Il calcio è una delle aziende più redditizie del Paese, ma per aiutarlo è stato fatto poco

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Il pallone fa crescere il Pil italiano, ma andava sostenuto di più. Ora le priorità sono sviluppo infrastrutturale, sostenibilità economica e valorizzazione dei giovani

Alessandro Vocalelli

Opinionista

2 agosto - 09:07 - MILANO

Ha destato una grande curiosità, un grande interesse - e continua a far discutere - il rapporto annuale sul calcio, sviluppato dal centro studi federale in collaborazione con Arel e PwC Italia. Una fotografia, anzi un termometro, sullo stato del movimento più popolare che si conferma anche il principale e indiscusso motore dello sport nazionale. Nel biennio 2023-24, infatti, i tesserati della Figc hanno toccato la considerevole cifra di un milione e mezzo, che rappresentano il 30% di tutti gli atleti del nostro Paese. Con un incremento straordinario anche sul fronte del calcio femminile, che ha fatto registrare un aumento del trecento per cento delle ragazze che hanno deciso di contribuire alla crescita del settore, sulla bocca di tutti anche per i recenti risultati della Nazionale azzurra. 

forte impatto sul pil

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Fatto sta che il valore economico del calcio è sempre più rilevante, con un fortissimo impatto sul Pil, generando contributi fiscali, allargando la platea di chi ha trovato un posto di lavoro e coinvolgendo sempre più appassionati. Come dimostrano i dati sull’affluenza agli stadi, che fanno registrare un’impennata di presenze e tre club (Inter, Milan e Roma) addirittura nella top 10 d’Europa. Insomma, il pallone spinge il pil italiano, tra mille difficoltà, anche economiche - ed è giusto dirlo - ma senza avere il sostegno necessario, che ha finito, complice il Covid, per appesantire tutto il sistema. A differenza di altri comparti che hanno invece goduto di maggiori attenzioni. 

dare impulso al movimento

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E se tutto si può migliorare, e se si può giustamente lavorare ad una maggiore economicità, va anche detto che poco è stato fatto per sostenere una delle Aziende più redditizie per il Paese: dal decreto dignità che tanto ha fatto discutere alle misure per gli stadi che non si sono mai concretizzate, dalla tax credit sui settori giovanili alla possibilità di riammettere le società di scommesse come sponsor, dato che il divieto non ha avuto assolutamente l’efficacia sperata nella lotta alla ludopatia. Insomma, una serie di misure che avrebbero potuto permettere al sistema di mettersi al passo con quanto avviene nel resto d’Europa. Perché molto si può fare, e su questo non ci sono dubbi, ma serve una collaborazione generale per ridare impulso a un movimento che, come affermato dal presidente Gravina “rappresenta il primo riferimento sportivo nazionale per numero di tesserati, valore economico e diffusione di progettualità in ambito sociale. Valori che il ReportCalcio ha rappresentato grazie a un’analisi senza eguali per numero di informazioni e profondità degli argomenti”.

tre priorità

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Argomenti che rimandano a misure sempre più urgenti per dare sostanza alle tre priorità assolute per garantire un futuro al nostro sport più popolare: sviluppo infrastrutturale, considerando l’età anagrafica di molti impianti, sostenibilità economica e valorizzazione dei giovani, un elemento indispensabile per guardare con fiducia al domani. Perché i risultati contano, e in fondo le italiane hanno dimostrato di sapersi battere anche fuori dai nostri confini, ma alla base ci deve essere una valutazione generale, oggettiva e propositiva, sull’importanza del pallone a livello Paese.

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