Fine vita di Fido o Micio, si può fare ancora molto per loro

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(di Agnese Ferrara) "Mi dispiace. Non c'è più niente che possiamo fare". Questa la frase che getta nella disperazione chi possiede cani o gatti. Spesso gli animali domestici accompagnano molti anni della nostra vita, i nostri figli ci crescono insieme oppure sono presenze brevi ma intense per periodi condivisi di affetto e divertimento. Quando i veterinari dicono questa frase, significa davvero che non si può fare più nulla? No, il rapporto uomo-animale è al centro di una serie di strategie per per vivere tutti questo periodo così difficile in modo più sereno.
    "Le reazioni dei proprietari di fronte al fatto che la vita del loro animale è al termine sono molte e dobbiamo tenerne conto, - spiega Beatrice Conti, veterinaria all'università di Perugia. - All'azione medica si associa il ruolo 'curativo' del rapporto animale e uomo. Molti proprietari arrivano a negare l'evidenza dei fatti, altri vivono un lutto anticipatorio come meccanismo di difesa. Poi ci sono quelli che si pongono nell'ottica migliore, che fa bene anche al cane o al gatto ed è quella del 'voglio vivere nel modo migliore il momento'. Nella scelta del fine vita si deve onorare questo tipo di relazione, dando dignità all'animale ma anche al proprietario, accogliendo pianti, disperazione e insonnia di chi sta per perdere il proprio amato animale" "Quando i veterinari affermano che non c'è niente da fare, non intendono dire che la speranza sia perduta o che i nostri amati compagni siano ormai al di là di ogni cura. Tutt'altro, - sottolinea la bioeticista dell'università del Colorado Jessica Pierce in una review pubblicata su Psychology Today i giorni scorsi. - Di solito intendono dire che i trattamenti curativi - chirurgia, chemioterapia, interventi aggressivi - non sono più nel migliore interesse dell'animale. Ma questo non significa che smettiamo di preoccuparci, significa che iniziamo a preoccuparcene in modo diverso a casa".
    "Non dare per scontato che l'età sia l'unica spiegazione se il tuo gatto o il tuo cane sono molto anziani. In base al disagio si possono usare medicamenti ad hoc e perfino alcuni massaggi. Cambiamenti di postura, riluttanza a saltare, leccamento di una zona specifica, tendenza a nascondersi o persino cambiamenti di personalità sono segnali utili. Più osservi e riferisci, meglio il veterinario potrà aiutarti" precisa Pierce.
    I pets possono vivere anche sofferenze emotive, non solo fisiche, come ansia, noia, isolamento, frustrazione e confusione correlate con uno stato di salute compromesso. "Un cane che non riesce più a camminare, magari cieco, può provare frustrazione per la perdita di indipendenza. Un gatto che non riesce a saltare sul suo trespolo preferito può sentirsi ansioso e disorientato". Che fare? Armarsi di creatività per offrire loro esperienze significative, ad esempio usare un passeggino o un carrello per portarli a spasso comunque per fargli apprezzare l'ambiente, gli odori, il cinguettio degli uccelli. Inoltre stimolando l'olfatto, ad esempio con giocattoli profumati, erbe aromatiche o tempo all'aperto, il tatto spazzolandolo o massaggiandolo, l'udito con la musica o il suono della propria voce e il gusto con premi speciali o consistenze inedite. Anche una coperta morbida, appena tiepida, può offrire conforto. Utile anche adattare la propria casa e il proprio stile di vita al periodo così delicato per aumentare il comfort e la qualità della vita dei propri pets: rampe al posto delle scale, tappetini antiscivolo, ciotole rialzate o cucce comode in zone più tranquille. Non isolarli, passeggiate più brevi e lente, più tempo per le coccole e giochi a misura. "Più di ogni altra cosa, il tuo animale domestico ha bisogno di te . Del tuo amore, della tua attenzione , della tua voce calma e della tua presenza gentile. Non è il momento di tirarsi indietro. È il momento di avvicinarsi, - conclude Pierce. - Gli animali anziani o al termine di una malattia sono impegnativi ma sono sempre gli stessi compagni fedeli che ci sono stati accanto per anni".
    "Senza arrivare all'accanimento terapeutico che non è accettabile eticamente, si valuta caso per caso e qui si aprono un mondo di strade perché ogni situazione è diversa, - precisa Conti. - L'animale deve continuare le sue routine, in modalità adattabile al momento. E' l'alleanza veterinario-proprietario e animale che farà la differenza".
   

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