Fratture da stress nel runner: come trattarle e come tornare a correre

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Con Fisiorunning scopriamo gli ultimi trend scientifici di recupero da questa patologia così temuta da chi corre

Dario Domeniconi

22 novembre - 10:19 - MILANO

Negli ultimi due anni sono uscite molteplici ricerche scientifiche sulle fratture da stress dei runner e le varie università hanno puntato molto sugli studi di questa tipologia di lesione del runner. Questa è tra le patologie che maggiormente fermano corsa e allenamenti dell'atleta. La causa è verosimilmente da ricercare nel notevole aumento di persone che si sono avvicinate alla corsa postcovid. Spesso senza accortezze per prevenirne il sovraccarico

cosa sono le fratture da stress

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Le lesioni da stress includono le periostiti, con infiammazione della membrana fibrosa esterna dell'osso, fino alla frattura da stress con rottura completa della corticale ossea. Sono causate da un carico massimale e ripetitivo sull'osso, associate ad un aumento di volume e intensità degli allenamenti. Detto in gergo sovraccarico. Nei runner sono localizzate prettamente sugli arti inferiori; statisticamente di tutte le fratture da stress il 41% avviene sulla tibia, l'11% sul collo femorale, il 9% sui metatarsi e l'8,6% sul perone. 

la localizzazione anatomica

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Le più frequenti e complicate lesioni da stress nel runner colpiscono la tibia. Classico di chi ha iniziato da poco a correre e, soprattutto le fratture, anche del maratoneta che ha aumentato i km di allenamento. Hanno un alto tasso di recidiva. Le fratture si differenziano dalla periostite tibiale per la presenza costante di dolore. 

Le fratture da stress del collo femorale si caratterizzano per dolore all'anca e all'inguine che peggiora con il carico, l'apertura della falcata e in rotazione interna del femore. Le fratture da stress metatarsali colpiscono prevalentemente il 2°e 3° metatarso con gonfiore evidente e dolore alla palpazione. Il perone, nonostante l'elevata incidenza, guarisce velocemente (9 settimane) e con basse recidive. Altre zone anatomiche meno frequentemente colpite dalle fratture da stress sono il bacino, anteriormente e posteriormente. La diafisi femorale, la cui sintomalogia dolorosa è spesso scambiata per un problema muscolare quadricipitale. La rotula, molto rara come il piatto tibiale mediale. 

Il malleolo e il calcagno che presentano sempre una dolorabilità intensa alla palpazione. Nelle ossa del piede, Navicolare, Astragalo, Cuneiforme mediale e nei Sesamoidi dell'alluce 

come le preveniamo e le trattiamo nei runner?

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Abbiamo visto in passato come comportarci con questa tipologia di fratture. Di base è fondamentale l'approccio completo e multifattoriale del problema. In modo che la strategia di prevenzione sia personalizzata sull'atleta e sulle sue caratteristiche, sia fisiologiche che patologiche. Oltre agli approcci già considerati di adattamento graduale ai carichi, crosstraining, riscaldamento ultimamente si punta molto sullo stimolare, soprattutto tra i giovani, allenamenti e sport multidirezionali. La corsa implica un carico unidirezionale, raramente ci sono cambi di direzione

Mentre esercizi di reattività, andature, salti laterali, balzi e sport come il calcio o il tennis implicano un adattamento multiplanare. Stimolando le ossa degli arti inferiori a irrobustirsi a 360°. 

come tornare a correre?

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Prima di tornare a correre sarà fondamentale rispettare cinque punti per evitare ricadute

  1. La risoluzione totale del dolore osseo, anche alla palpazione. 
  2. Camminare senza dolore
  3. L'esame radiologico di controllo negativo
  4. La ripresa della Forza muscolare, naturalmente senza dolore. 
  5. I test funzionali e di carico non alterati

Il ritorno alla corsa si potrà impostare dopo 5 giorni consecutivi che non si avverte dolore nelle attività quotidiane. La ripresa verterà su un programma personalizzato e graduale iniziando con una corsa alternata a cammino aumentandone il carico chilometrico prima di incrementare velocità e intensità. Sempre con attenzione e gestione del sintomo dolorifico. Ricordiamoci che il carico ottimale non lesivo sull'osso non produce sintomo durante e dopo la corsa; ma nemmeno il giorno successivo. 

Una volta ripresa la corsa non dimenticate di inserire esercizi forza, di carico con salti, balzi, andature e propiocettività sia nel riscaldamento che nella routine di rinforzo. Questo per evitare le frequenti recidive.

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