scadenza. E ancora: l’ingaggio sarebbe sì ritoccato (un incremento di 500 mila euro sarebbe già scattato), ma non certo stravolto. Per intendersi: non si parla di cifre da 8, 9 o 10 milioni, le cifre che circolavano nei mesi scorsi quando si raccontava di un nuovo contratto. Ultimo punto, poi: il mercato. La squadra, infine, non sarà rivoluzionata. C’è l’idea di alzare il livello delle seconde linee, ma il blocco dei titolari resterà sostanzialmente immutato. Solo se su tutti questi punti si dovesse eventualmente troverà un accordo, allora la storia tra Inzaghi e l’Inter avrebbe ancora un margine per continuare. E questo i dirigenti vorranno capirlo per bene nel corso dell’incontro di oggi: va scongiurato il rischio - ma questo vale per tutte le parti in causa - di ripartire la prossima stagione con le scorie di questa. Ovvero di uno scudetto perso, molto più che la finale di Champions, che non ha fatto piacere ai dirigenti, traguardo che era considerato ampiamente alla portata. In soldoni: va evitato uno scenario, quello di un connubio che prosegue con la sensazione sullo sfondo che ci si avvii comunque alla fine di un ciclo.

qui simone

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Di là c’è un allenatore, Inzaghi, che è stanco di essere considerato sempre il capro espiatorio di un traguardo non raggiunto. Ed è l’elemento che lo sta spingendo ad accettare l’Arabia in queste ore. Il tecnico avrebbe voluto vedersi maggiormente riconosciuto il merito di aver fatto guadagnare solo in questa stagione poco meno di 200 milioni di euro, tra premi e botteghino con la cavalcata Champions. E che in generale ha raggiunto due finali europee con un budget di mercato assai limitato rispetto alle big d’Europa. Della serie: è vero che - l’ha detto Inzaghi stesso - "in campo non vanno i fatturati e i monte ingaggi", ma è più facile correre se non c’è sempre una montagna da scalare, ecco. In questa storia, va detto, ci sono anche delle implicazioni extra campo. Quelle di una famiglia che deve trasferirsi in Arabia, di un figlio del tecnico - Tommaso - che è direttamente coinvolto in un’operazione da lui orchestrata insieme all’agente Federico Pastorello. La sensazione, però, è che la finale col Psg abbia segnato un confine.

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