Il Pd accelera e ufficializza i candidati presidenti delle Regioni. Irritazione M5s

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Un post su Instagram con le foto di tutti i candidati in corsa alle prossime elezioni Regionali e la scritta "il centrosinistra è unito per vincere mentre la destra litiga per le poltrone". È il Partito Democratico, il primo della coalizione, a rompere gli indugi e ufficializzare la rosa dei nomi che andranno a contendere agli sfidanti del centrodestra la guida delle sei Regioni chiamate alle urne in autunno.

Una mossa che sembra non essere piaciuta molto al Movimento Cinque Stelle. Nella carrellata di nomi infatti c'è anche quello di Roberto Fico, storico esponente M5s ed in corsa per la Campania. La decisione di presentare in questo modo le candidature, osservano fonti pentastellate, suona come una sorta di "schiaffo" dei Dem al Movimento, alle prese, nelle stesse ore, con l'organizzazione della presentazione ufficiale dell'ex presidente della Camera come successore di Vincenzo De Luca.

Lo sprint del Nazareno insomma non è piaciuto ai piani alti di Campo Marzio ma, l'intenzione - mettono in chiaro - è quella di non fare polemiche. Conte sarà a Napoli con Fico per l'investitura ufficiale e per ricordare come l'ex presidente di Montecitorio sia un "valore aggiunto" del Movimento.L'obiettivo principale è quello di governare i processi politici. E prova ne sono - ci tengono a ricordare dai 5 stelle - quanto accaduto nelle Marche, in Toscana e in Puglia dove per tutta l'estate il Movimento ha lavorato per progettare un effettivo rinnovamento e preservare la candidatura di Decaro.

La sfida entrerà nel vivo da fine settembre con le Marche. Ma se il cosiddetto campo largo, i cui confini sono mobili a seconda delle realtà chiamate al voto (ad esempio Calenda sostiene Decaro, ma non Tridico in Calabria), ha ufficializzato la corsa dei candidati, nel centrodestra diversi nodi sono ancora da sciogliere. A bloccare la composizione del puzzle è sempre lo stallo del Veneto (la grana più complessa) dove è in atto da mesi un vero e proprio braccio di ferro tra la Lega, che rivendica un proprio candidato per il dopo Zaia e Fratelli d'Italia per nulla disponibile a rinunciare alla corsa.

Ed è proprio sulle mancate decisioni del centrodestra che gli avversari hanno deciso in queste ore di calcare la mano. "La destra si deve abituare ad una coalizione progressista unita, che non farà il favore di dividersi ancora e che è in pista con i suoi candidati", attacca la segreteria del Pd Elly Schlein che aggiunge: "In queste settimane di lavoro mi ha colpita che non abbiamo litigato su nessuno dei candidati e invece abbiamo le forze di maggioranza che governano il Paese che stanno ancora litigando sui candidati".

Una linea, sposata da tutto il vertice del partito. "Oggi 7 regioni su 7 al voto vedono il centrosinistra unito e candidati già in campagna elettorale, mentre il centrodestra ne ha presentati solo 4, degli altri tre non si sa niente, in Puglia, in Veneto e Campania. O non sanno chi presentare o litigano tra di loro, sottolinea il capogruppo in Senato Francesco Boccia. Mentre Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria del partito rimarca come lo slogan scelto "Testardamente unitari" non sia solo "uno slogan ma il metodo di lavoro Schlein ha messo a disposizione della coalizione", al contrario dei partiti di destra che, aggiunge, "stanno litigando e non riescono a trovare le candidature in ben tre delle regioni al voto: Campania, Puglia e Veneto".

Un plauso arriva anche dal leader M5s Giuseppe Conte che non nasconde la soddisfazione per il raggiungimento dell'accordo in Puglia, l'ultimo tassello per chiudere il cerchio delle candidature: "Finalmente siamo riusciti a chiudere questa partita - puntualizza - adesso non vediamo l'ora di sederci attorno ad un tavolo per definire puntualmente programmi e temi e per consentire, in prospettiva, di rilanciare tutte le regioni del sud". 

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