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Un insulto, un inseguimento, sei mesi di galera, mezz'ora contro l'Arsenal, un video virale in epoca pre social, un'offerta rifiutata a sua insaputa, un aereo per le Barbados, un secondo lavoro: la storia di un attaccante con una carriera unica nel suo genere
Ci sono destinazioni banali, quelle dei calciatori lo sono più o meno tutte così: a un certo punto ti accorgi che non sei più quello che eri, ti guardi allo specchio e scegli di non giocare più. Ma sono i viaggi che fanno la differenza, e nessuno ha fatto un viaggio più intenso nello sport di quello di Jefferson Louis, detto JLo, che ha annunciato di aver smesso di giocare a calcio dopo aver passato più di un quarto di secolo unendo i puntini dell'Inghilterra come nella Settimana Enigmistica. Louis, classe 1979, ha cominciato a giocare in partite di cui si tiene il referto nel 1996 e ha giocato l'ultima il mese scorso, e in 28 stagioni di onorata carriera ha cambiato 51 club. Cinquantuno. C'è chi diceva che avesse le potenzialità per fare una gran carriera, lui ha fatto una carriera grande: difficile distillarla in numeri perché a certi livelli i tabellini si narrano e non si tengono, in ogni caso sono oltre mille partite e oltre 300 gol, senza mai scollinare la terza serie e senza mai uscire dal paese tranne che per una sola partita. JLo è un Ronin del calcio, samurai senza padrone e con un gran fardello di abnegazione e pregiudizi: l'abnegazione è sua, i pregiudizi quelli degli altri perché come fai a fidarti di uno che cambia squadra con la frequenza con cui si cambia la giacca? Quando l'hanno chiesto a lui ha ribaltato la questione: "Se ogni volta trovo una squadra vuol dire che qualcuno in me vede qualcosa. Ma ammetto che il cambiare sempre un po' mi ha rovinato la carriera, tanti dirigenti pensano che io sia una mela marcia senza nemmeno conoscermi".