Elly Schlein vola in Olanda e attacca Meloni sui diritti

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Le bandiere rosse e verdi davanti al centro congressi di Nieuwegein, nella cintura urbana di Utrecht, segnano l'orizzonte del patto olandese tra laburisti e verdi che ambisce a fermare l'ultradestra di Geert Wilders. 'Avanti insieme!', recita lo slogan del fronte progressista osservato con attenzione da Elly Schlein. Lontana dalla piazza di Roma contro il riarmo, la segretaria del Pd sceglie di volare nei Paesi Bassi per sostenere l'amico Frans Timmermans - incoronato ancora una volta leader del centrosinistra in vista della elezioni del 29 ottobre -, rilanciare un asse socialdemocratico capace di tenere insieme "giustizia sociale e climatica" senza lasciare "l'internazionalismo nelle mani dell'ultradestra", e giocare la sua partita a tutto campo contro Giorgia Meloni.

Bastano pochi minuti sul palco dell'assemblea, accanto all'ex premier e icona progressista neozelandese Jacinda Ardern, alla voce di spicco dell'opposizione serba Tamara Tripic e all'ex eurodeputata socialista Kati Piri, per il primo affondo riservato alla presidente del Consiglio. "E' inutile avere una premier donna se non lotta per migliorare la vita di tutte le altre donne", attacca Schlein davanti alla platea, denunciando i "tagli ai fondi all'istruzione" e il mancato sostegno alle "politiche occupazionali" nonché "al diritto all'aborto" del governo italiano. Poi l'offensiva si amplia, tra una stoccata contro la proposta di salario minimo "bloccata" a dispetto dei "4,5 milioni di lavoratori poveri in Italia" e la critica all'assenza di una politica energetica capace intervenire "sui profitti straordinari" delle big del settore tutelando invece famiglie e imprese dalle "bollette più alte d'Europa".

Nel solco di Timmermans - ancora in prima linea a difesa del suo Green deal (che "serve anche oggi" - dice - nonostante i tentativi di revisione della Commissione di Ursula von der Leyen) - Schlein rilancia poi l'ambizione di un fronte progressista capace di unire l'Europa e rimettere al centro "diritti, clima, casa, scuola e lavoro dignitoso". A partire proprio dalle urne olandesi, dopo "i due anni di caos" lasciati in eredità dall'ultradestra.

Sul conflitto in Medio Oriente, però, la segretaria dem sceglie di non esporsi. A infiammare il congresso ci pensa il dibattito interno, portando in superficie le tensioni latenti tra laburisti e verdi. Alla fine, i delegati tracciano comunque una linea netta per il sì - a larga maggioranza - all'embargo sulle forniture militari a Israele, compresi i componenti dell'Iron Dome. Ma fuori dal centro congressi, a quattro mesi dalle elezioni, la destra non resta a guardare. La risposta arriva, provocatoria come di consueto su X, da Wilders: "Timmermans non diventerà mai primo ministro. I Paesi Bassi liberi dall'odio verso gli ebrei". 

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