Lista del presidente sì o anche no, candidature "pesanti", ruolo degli ex, anzi dell'ex per eccellenza, Luca Zaia. Archiviato un risultato in Toscana dato per scontato fin dall'inizio, il centrodestra scalda i motori per il mini-election day di fine novembre. Un appuntamento che non si preannuncia da brivido guardando agli equilibri tra le coalizioni - in Veneto è scontata la vittoria, in Puglia la sconfitta, in Campania si punta almeno al buon risultato - ma che andrà guardato in controluce per vedere l'esito della competizione interna tra gli alleati che sostengono il governo Meloni.
Le strategie in ciascuna delle tre regioni saranno molto diverse. Intanto la Lega ha fatto la scelta di eliminare "Salvini premier" dai simboli locali: in Campania si presenta come "Lega - Cirielli presidente", in Puglia con "Lega-Lobuono presidente". E anche in Veneto, dove l'intesa raggiunta dai leader la scorsa settimana aveva come corollario anche il no al nome di Zaia nel simbolo, dovrebbe comparire "Lega - Stefani presidente". Lui, il giovane deputato, a capo del partito regionale e vice nazionale di Matteo Salvini, si prepara all'apertura ufficiale della campagna mercoledì a Padova, nel palazzetto che di solito ospita i concerti. Il leader leghista sarà con lui sul palco e così dovrebbe fare il Doge. E lì, secondo le attese che si registrano sul territorio, Zaia dovrebbe anche finalmente svelare che ne sarà del suo futuro.
Nel suo partito e tra gli alleati sono tutti pronti a scommettere che scenderà in campo come capolista per il Consiglio regionale, nonostante le rimostranze che non ha perso occasione di esplicitare negli ultimi giorni. "Se sono un problema vedrò di renderlo reale, il problema. Cercherò di organizzarmi in maniera tale da rappresentare fino in fondo i veneti" le parole che va ripetendo e che vengono interpretate dai più come una preparazione all'annuncio della candidatura. Le sue stoccate dai leghisti vengono attribuite a malumori nei confronti di Fratelli d'Italia - che ha sì ceduto sul governatore ma ha prenotato tutti i posti che contano in giunta e messo il "veto" su l'oramai quasi ex governatore - mentre per Fdi sono rivolte a Salvini, reo di non averlo abbastanza difeso. Il Doge continua a mantenere il mistero: "Il futuro? lo comunicherò quando sarà l'ora". Ma in tanti continuano a vedere una staffetta Stefani-Zaia in parlamento, visto che il candidato leghista se diventasse presidente (ma nel centrodestra nessuno antepone il se) libererebbe un collegio uninominale per il quale scatterebbero le elezioni suppletive.
"Salvini recupererà in Veneto" la batosta toscana, dicono gli alleati. Ma sarà da vedere anche il piazzamento di Forza Italia, soprattutto al Sud. Mentre il partito di Giorgia Meloni in territorio veneto conta di fare una buona performance, pur nella consapevolezza di non poter replicare i rapporti di forza delle politiche e delle europee (dove Fdi ha superato il 37%), anche perché "il candidato ha un effetto traino". Lo stesso che i meloniani puntano ad avere in Campania, dove Edmondo Cirielli sta ultimando a sua volta le liste. In corsa, nonostante gli ultimi dinieghi in pubblico e il coté di polemiche, ci sarà quasi sicuramente anche l'ex ministro Gennaro Sangiuliano (probabile capolista a Napoli). La coalizione qui presenterà una lista del presidente e una civica (in sostanza sempre del presidente) o forse due, accanto a quelle dei partiti. A differenza del Veneto dove non dovrebbe esserci una lista "Stefani" ma potrebbe esserci una lista "autonomista". Nell'una e nell'altra non dovrebbero scendere in campo per Fdi i parlamentari, come successo in Calabria. Un modello che potrebbe però essere adottato in Puglia nel tentativo di rafforzare le liste. Anche se lì la partita non è data solo persa, ma si teme una vera "Caporetto".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA