Motta, senza Vlahovic, al centro dell'attacco userà lo statunitense. E per Fonseca i precedenti stagionali non sono confortanti
Francesco Albanesi
23 novembre - 09:19 - MILANO
La vita per i difensori è un libro aperto di movimenti, letture, marcature, scelte. Il calcio, in questo, è paradossale. Può essere più “facile” marcare un Lautaro o Lukaku e avere grossi problemi con un Bonny di turno. Giocatori che svuotano spazi e lasciano il loro riferimento offensivo per le incursioni dei compagni. Thiago Motta lo sa. L’anno scorso sui movimenti a uscire di Zirkzee ci ha costruito un’impresa, portando a segno ben 16 giocatori diversi del Bologna. E sa anche che il Milan ha una difesa che, se portata a spasso, spesso perde ogni tipo di equilibrio e riferimento. Parma, Lazio e Liverpool sono tre esempi recenti che rendono più concreta l’idea.
errori precedenti
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Ci immaginiamo l’ufficio di Fonseca pieno di dossier dal titolo “Come difendere contro i falsi 9”. Sabato il Milan affronterà per la prima volta in stagione una Juventus senza il suo centravanti canonico, Dusan Vlahovic. E in settimana Motta ha provato Weah, che in partitella ha già dato subito segnali positivi segnando una doppietta. Sarà uno tra lui, salvo sorprese dell'ultim'ora, il falso 9 che a San Siro giocherà con la maglia bianconera da titolare, a meno di clamorose sorprese. Compito del Milan, non solo della difesa, attutire i movimenti con un blocco squadra corto e compatto. Fonseca avrà imparato dagli errori precedenti. A Parma è stata una disfatta non solo nel risultato, ma anche nel modo di difendere contro un falso 9. L’azione del vantaggio gialloblù nasce dall’abbassamento fino a centrocampo di Bonny volto a portare fuori posizione Tomori, con il Parma che poi si è disteso velocemente da sinistra a destra trovando la rete con Man. In quel caso sono mancate le preventive dei centrocampisti e i due centrali erano stati attirati troppo fuori dalla loro area.
da parma a roma
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Sempre a Parma il Milan ha sofferto anche il trequartista: Sohm si muoveva ad elastico ogni volta che Bonny si abbassava per creargli spazio di inserimento. Pavlovic e Tomori erano sempre fuori tempo e poco cattivi nel giocare d’anticipo. Tattica che può ripetersi anche sabato con Weah a venire incontro o defilarsi sull’esterno per permettere a Yildiz di accentrarsi o Koopmeiners di entrare. Un caso analogo è capitato anche a Roma con la Lazio, dove Castellanos duettava agilmente con Dia. Dopo neanche due minuti Pavlovic aveva salvato sulla linea un tiro di Dia nato da una combinazione con Castellanos che era andato in zona palla per attirare fuori Tomori e prendergli il tempo una volta ricevuto il passaggio di ritorno da Dia. Oppure, quando lo spagnolo si allargava, il senegalese diventava il centravanti: il secondo gol biancoceleste è la fotografia.
il caso liverpool
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Terzo caso contro il Liverpool in Champions League. Il Milan, dopo il vantaggio iniziale di Pulisic, è stato tritato dagli interscambi di posizione continui tra Diogo Jota (falso 9) e chi gli girava alle spalle. Quando il portoghese veniva incontro, si buttavano dentro a memoria Gakpo e Szoboszlai, mai seguiti dai due mediani rossoneri, in quel caso Loftus-Cheek e Fofana. A quel punto si creava una superiorità numerica netta dei giocatori del Liverpool, che hanno avuto il merito nel ribaltarla. Anche in questo caso Szoboszlai, da “spalla” del falso 9, ha messo lo zampino nel 3-1, nato da una ripartenza veloce. In pieno stile Ferguson quando giocava con Zirkzee, arrivando da dietro e facendo tap-in. Fonseca dopo Cagliari ha ribadito il concetto: “Manca aggressività”. Per stanare i falsi attaccanti servirà sicuramente, così come le giuste misure di tempi e uscita sull’uomo per evitare ripartenze e lasciare voragini. Con una buona mano anche dei centrocampisti.