L'inchiesta di Report sul caso degli smart glasses di Meta è "destituita di ogni fondamento, frutto o di una scarsa conoscenza della disciplina della materia o, peggio, di mala fede". A sottolinearlo, in una nota, è il Garante per la Privacy, che sottolinea come "nessun rischio, neppure potenziale, di danno erariale" sia "mai stato configurabile nel corso del procedimento" e auspica che "il programma si astenga dal trasmettere, nei termini annunciati, il servizio". L'Autorità si riserva "ogni opportuna valutazione in ordine alle iniziative da assumere nelle sedi competenti".
"In relazione all'anticipazione diffusa nelle scorse ore dalle agenzie di stampa del contenuto della seconda puntata dell'inchiesta che Report sta conducendo sul Garante per la privacy in onda domani sera e in particolare al preteso danno erariale che l'Autorità avrebbe determinato con la sua decisione nel caso Smart Glasses, si ritiene necessario precisare che la ricostruzione proposta è destituita di ogni fondamento, frutto o di una scarsa conoscenza della disciplina della materia o, peggio, di mala fede", si legge nella nota del Garante.
"Nessun rischio, neppure potenziale, di danno erariale è mai stato configurabile nel corso del procedimento - viene sottolineato - nell'ambito del quale il Collegio ha, semplicemente, ritenuto - all'esito di un'articolata discussione di una fattispecie nuova e particolarmente complessa mai affrontata da nessuna altra Autorità di protezione dei dati personali in Europa - di non aderire a una mera proposta sanzionatoria proveniente dagli uffici responsabili dell'istruttoria, non condividendone i presupposti di fatto e diritto".
"La decisione - si legge ancora nella nota - è il risultato dell'ordinaria e naturale dialettica tra gli uffici dell'Autorità e il Collegio del Garante, una dialettica codificata nella disciplina vigente che, appunto, assegna ai primi il compito di condurre l'istruttoria e formulare una proposta di decisione e, al secondo, quello di assumere, sulla base degli atti dell'istruttoria medesima e delle regole del diritto la decisione finale. La non corrispondenza tra proposta e decisione finale è, pertanto, fisiologica e insuscettibile anche in astratto di configurare qualsiasi ipotesi di danno erariale ogni qualvolta il Collegio ritenga di discostarsi da una più severa proposta sanzionatoria degli uffici".
"Il Garante - conclude la nota - auspica che, preso atto di quanto precede e svolti i necessari approfondimenti in diritto, il programma si astenga dal trasmettere, nei termini annunciati, il servizio relativo agli Smart Glasses, riservandosi ogni opportuna valutazione in ordine alle iniziative da assumere nelle sedi competenti".
Guido Scorza (Garante) a Report: 'Nessun conflitto di interessi'
In un lungo video pubblicato sui suoi profili social, il componente del Garante per la Privacy Guido Scorza replica ai dubbi, sollevati da Report - come spiega egli stesso nel filmato e come anticipa oggi un articolo del Fatto Quotidiano - sul possibile conflitto di interessi tra la sua posizione e il ruolo di ex socio nello studio legale E-Lex, da lui fondato nel 2011. Una dozzina di aziende - secondo la ricostruzione del Fatto - pubbliche e private, assistite dallo studio, sarebbero interessate da provvedimenti incardinati davanti all'Autorità.
La questione sollevata da Report, afferma il componente dell'Autorità, "è una vecchissima storia che mi aveva contestato nel 2019, Milena Gabanelli su Dataroom. Ora ci risiamo: bene così, è prevedibile, comprensibile e ragionevole che accada, stampa e televisione devono fare il loro lavoro". Convinto della necessità di "chiarire subito" e "in anticipo" la situazione, pur essendo "certissimo di aver sin qui fatto solo il mio dovere, di non esser mai venuto meno ai miei obblighi di indipendenza", Scorza ricostruisce i "fatti". "Prima di essere eletto al Garante - spiega nel video - ho fatto l'avvocato occupandomi quasi esclusivamente di diritto delle nuove tecnologie, di diritto d'autore e di privacy per 25 anni. E mi piace pensare che proprio per questo sono poi stato eletto nel collegio del Garante. Ho fondato a suo tempo uno studio legale su queste stesse materie: quando sono stato eletto, ho fatto ciò che mi è sembrato giusto e doveroso fare, recedere dall'associazione professionale e alzare un muro cinese tra me e i miei ex soci. Nello studio legale in questione lavora mia moglie, ci lavora da quando l'ho fondato, non si occupa di privacy, non è socia, non partecipa agli utili, il suo compenso non è in alcun modo funzione di quello che guadagna lo studio".
Scorza entra poi nel merito delle questioni sollevate da Report. La prima è che il suo studio sarebbe stato e sia favorito: "nel corso di questi 5 anni e mezzo al Garante su 2600 provvedimenti approvati dal collegio solo 10 hanno riguardato clienti nei quali il mio vecchio studio è stato in qualche modo coinvolto. Io mi sono astenuto, non ho partecipato alla discussione, ogni volta che il coinvolgimento dello studio mi era noto, risultando agli atti. Non mi sono astenuto quando questa circostanza non era evincibile dagli atti. In tutti i casi tuttavia il collegio ha approvato provvedimento correttivi o sanzionatori nei confronti dei clienti del mio vecchio studio e mai ha archiviato; in tutti i casi le decisioni sono state assunte all'unanimità, salva la mia astensione, con la conseguenza che il mio voto, anche quando un voto c'è stato, è stato ininfluente". Dunque "nessuno sconto, nessun favoritismo, nessun trattamento privilegiato".
Rigetta poi le critiche sulla questione dell'opportunità che un professionista del settore si componente di un'Autorità indipendente: "Mentre esistono antidoti e vaccini per evitare che i rischi di conflitto di interesse potenziali diventino reali, non ne esistono contro l'incompetenza e l'inesperienza di chi siede nelle Autorità". Per quanto riguarda poi la questione se sia corretto che un professionista come lui si dedichi a promuovere il diritto alla privacy, "io credo che promuovere il diritto alla protezione dei dati personali sia un compito istituzionale che la disciplina vigente assegna all'Autorità e ai suoi componenti", anzi "il nostro dovere principale, il più importante di tutti". "Queste mi sembrano le risposte essenziali alle contestazioni che, non mi stancherò mai di ripetere, legittimamente mi sono state indirizzate, ma sarò felice di fornirne di ulteriori a chi di ulteriori me ne volesse porre. Un solo limite - avverte Scorza in conclusione -: quello della serietà, della voglia reale di capire senza pregiudizi di chi volesse chiedermi di più in assenza di questi presupposti l'unica risposta possibile da parte mia sarà sempre il silenzio e la prosecuzione a testa alta del mio lavoro".
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