Pro’ fino al 2024, ora gareggia per Swatt Club, team amatoriale nato da un blog. Se non cambia, la maglia non si vedrà in gruppo. Ganna è stato male in corsa
dal nostro inviato Giuseppe Nigro
30 giugno - 09:22 - GORIZIA
Il nuovo campione italiano non è un corridore professionista. La favola ieri dolce e l’altro ieri amara di Filippo Conca, 26 anni, lecchese di Bellano, senza contratto dopo due anni alla Lotto-Soudal e due alla Q36.5, che ieri a Gorizia si è vestito di tricolore battendo in volata Alessandro Covi, ha sorpreso il ciclismo. E ha fatto conoscere al mondo lo Swatt Club, che ha messo in mostra anche Ginestra e Carollo, a lungo in fuga, e ha portato pure Gaffuri (specialista delle Granfondo) nel gruppetto dei primi cinque che nell’ultima salita ha salutato tutti. Hanno seminato Ganna, che è stato male e ha vomitato in corsa, e Milan, che con una grande rimonta nel finale è quasi rientrato, alla fine 7° a 11” alle spalle di Baroncini. Nato dall’idea dell’imprenditore Carlo Beretta sull’onda del successo social di un blog di amatori (SoloWattaggio), lo Swatt Club tessera solo corridori over 23 senza squadra (Conca è attualmente l’unico ex pro’), autorizzato a disputare solo gare dilettantistiche e non professionistiche. A meno di chiamate da altre squadre, non ci sarà la maglia tricolore in gruppo. "Un risultato destabilizzante per le squadre italiane professionistiche - si sfoga Filippo -. Il ciclismo si perde tanto, perché interessa solo il campione".
Conca, suonerà il telefono adesso per un’offerta?
"Spero! Sto cercando squadra da mesi e non c’è stato verso. Sapevo che questa era un’opportunità unica e sono contento di averla sfruttata. Me ne renderò conto nei prossimi giorni, una cosa talmente incredibile... ma è da quando a ottobre mi sono trovato senza contratto che aspettavo questo giorno. Io ci credevo, ero qua per il risultato massimo anche se c’erano pochissime possibilità. Però è successo".
Com’è successo di rimanere senza contratto?
"Non sono un fenomeno. Da diversi mesi parlavamo con un paio di squadre Professional che si sono tirate dietro a ottobre. Essere un semplice gregario non mi ha mai dato modo di fare la mia corsa, a meno di andare a gareggiare con una Development, quando l’ho fatta è venuto fuori un ottavo posto al campionato italiano un paio di anni fa. Anche quando avevo una gran gamba dovevo sempre lavorare per qualcuno. E alla fine non c’è niente di male, la squadra deve raccogliere coi capitani, ma a forza di trovarti buttato a destra e sinistra a tappare i buchi come capita alla maggior parte dei corridori, rischi di restare a piedi".
E poi è arrivato lo Swatt Club.
"Prima di me c’è passato Asbjorn Hellemose, senza contratto dopo aver corso per la Trek, rientrato quest’anno con la Jayco Alula. Tra tanti pro’ che si sono trovati a piedi, pochissimi hanno “tenuto”. La maggior parte dei ragazzi lavorano, ma anche io adesso gestisco un B&B a Lecco, ho preso la patente nautica per fare tour in barca e vorrei aprire un noleggio bici. Bisogna guardare avanti: io mi sono laureato in Economia alla Bicocca".
Un messaggio per chi?
"Al ciclismo italiano in generale. Già la scorsa stagione ero migliorato tanto, e non è banale in questo ciclismo continuare a crescere a 25 anni. E alle squadre: c’è ancora una mentalità abbastanza vecchia, per cui chi punta anche sul marketing come Swatt è guardato come un mostro".