Gravina tris, guiderà la Figc fino al 2028: "Abbiamo smascherato tranelli e calunnie"

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Da candidato unico ha ottenuto il 98,68% dei voti, nell'assemblea elettiva svoltasi in un hotel romano

Mario Canfora e Elisabetta Esposito

3 febbraio - 14:52 - ROMA

L'aveva definita una giornata di festa. E così è stata. Gabriele Gravina è stato eletto in un hotel della Capitale, in una corsa senza rivale o rivali visto la candidatura unica, alla guida della Federcalcio per la terza volta di fila. Ha ottenuto il 98,68% dei voti. Hanno votato 256 dei 274 delegati aventi diritto, il cui voto ha pesato in modo diverso dal solito, anche considerando il cambio dello statuto federale approvato a inizio novembre: la Serie A per il 18%; la Serie B per il 6%; la Lega Pro per il 12%; la Lnd per il 34%; gli atleti per il 20% e gli allenatori per il 10%. Mancano gli arbitri, per la prima volta fuori dalla tornata elettorale. Tra i presenti all'assemblea il numero uno della Fifa Gianni Infantino, dell'Uefa Aleksander Ceferin, il ct della Nazionale italiana Luciano Spalletti e il numero uno del Cip Luca Pancalli. 

il consiglio federale

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Ecco i nomi dei venti consiglieri eletti che compongono il nuovo consiglio federale: Ezio Maria Simonelli - presidente -, Stefano Campoccia, Francesco Calvo e Beppe Marotta (Serie A); Paolo Bedin - presidente -,  Giovanni Carnevali (Serie B); Matteo Marani - presidente -, Daniele Sebastiani (Lega Pro); Giancarlo Abete - presidente -, Daniele Ortolano, Ilaria Bazzerla, Sergio Pedrazzini, Giacomo Fantazzini, Giuliana Tambaro (Lnd); Umberto Calcagno - presidente -, Davide Biondini, Sara Gama, Valerio Bernardi (atleti); Giancarlo Camolese, Silvia Citta (tecnici). 

il passato

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Gravina la prima volta fu eletto il 22 ottobre 2019, a seguito del commissariamento, con una maggioranza del 97,2% dei voti e confermato in via Allegri il 22 febbraio 2021 (73,45% contro il 26,25% dell'avversario Cosimo Sibilia). 

le parole

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"Chiedo il privilegio della vostra fiducia per continuare a fare due cose: unire e cambiare. Mi rimetto a voi con orgoglio e con emozione. Orgoglio di aver guidato per sei anni questa federazione e di sentire dentro di me lo stesso entusiasmo del primo giorno. Emozione perché avverto nei vostri confronti la responsabilità di una fiducia così preziosa - le parole di Gravina nel discorso pre votazione -. Vivo nel calcio da 40 anni. Ho assaporato sconfitte e vittorie, di cui è fatta la maturità della vita. Ma in queste altalene di situazioni e di emozioni c'è una convinzione che si è radicata in me. Non ho mai smesso di considerare il calcio la più appagante attività che conosca. Anzitutto perché rende felici e poi perché rafforza il senso di comunità di cui ha tanto bisogno il nostro Paese. Questa evidenza mi regala una incrollabile fiducia morale. Il calcio fa bene all'Italia. Non smettiamo mai di testimoniarlo con forza. Se guardo indietro a questi sei anni trascorsi insieme, ritrovo molti motivi di soddisfazione. Abbiamo prima di tutto vinto la sfida più grande degli ultimi 70 anni. Tenere in vita il calcio italiano nel tunnel della pandemia. Ci siamo riusciti sfidando il pessimismo e il moralismo che accompagnano i tempi delle epidemie perché abbiamo affermato il diritto a essere felici che il calcio rappresenta in quanto più grande e più universale fabbrica di passioni del nostro pianeta. Il risultato è stato quello di mettere in salvo l'economia del sistema dalle conseguenze pesanti che altri Paesi invece stavano ancora pagando. Abbiamo promosso la trasparenza, l'economicità e la sostenibilità finanziaria dell'impresa calcistica in un quadro infrastrutturale che sconta un ritardo nella realizzazione di impianti adeguati e in un contesto di mercato complesso segnato dalla crescente concorrenza europea dall'impatto dei flussi finanziari ingenti investiti da club. Insieme continueremo a cambiare. E questa è la seconda ragione della mia candidatura. Vogliamo un calcio efficiente, un calcio responsabile verso gli stakeholders con cui si entra in contatto, sostenibile e aperto alla società civile, giovane e inclusivo, libero dalla violenza e da ogni discriminazione, punto di riferimento culturale. L'unità è stata la nostra forza, ci ha consentito di superare le incomprensioni e le miopie corporative, di contrastare attacchi diretti e indiretti e di smascherare le menzogne, i tranelli, le calunnie di cui purtroppo è fatta la vita pubblica del nostro paese". 

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