Domenica 10 novembre Noah era in campo col Gent contro lo Standard Liegi quando è collassato in campo. Corsa in ospedale e diagnosi precisa: miocardite
Dal nostro corrispondente Filippo Maria Ricci
19 novembre - 12:17 - MADRID (SPA)
La stessa passione del padre, gli stessi problemi fisici del padre. La storia dei Fadiga, papà Khalilou, figlio Noah, è fatta di pallone e problemi cardiaci, evidentemente ereditari. Domenica 10 novembre Noah Fadiga stava giocando col Gent contro lo Standard Liegi quando è collassato in campo. Corsa in ospedale e diagnosi precisa: miocardite. Vent’anni fa, il 23 ottobre 2004, a suo padre Khalilou successe la stessa cosa: si accasciò sul prato del Reebok Stadium mentre si scaldava prima di un Bolton-Tottenham di Carling Cup.
LA DIFFERENZA
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Il papà è stato male a 29 anni, il figlio a 24. L’unica differenza: a Khalilou era già stato impiantato, 5 mesi prima, un defibrillatore per correggere le aritmie cardiache, a Noah l’operazione è stata fatta la settimana scorsa, dopo il collasso. Khalilou è tornato in campo, nonostante il parere contrario dei medici che temevano che una pallonata potesse far saltare il defibrillatore e costare la vita al giocatore, Noah vuole rientrare già in questa stagione.
LO STOP
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I due Fadiga hanno in comune anche lo stop and go: Khalilou fu acquistato dall’Inter nell’estate del 2003 dopo una grande stagione all’Auxerre. In Francia il nazionale del Senegal aveva giocato senza problemi, così come in Belgio, e al Mondiale col Senegal. Nessun medico aveva pensato di fermarlo. Ma in Italia in ambito di salute dei calciatori siamo sempre stati molto più attenti e Khalilou Fadiga, così come il nigeriano Nwankwo Kanu (già campione d’Europa con l’Ajax) qualche anno prima, fu fermato. Si operò e andò in Inghilterra perché in Italia non avrebbe ottenuto il nulla osta, un po’ come è successo al danese Eriksen anni dopo. Noah Fadiga invece è stato fermato dai medici francesi. Fino al 2023 ha giocato nel Brest che si apprestava a disputare la sua stagione miracolosa ma il nuovo protocollo di medicina sportiva francese ha chiuso l’esperienza nel Paese di Noah. Che è andato in Belgio dove non ha avuto problemi ad ottenere la licenza. Due domeniche fa la grande paura, l’operazione, il defibrillatore. E ora la speranza di continuare a fare ciò che più gli piace. Come suo padre.