E' un campo progressista rinfrancato quello che riemerge dalla battaglia in Senato sulla manovra. Complice, forse, il clima natalizio ma anche il finale di partita a Palazzo Madama, i volti dei senatori del centrosinistra appaiono sorridenti dietro i cartelli rossi con la scritta 'Voltafaccia Meloni' esposti in Aula al termine delle dichiarazioni di voto sulla fiducia. Diverse le frasi che compaiono accanto al claim e che citano l'abolizione della Fornero, i tagli alla sanità o ancora l'aumento della pressione fiscale. "Meloni ha tradito ogni promessa", sottolinea la segretaria Dem Elly Schlein e ora, aggiunge, per l'opposizione c'è la "responsabilità di rafforzare questa alternativa e vincere le elezioni per ridare speranza al Paese".
"Abbiamo fatto gioco di squadra, e muro nei momenti in cui andava fatto", riassume un big Dem commentando la partita della legge di bilancio dal lato dell'opposizione. Che ha visto - evidenzia anche il leader M5s Giuseppe Conte - alcuni risultati più concreti come lo stop alla norma sui lavoratori sottopagati.
"Pensavano di farla franca e invece no: li abbiamo contrastati con forza - dice il leader pentastellato - e ora Meloni e soci ritirano dalla manovra questa vergognosa norma". Del resto in tanti degli interventi che si susseguono a Palazzo Madama ci sono gli omaggi ai colleghi delle altre minoranze. Il capogruppo del Pd, Francesco Boccia, li cita a uno a uno al termine del suo intervento: "grazie per il lavoro fatto insieme", dice, aggiungendo poi, rivolto ai banchi della maggioranza che "l'alternativa alla vostra idea di Paese c'è già". Qualche minuto prima il capogruppo M5s Stefano Patuanelli aveva appena finito di elencare i punti raccolti dalle opposizioni in emendamenti comuni: da Transizione 4.0 alla lotta al fiscal drag all'estensione della no tax area. "Evidentemente - aveva sottolineato Patuanelli - critichiamo il governo ma abbiamo anche un altro dovere quasi etico e morale nei confronti dei cittadini: costruire una proposta alternativa e da questa legge di bilancio lo abbiamo iniziato fare".
Anche Iv è della partita con Matteo Renzi che va all'attacco della "sconvolgente mancanza di visione" della manovra. La stessa critica avanzata da Carlo Calenda che, però, salva anche alcuni "aspetti condivisibili". Del tutto critica è Avs: "è una manovra classista", accusa il capogruppo in commissione Bilancio Tino Magni e totalmente "deludente" per il segretario di +Europa Riccardo Magi.
Ad ogni modo, oltre alla critica molti nel centrosinistra rivendicano una serie di vittorie incassate nel corso dell'esame in commissione e frutto anche della tattica parlamentare tenuta. Non ostruzionismo puro ma la scelta di fare la voce grossa in una serie di frangenti cruciali: dalle pensioni al condono al lavoro sottopagato. Dai temi comuni ora si ricomincia con l'incognita, però, di quanto potrà pesare sui futuri assetti una eventuale modifica della legge elettorale in senso proporzionale che sembra aver già fatto scattare la competizione nel campo avversario.
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