Golden Power su Unicredit, Bernardi (Aifi): "Una mossa che non reggerà al Tar"

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"Si tratta chiaramente di una improvvida, oltreché illegale, invasione di campo della politica"

Il Golden Power del governo su Unicredit? "Ingerenza, certo, ma che difficilmente reggerà al vaglio di legittimità nel caso della probabile impugnativa avanti al Tar da parte di Unicredit". Ne è convinto Maurizio Bernardi, partner di Pirola Pennuto Zei & Associati, membro della Commissione Tax & Legal dell’Aifi e professore a contratto dell’Università Liuc di Castellanza per il Master in Merchant Banking, che spiega all'Adnkronos le ragioni di diritto.

Golden power? Sì, ma in che casi

L’utilizzo da parte del Governo dei poteri speciali previsti dalla normativa c.d. Golden Power, sottolinea, con riguardo alla annunciata Ops di Unicredit su Banco Bpm "non pare avere un reale fondamento giuridico", sottolinea. "La normativa Golden Power, introdotta inizialmente con il D.L. 15 marzo 2012 n. 21 e successivamente ampliata ed integrata con vari provvedimenti che hanno da ultimo integrato tra i settori rilevanti quello della cyber sicurezza, ha lo scopo di preservare i settori della difesa e della sicurezza nazionale nel caso in cui operazioni straordinarie, come ad esempio acquisizioni di partecipazioni o fusioni, appaiano suscettibili di portare società ritenute strategiche per la difesa e sicurezza nazionale sotto il controllo di soggetti ritenuti a rischio, sia per la supposta (in)capacità di mantenere la regolare attività del soggetto (strategico) oggetto di acquisizione, sia per la possibile sussistenza di legami tra il soggetto acquirente e paesi terzi potenzialmente ostili ovvero organizzazioni terroristiche o criminali", premette il professore.

Occhio alla Bce e a Banca d'Italia

Applicando tali concetti all’operazione Unicredit/Banco Bpm, prosegue, in primo luogo "non è dato comprendere come l’acquirente, Unicredit, possa apparire soggetto acquirente “a rischio”, secondo i concetti che si sono sopra ricordati; in secondo luogo - rimarca - non è dato comprendere come il soggetto da acquisirsi, Banco Bpm, possa considerarsi strategico ai fini degli interessi della difesa e sicurezza nazionale; in terzo luogo - continua ancora - non è dato comprendere come le prescrizioni poste dal governo abbiano attinenza alla sicurezza o alla difesa nazionale". Tali prescrizioni, chiosa, "rappresentano una palese invasione di campo su materie che, nel settore bancario, appaiono già ampiamente presidiate dalle autorità di vigilanza realmente preposte, quali la Banca Centrale Europea e la Banca d’Italia".

La Russia (non) val bene un Golden Power

Anche il richiamo operato dal Governo alla partecipazione bancaria detenuta da Unicredit in Russia, spiega, con le prescrizioni al riguardo, "appare un (maldestro) tentativo di creare un inesistente legame con pretesi aspetti di sicurezza nazionale", dice. Del tutto evidente, spiega, "che il senso della normativa sul Golden Power sia quello di evitare che imprese italiane di interesse strategico nell’ambito della difesa, dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale vengano ad essere acquisite da soggetti potenzialmente ostili o incapaci di mantenere l’efficienza dell’impresa strategica, ma tale rischio non appare certamente configurabile nel semplice possesso, da parte del soggetto potenzialmente acquirente, di una partecipazione in una entità basata in un paese ostile come la Russia, di cui oltretutto Unicredit da tempo sta cercando di disfarsi", afferma.

Tentativo statalista?

Come considerare quindi l’uso della normativa Golden Power nelle circostanze? "Chiaramente, una improvvida, oltreché illegale, invasione di campo della politica, o meglio, di una parte della politica, vista la (giusta) presa di distanza di Forza Italia dalla decisione dei suoi alleati, nel campo dell’economia e della finanza", sottolinea. "Con un tentativo di riaffermare una impronta statalista, di cui il partito dell’attuale premier è stato, in via diretta o ereditaria, sempre fautore, con una adesione dell’ultimo minuto da parte della Lega, che appare come un modo di riaffermare la propria sempre più flebile esistenza politica. Ingerenza, tuttavia, che - conclude - difficilmente reggerà al vaglio di legittimità nel caso della probabile impugnativa avanti al Tar da parte di Unicredit". (di Andrea Persili)

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