Giocate, talento e Spalletti: anche questa Juve è da scudetto. Milan e Inter condannate a vincere

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Il lavoro dell'allenatore bianconero si inizia a vedere, Yildiz sempre più leader. Le due squadre di Milano non hanno scelta

Sebastiano Vernazza

Giornalista

21 dicembre - 00:31 - MILANO

Due settimane fa, domenica 7 dicembre, la Juve perdeva a Napoli e la sconfitta assomigliava a un de profundis, il primo passo verso una discesa agli inferi. Due settimane dopo, forte di tre vittorie consecutive, Champions inclusa, la Juve bussa alle porte del paradiso. Il calcio è scritto sulla sabbia, basta un’onda per cambiare giudizi, critiche e prospettive. Il successo sul Pafos in Europa è stato importante, ma obbligatorio, mancava giusto che la Juve non battesse i ciprioti. Il mini-filotto in campionato - i sei punti nelle ultime due giornate - ha tutto un altro peso specifico, perché la Juve ha sconfitto il Bologna e la Roma, avversari forti, rivali dirette per la corsa al quarto posto, l’obiettivo minimo degli spallettiani. Non giriamo però intorno alla questione vera. 

prospettive juve

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Una Juve quinta, oggi a meno quattro dalla cima, non passa inosservata e suscita la grande domanda: vuoi vedere che in questo campionato incerto, senza un padrone forte, la Signora, quatta quatta e lemme lemme, fa in tempo a iscriversi alla corsa per lo scudetto? È vero che la classifica è “drogata” dalla Supercoppa italiana, nel senso che le attuali prime tre - Inter (33 punti), Milan (32) e Napoli (31) - hanno saltato un giro causa trasferta in Arabia Saudita. Alla capolista, come alle due inseguitrici, vanno assegnati tre punti virtuali in più, nell’attesa dei recuperi reali. Non è detto però che tutte e tre vincano. La Juve in risalita qualche turbamento comincia a innescarlo. Sì, ma perché la Juve, all’improvviso, dovrebbe essere da scudetto, dopo che per settimane è stata criticata, quasi vilipesa? Perché si comincia a vedere qualcosa del lavoro di Luciano Spalletti, per esempio una certa pulizia e velocità nelle uscite dal basso e nelle ripartenze. Oppure una bella ferocia al recupero palla, con pressioni organizzate, non più lasciate al buon cuore e alla volontà dei singoli. E poi la Juve ha in pancia tre giocatori che creano la superiorità, che saltano il famoso uomo. Il primo è Kenan Yildiz, sempre più leader tecnico, tra assoli, sterzate e tiri. A cascata, dribblano terzini , crossano e tirano anche Francisco Conceiçao ed Edon Zhegrova, quest’ultimo al netto dell’errore che ha generato la rete della Roma. In un calcio meccanizzato e impregnato di strategie, tattiche e movimenti preparati sui tablet, i dribblatori naturali sparigliano. Se Spalletti trova un punto di equilibrio tra estri individuali e interessi collettivi, se il meraviglioso Yildiz non eccederà in generosità nella fase di non possesso, è pur sempre un 10, la Juve darà fastidio alle altre lassù.

roma senza gol

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La partita di Torino ha confermato che la Roma ha bisogno di una punta robusta. La coppia Soulé-Dybala non ha inciso, Baldanzi ha segnato il gol della speranza, ma parliamo di un attacco in stile fanteria cinese. Ferguson, il centravanti grande e grosso, subentrato, si è dato da fare, ci ha messo presenza, ma l’irlandese è dato in uscita.

inter e milan

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Il valore della Supercoppa italiana in Arabia Saudita è più economico che tecnico. Questo trofeo non rende indimenticabile la stagione di una grande squadra, al massimo la impreziosisce e al minimo la edulcora, però incide sui bilanci, con i dieci milioni circa di premio ai vincitori e i quasi sette ai finalisti sconfitti. Cifre non irrisorie, per cui stupisce che Inter e Milan non abbiano giocato le semifinali con l’accanimento e l’applicazione dovute. Riad ha estremizzato i limiti della rosa di Massimiliano Allegri, certi acquisti estivi hanno tradito le attese, e ha evidenziato una volta di più l’incapacità dell’Inter di imporre la propria superiorità, con chiarezza di prestazioni e di risultati. Oggi l’Inter sembra un ibrido, pare sospesa tra un passato che non passa del tutto e un futuro che ancora non si è manifestato in pieno. Sia Allegri sia Cristian Chivu sanno che lo scudetto è il grande obiettivo, l’unico in grado di emendare ogni peccato. Da qui a maggio il Milan competerà soltanto in campionato, al Diavolo non restano che 23 partite in 5 mesi. L’Inter rimane in corsa per la Champions e per la Coppa Italia, ma la prima oggi ha le sembianze di un’utopia e la seconda, per le grandi, è un lenitivo migliore della Supercoppa, però sempre di omeopatia calcistica parliamo. Scudetto o scudetto, Milano non ha scelta.

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