Tra il primo trimestre del 2011 e il primo trimestre del 2025 (quasi quindici anni) la ricchezza delle famiglie italiane è diminuita in termini reali dell'8,5%. E chi ha perso più ricchezza è il ceto medio. Lo evidenzia il Censis nel suo 59/esimo rapporto.
Dividendo le famiglie italiane per decili di ricchezza detenuta, il 50% delle famiglie più povere ha visto diminuire la propria ricchezza del 23,2%, le famiglie distribuite tra il sesto e l'ottavo decile hanno subito una riduzione del patrimonio iniziale tra il 35,3% e il 24,3%, tra le famiglie del nono decile la diminuzione è stata del 17,1%, mentre solo il 10% delle famiglie più ricche ha visto aumentare la propria ricchezza del 5,9%.
All'inizio del 2025, il 60% della ricchezza nazionale è posseduto da 2,6 milioni di famiglie appartenenti al decimo decile. Di più: il 48% della ricchezza è in mano a 1,3 milioni di famiglie che costituiscono il 5% delle famiglie più abbienti. La quota di ricchezza detenuta da 13 milioni di famiglie che si trovano invece alla base della piramide patrimoniale è scesa dall'8,7% del 2011 al 7,3% del 2025.
Produzione industriale a -1,2%, ma armi a +31%. Tessile e meccanica a rischio
L'indice della produzione industriale - rileva sempre il Censis - è stato negativo per 32 mesi consecutivi con l'eccezione di tre timidi rimbalzi. In particolare, la produzione manifatturiera è arretrata nel 2023 (-1,6%), nel 2024 (-4,3%) e anche nei primi nove mesi di quest'anno (-1,2%). Il rapporto sottolinea la crescita esponenziale del settore delle armi nel capitolo dal titolo "Il lungo autunno industriale (e l'antidoto del riarmo)".
Tra i comparti in maggiore sofferenza, e a rischio deindustrializzazione soprattutto il tessile e la meccanica. Nel 2024 solo l'alimentare ha registrato un incremento della produzione: +1,9%. Il tessile e abbigliamento è calato dell'11,8%, i mezzi di trasporto del 10,6%, la meccanica del 6,4%, la metallurgia del 4,7%, la farmaceutica dell'1,7%. Solo quattro comparti (elettronica, alimentare, farmaceutica, legno e carta) mostrano segnali di recupero nel 2025. Contestualmente, nei primi nove mesi del 2025, mentre la produzione industriale segnava ancora un calo dell'1,2%, la fabbricazione di armi e munizioni ha registrato un incremento del 31,0% rispetto al 2025.
Mercato del lavoro sempre più senile, l'84,5% dei nuovi occupati è over 50
La demografia cambia volto all'occupazione con una progressiva "senilizzazione del mercato del lavoro": è la fotografia del Censis nel suo 59/o rapporto.
L'incremento di 833.000 occupati registrato nel biennio 2023-2024 è dovuto prevalentemente alle persone con 50 anni e oltre, questi sono stati 704.000 (ovvero l'84,5% di tutta la nuova occupazione). Il saldo positivo nei primi dieci mesi del 2025 (206.000 occupati in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso) dipende esclusivamente dai più anziani, che aumentano di 410.000 unità (+4,2%), a fronte di -96.000 occupati di 35-49 anni (-1,1%) e -109.000 con meno di 35 anni (-2,0%).
Tra i giovani sono in netto aumento gli inattivi: +176.000 nei primi dieci mesi dell'anno (+3,0%). Nel biennio 2023-2024 l'input di lavoro supera largamente la crescita dell'economia: +3,7% gli occupati, +5,3% le ore lavorate, solo +1,7% il Pil.
Conseguentemente, calano gli indicatori di produttività: -2,0% il valore aggiunto per occupato e -3,5% il valore aggiunto per ora lavorata. In compenso l'Italia è balzata alla quattordicesima posizione tra le economie mondiali per intensità di automazione, con una quantità di robot installati per numero di addetti superiore alla media europea, statunitense e asiatica, e risulta al sesto posto nel mondo per numero di robot industriali installati nel 2023, con più di 10.000 nuove installazioni.
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